In riferimento al 17esimo report CREA, il presidente nazionale del Nursing Up è preoccupato per la carenza di operatori, rimarcando che 230-350mila unità sarà il fabbisogno di infermieri nei prossimi anni, rispetto alle necessità della popolazione italiana. E, considerate le difficoltà legate alla professione, si interroga: Quanti saranno i giovani che sceglieranno di diventare infermieri?
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Nursing Up: carenza infermieri, una piaga difficile da debellare
C’è un domani per la sanità italiana senza infermieri? Certo che no, e qualora ci fosse bisogno di dimostrarlo ulteriormente ecco, come esempio recente, l’esito del 17esimo report del CREA (Centro per la Ricerca Economica Applicata alla sanità): in Italia mancano da 230 a 350mila infermieri. A più ampio raggio, il rapporto fa emergere il desolante quadro della carenza di professioni sanitari, che appare una piaga sempre più difficile da debellare. Il futuro della sanità nazionale appare decisamente a tinte fosche, pieno di ombre e scarso di luci, osservando con occhio clinico – come da sempre fa il nostro sindacato – ai nuovi dati
. È il commento del presidente nazionale del Nursing Up, Antonio De Palma, che quindi snocciola, tutt’altro che di pancia, una serie di numeri allarmanti. Come già precisato dalla Fnopi, si parte da circa 63mila infermieri mancanti all’appello già da oltre un anno, che toccano quota 80-85mila, sempre secondo le nostre indagini, fino ad arrivare al fatidico “buco” di 100mila unità nel momento in cui ondate pandemiche, come quelle che stiamo affrontando, mettono a dura prova la fragile realtà ospedaliera
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Le varie problematiche che affliggono la categoria infermieristica
E ancora, viene ricordato come i dati Ocse 2021 rapporto Health at a Glance 2021 parlino chiaro: la media degli infermieri rispetto ad ogni cittadino, di 6.2 ogni mille abitanti, seppur leggermente migliorata rispetto ai 5.5 del 2018, fa emergere che l’Italia è agli ultimi posti in assoluto, in Europa, per mancanza di personale, mentre sfiora quasi il podio europeo per presenza di medici. Una disparità inspiegabile, ma soprattutto pericolosa, alla luce di ben altre problematiche che si aggiungono ad una situazione che ha già superato la soglia dell’emergenza, e che merita oggi, doverosamente, di essere posta all’attenzione dell’opinione pubblica, anche rispetto a un pericoloso “immobilismo”, da parte chi dovrebbe porre rimedio, costruendo piani strategici e concreti
. Ed eccole, le altre problematiche che affliggono la categoria: dalle violenze perpetrate nelle corsie ai danni degli operatori (l’ultimo caso, in ordine di tempo, si è verificato al Vecchio Pellegrini di Napoli) alla valorizzazione della categoria (con gli stipendi tra i più bassi del vecchio continente), dalla fuga delle giovani eccellenze verso paesi pronti ad accoglierli con allettanti prospettive economiche e di carriera alle dimissioni volontarie di professionisti che, soltanto nel primo semestre del 2021, hanno superato quota duemila unità. Infine, gli infermieri alle prese con l’incredibile (in ottica negativa) fenomeno del demansionamento.
Stiamo parlando di una professione che, già da tempo, avrebbe dovuto essere riconosciuta come usurante – e lo stesso Nursing Up si è appellato al ministro del Lavoro, Andrea Orlando, affinché l’attività infermieristica venga riconosciuta nell’elenco delle mansioni usuranti (mentre allo stato attuale viene “unicamente” inquadrata come gravosa). Le nostre indagini rispecchiano in maniera speculare i dati che emergono dal Rapporto Crea Sanità – conclude De Palma – motivo per cui non deve risultare bizzarro che, con una popolazione destinata inevitabilmente a invecchiare, in un paese con una natalità bassissima, si arriverà a breve alla necessità, partendo dalla carenza già denunciata, di avere almeno 230-350 mila infermieri in più, da una parte per coprire la falla, dall’altra per andare incontro al fabbisogno di soggetti potenzialmente sempre più fragili
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