Nurse24.it
chiedi informazioni

sindacato

Sardegna, infermieri allo stremo scendono in piazza

di Redazione

È drammatico il quadro della sanità sarda presentato in Commissione Salute del Consiglio regionale dai professionisti sanitari che descrivono ospedali sold out con un’occupazione al 120%, un deficit di 800 posti letto, una carenza di 1900 medici e la presenza di circa 4 infermieri ogni mille pazienti quando invece, secondo il numero ideale indicato da Ocse per garantire un'assistenza adeguata, ne servirebbero più del doppio. Tutti i parametri segnalano che in Sardegna c'è una grave e diffusa carenza di personale, una mancata programmazione e un importante sottofinanziamento del sistema sanitario.

L'allarme dei sindacati: urge piano straordinario di assunzioni

infermieri stremati ospedale

In Sardegna c'è una significativa carenza di personale, mancata programmazione e il sistema sanitario regionale è drammaticamente sottofinanziato.

Gli operatori sanitari avvertono di essere allo stremo per condizioni di lavoro diventate insostenibili e si dicono pronti a scendere in piazza. Spesso sono costretti a dimettersi e a cercare lavoro fuori dalla Sardegna, denuncia la Cgil che, congiuntamente ad altre organizzazioni sindacali, ritiene necessario intervenire urgentemente trovando nuove risorse per finanziare il sistema sanitario, procedere a nuove assunzioni con un piano straordinario e dare un nuovo appeal alle professioni sanitarie per convincere i giovani ad intraprendere questa carriera.

Di fronte a questa situazione, ogni giorno più critica, sta montando la protesta dei sindacati che, quasi all'unisono, esprimono altresì un giudizio negativo sul Disegno di legge n. 40 che, presentato in Giunta il 2 settembre 2024 su proposta dell'assessore alla sanità Bartolazzi, prevede di adeguare l'assetto organizzativo ed istituzionale del Sistema sanitario regionale.

Si tratta sostanzialmente di una riforma con carattere d’urgenza che si renderebbe necessaria, secondo le motivazioni date, per le evidenti incapacità manageriali, organizzative e gestionali delle Aziende sanitarie sarde di garantire i livelli essenziali di assistenza, di tenere attivi i servizi di cure primarie, come i Medici di Medicina Generale, nonché di far funzionare i Pronto soccorso e i reparti essenziali per il funzionamento degli ospedali, all'interno di un sistema caratterizzato da una frammentazione tale da non garantire omogeneità ed equità nell'assistenza sanitaria.

I sindacati ritengono che non serva una nuova riforma per risolvere le criticità che affliggono la sanità dell'isola. È necessario piuttosto far funzionare quello che già esiste – concordano -. Serve un cambio di passo, ribadisce la Fp Cgil chiedendo alle forze politiche bipartisan della Giunta di salvare il sistema sanitario regionale cercando nuovi accordi sulle entrate da proporre al Governo nazionale.

Che serva un'inversione di rotta è quanto sostengono anche Fials e Confsal che tuttavia esprimono un parere favorevole sulla riforma ed invitano la regione a procedere al commissariamento dei direttori generali delle Asl, ritenuti responsabili della situazione che si è creata. Chi ha lavorato male vada a casa, ammoniscono.

Ci stanno propinando l'ennesima riforma che riteniamo comunque inadeguata ed insufficiente, commenta il segretario provinciale Nursing Up, Diego Murracino, annunciando per il prossimo 28 febbraio uno sciopero che coinvolgerà tutto il personale delle aziende sanitarie della Sardegna. Non accettiamo che il potenziamento dei servizi territoriali si basi sullo spostamento del personale già esiguo dagli ospedali centrali, sottolinea commentando le disposizioni relative al personale nella proposta avanzata per migliorare l'assistenza sul territorio.

Il Dl 40 sarebbe la terza riforma in sette anni, ciò sarebbe devastante per il sistema sanitario sardo - fa sapere la Uil Fpl in una nota -. Sarebbero invece auspicabili interventi ed investimenti mirati sul sistema così da ripianare le attuali disfunzioni, precisa evidenziando come invece persistano errori di gestione e di valutazione anche nella proposta dello sviluppo territoriale da realizzare attraverso le case della salute e gli ospedali di comunità.

Bisognerebbe individuare preventivamente le risorse necessarie per non ritrovarsi poi con delle scatole vuote. Sarebbe un grave errore pensare di dover far funzionare queste strutture con il personale attualmente in dotazione alle Aziende, evidenzia il sindacato segnalando come si continui ad avere organici composti da personale a tempo determinato, anche con contratti prossimi alla scadenza, e a scorrere le graduatorie con estrema lentezza, nonostante ci sia ovunque bisogno di colmare i vuoti.

La Regione Sardegna ha intanto istituito una task force all'interno dell'assessorato alla Sanità che supporterà le attività del Ruas, il Responsabile Unico regionale dell'Assistenza Sanitaria. L'incarico è stato conferito al professor Luigi Minerba che avrà il compito di ridurre le liste di attese, monitorando altresì i tempi e le richieste di interventi di controllo, di dare indicazioni alle aziende sanitarie e di raccogliere dati utili ad elaborare dei report.

Scopri i master in convenzione

Commento (0)