Professionisti sanitari provenienti dal Brasile e dalla Repubblica Dominicana in aiuto delle case di riposo veronesi, vista la carenza cronica di operatori. Entro la fine di marzo quattro istituti potranno contare su 25 infermieri stranieri. Situazione grave che si trascina da troppo tempo
, spiegano gli enti all’unisono.
In Veneto, l’incessante richiesta di infermieri dall’estero
La carenza di operatori sanitari è un’emergenza a cui le aziende ospedaliere e le Asl cercano di rispondere in ogni modo: dalla richiesta di infermieri dall’estero alle stabilizzazioni dei precari Covid. Tutto questo, va precisato, avviene in quello che è stato dichiarato l’anno delle grandi dimissioni, da cui i professionisti sanitari non sono esclusi. Ed è proprio l’incessante richiesta di operatori stranieri uno dei temi che sta facendo più dividere, anche considerando la presa di posizione del Nursing Up, particolarmente duro nei confronti dell’iniziativa promossa dal Consorzio Solco Ravenna, che ha annunciato – con toni trionfalistici che stentiamo sinceramente a condividere
, le parole del sindacato – l’assunzione di 36 infermieri di nazionalità tunisina e albanese. Lo stesso presidente nazionale del Nursing Up, Antonio De Palma, pur premettendo di non avere nulla contro i colleghi stranieri, ha espresso tutta la sua preoccupazione:
Lasciamo scappare i nostri professionisti migliori e pensiamo di tappare la falla assumendo colleghi stranieri. Qualcosa non torna.
Ciò detto, incalzano le nuove iniezioni di forza lavoro nelle case di riposo del centro-nord Italia. Così, mentre Apromea (Associazione provinciale mantovana degli enti assistenziali), in Lombardia investe su infermieri provenienti dal Perù e l’Israa di Treviso punta su professionisti provenienti da Argentina, Brasile, Tunisia, Albania e Moldavia, sempre nel veronese più di una casa di riposo – le fondazioni “Giovanni Meritani”, “Villa Serena”, “Pia Opera Ciccarelli” di San Giovanni Lupatoto e l’Istituto Assistenza Anziani di Verona – ha deciso di correre ai ripari mirando al di là dell’oceano Atlantico. Così, all’interno dei quattro istituti citati, entro il mese arriveranno 25 infermieri provenienti dagli ospedali e dalle cliniche della Repubblica Dominicana e del Brasile. Ciascun ente ha individuato gli alloggi per i nuovi collaboratori e comparteciperà per alcuni mesi alle spese di affitto.
Le procedure di inserimento degli infermieri stranieri
Così Andrea Pizzocaro, direttore della “Meritani”, al quotidiano online L’Arena: Allo stato attuale sono in forza alla Fondazione cinque infermieri, di cui due in distacco dall’Ulss 9 fino ad aprile. Lo standard minimo regionale prevede una dotazione minima di cinque professionisti. Tuttavia, per servizi del genere è impensabile attenersi agli organici minimi stabiliti dalle normative. Una struttura come questa deve averne almeno sette
. Quindi, spiega che per tutti i 25 nuovi infermieri dall’estero è previsto un primo contratto fino al 31 dicembre prossimo. In seguito, assieme agli assunti, verrà considerato l’eventuale prolungamento del rapporto. E ancora: Dopo la prima selezione sono stati organizzati corsi di italiano nel paese di origine dei candidati, che proseguiranno nelle nostre sedi. È previsto poi un periodo di affiancamento ad infermieri italiani durante i servizi
, fa presente.
Ognuno dei quattro enti coinvolti ha avviato una collaborazione con una società specializzata nel reclutamento di personale sanitario all’estero. La mobilità degli infermieri è una realtà. L’intento? Consolidare mirate procedure di inserimenti di infermieri stranieri per poi ampliare l’iniziativa a tutti gli altri istituti. Nella speranza che tale esperienza risulti vincente, consentendo di adeguare il numero totale di operatori attivi presso le strutture per anziani della provincia. Al contempo, conclude Pizzocaro, anche la situazione degli Oss presenta molte criticità: ragione per cui le associazioni Uneba e Uripa sono impegnate con la Regione Veneto per apportare una sostanziale modifica alle modalità di realizzazione dei percorsi formativi
.
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