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Milano, San Raffaele in stato di agitazione

di Redazione Roma

La mancanza di 51 infermieri come pure di altre figure, per dare respiro agli operatori impegnati in prima linea da due anni. Sono le premesse per questo stato di agitazione, spiega Mimma Sternativo, segretario provinciale Fials Milano. Che lamenta nel San Raffaele l’assenza di una visione prospettica. La carenza di infermieri, ad ogni modo, rimane un problema nazionale: dal Friuli alla Toscana al Lazio, come più volte rimarcato dai sindacati di categoria.

La fuga dei professionisti sanitari verso il settore pubblico

Mimma Sternativo, segretario provinciale Fials Milano

L’assenza di una visione prospettica, da cui la fuga degli operatori verso il settore pubblico. È quanto, in sintesi, lamenta Fials Milano nei confronti dell’ospedale San Raffaele. Quindi il sindacato, attraverso una nota, entra nel dettaglio di quelle che sono le premesse per lo stato di agitazione. Si legge che all’interno della struttura mancano 51 infermieri come pure tanti altri professionisti. Temiamo che si torni a 10 anni fa, ma il fallimento del San Raffaele è uno dei momenti che nessuno vuole rivivere. Ragioni che vanno di pari passo con la fatica profusa dai lavoratori del San Raffaele durante l’intera pandemia. Operatori che sono esausti, al pari di tutti i lavoratori che svolgono ruoli chiave nel contrasto al Covid, ma in più – si legge ancora – non ottengono risposte da chi dovrebbe fornirle loro. C’è stato anche un cambio di Direzione che è lecito ma che apre una stagione di ulteriore incertezza e dubbi per troppi dipendenti. Sul tema Fials Milano si è più volte espresso con forza.

In questo momento al San Raffaele non c’è una visione prospettica, di qui la fuga del personale verso il settore pubblico

È di pochi giorni fa la notizia del placet unanime alla mozione bipartisan in Consiglio regionale della Lombardia affinché la Giunta intervenga, presso la Conferenza Stato-Regioni, definendo un concreto piano di assunzioni e adeguando gli stipendi del personale infermieristico e delle professioni sanitarie a quelli europei. Facendo propria, prima di tutto, una visione che non guarda solo alla stringente attualità. In questo senso, il segretario provinciale Fials Milano area metropolitana, Mimma Sternativo, precisa: In questo momento al San Raffaele non c’è una visione prospettica, di qui la fuga del personale verso il Pubblico. Si tratta di un’emorragia che altre aziende private – convenzionate e no – sono state in grado di bloccare concedendo degli incentivi, il San Raffaele non sta adottando questa politica. Comprendendo l’esigenza di “tirare la cinghia” a causa del grosso debito conseguente la pandemia, un debito dovuto anche a un ristoro da parte di Regione Lombardia troppo contenuto rispetto ai servizi offerti durante l’emergenza, Fials non si schiera contro la Direzione ma esige risposte per i lavoratori.

Chiediamo di intervenire a tutela dei lavoratori, quindi anche a garanzia dell’azienda. Il più ampio discorso sugli equilibri da mantenere tra pubblico e privato non è il dibattito di oggi

Non è un caso che venga utilizzato il termine emorragia, dunque una vera e propria fuga di operatori che riguarda anche altre regioni: dalla Toscana – dove Uil Fpl si è rivolta alla dirigenza dell’Usl Toscana nord ovest – al Friuli, dove a lanciare il grido d’allarme sono i dirigenti sanitari Cisl Fp dell’Asufc, passando per il Lazio, con la denuncia del segretario territoriale del Nursind, Stefano Barone. Le richieste nei confronti delle Regioni sono unanimi, così come quella formulata da Sternativo al governatore della Lombardia, Attilio Fontana. Chiediamo di intervenire a tutela dei lavoratori, quindi anche a garanzia dell’azienda. Il più ampio discorso sugli equilibri da mantenere tra pubblico e privato non è il dibattito di oggi. La Regione ha anzi nel tempo incentivato la sanità privata e in tal senso, oggi che una struttura convenzionata rappresenta la sostenibilità di molte famiglie ha l’obbligo di una minima coerenza, quindi di una pronta risposta. Parole rafforzate da quelle pronunciate dal segretario aziendale Fials, Pasquale Magro: Alla riduzione della retribuzione determinata dal subentro del Gruppo San Donato, sono seguiti tre anni in cui il personale non ha ricevuto alcun incentivo. Esiste poi un problema di organico: le nuove assunzioni oltre a non coprire il fabbisogno di forza lavoro, spesso non sostituisce le competenze che abbiamo perso, rendendo arduo il funzionamento di reparti ad alta specializzazione e terapie intensive.

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