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Lombardia: con assistente infermiere balzo indietro di 50 anni

di Redazione

La creazione di una nuova figura, denominata assistente infermiere, approvata il 3 ottobre in Conferenza Stato-Regioni, ripropone un modello sorpassato che vorrebbe ripristinare il vecchio infermiere generico, che non può e non deve rappresentare la risposta al problema della carenza infermieristica. Così il Nursing Up Lombardia esprime in un comunicato stampa la propria contrarietà all'iniziativa sostenendo che questa figura non solo non potrà mai colmare la grave carenza di infermieri ma rappresenta anche un ulteriore attacco al SSN, la cui tenuta è sempre più a rischio a causa di continui scarsi finanziamenti e del persistere della crisi di personale. L'inserimento di una figura ibrida, povera di formazione e con poche competenze, ci riporta indietro di 50 anni.

Nursing Up Lombardia: stop all'assistente infermiere per il bene del SSN

assistente infermiere

In un comunicato stampa Nursing Up esprime la propria contrarietà all'istituzione della figura dell'assistente infermiere.

La salvaguardia della sanità pubblica è una vera e propria emergenza che non può essere risolta attraverso invenzioni di nuove figure parasanitarie ma con interventi economici mirati a rafforzare la Sanità da un punto di vista strutturale, a valorizzare i professionisti esistenti, a revisionare i modelli organizzativi, ad aumentare le retribuzioni e ad incentivare i giovani ad iscriversi ai corsi di laurea in infermieristica, ribadiscono il segretario regionale del sindacato lombardo, Monica Trombetta, e quello provinciale, Mauro D'Ambrosio.

Basta chiacchiere - continuano appellandosi alle istituzioni -. Fate presto, che la professione infermieristica continua a perdere appeal, anche verso i giovani che devono scegliere il proprio futuro universitario, perché di questo passo l'Italia rischia di essere un Paese senza infermieri, sottolineano ricordando che non ci sono altre soluzioni per risolvere questo drammatico problema.

Bisogna investire sui nostri professionisti sanitari perché è attraverso le loro mani che si realizzano le risposte ai bisogni della popolazione, sollecitano rivolgendosi anche ai cittadini che rischiano, senza infermieri, di non essere adeguatamente assistiti se è questo il futuro che si prospetta per l'infermieristica italiana.

Nel comunicato si spiega che la sanità italiana ha bisogno di un numero maggiore di infermieri, sostanzialmente per tre ragioni. Per rendere gestibili i carichi di lavoro, per ridurre stress e frustrazione, per far evolvere progressivamente i setting di cure e assistenza delle strutture sanitarie.

Nursing Up ritiene che l'introduzione di una figura come l'assistente infermiere, a fronte di un costo minore sul sistema, non potrà mai comunque garantire le stesse competenze di un professionista ed andrà pertanto a ridurre la qualità dell'assistenza.

Non possiamo quindi che bocciare i provvedimenti attuati dalle Regioni, ovvero la Revisione del profilo dell'Operatore Sociosanitario e la nascita della nuova figura dell'assistente infermiere, incalzano Trombetta e D'Ambrosio secondo i quali la crisi che oggi investe gli infermieri interesserà presto anche altri professionisti sanitari come le ostetriche e i tecnici.

Questi provvedimenti potrebbero avere un certo vantaggio soltanto se la politica agirà su altri fronti, ovvero creando le premesse organizzative per un differente e più qualificante impiego delle professionalità sanitarie, soprattutto quelle di infermieri e ostetriche, spiegano riferendosi ad interventi mirati come la revisione dei modelli organizzativi e delle dotazioni organiche, l'implemento delle competenze specialistiche e, non da ultimo, l'auspicabile aumento delle retribuzioni.

Per rendere attrattiva la professione infermieristica per i giovani dobbiamo innanzitutto farla tornare attrattiva per chi già la esercita, sottolineano portando ad esempio la scomparsa dell'indennità di confine, tanto annunciata, che era stata prevista nella legge di bilancio per alcune province della Lombardia (Como, Varese, Sondrio, Lecco) che subiscono la concorrenza economica della Svizzera.

Intanto la crisi di personale sanitario, spiegano nella nota, continua ed è senza precedenti. Come evidenziano anche i dati del settimo rapporto della Fondazione Gimbe, tra il 2019 e il 2022 il SSN ha perso, oltre a 11 mila medici, anche 23mila infermieri in fuga da turni massacranti, burnout, basse retribuzioni, prospettive di carriera limitate ed episodi di violenza in allarmante aumento.

Inoltre, l'Italia risulta terzultima per numero di laureati in Infermieristica, peggio soltanto Lussemburgo e Colombia. Infine, a differenza della media Ocse di 9,8 infermieri ogni mille abitanti, l'Italia ne ha soltanto 6,5.

Non si tratta di difendere gli interessi di categoria ma di preservare la funzionalità del SSN posta costantemente in un equilibrio precario, con i professionisti sanitari sempre più in difficoltà ad erogare quelle prestazioni di qualità che le Aziende Sanitarie sono tenute a fornire a tutti i cittadini, concludono.

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