Burnout
Medici e infermieri a stretto contatto con pazienti COVID-19 sono ad alto rischio di sviluppare sintomi come ansia, depressione, insonnia e stress. A dirlo è lo studio “Factors associated with mental health outcomes among health care workers exposed to Coronavirus disease 2019” pubblicato sulla rivista JAMA. Lo studio, condotto per mezzo di un’indagine anonima tra gennaio e febbraio 2020, ha coinvolto 1257 sanitari: il 39% dei partecipanti erano medici, il 61% infermieri di 34 ospedali cinesi. Il 60% lavorava a Wuhan, il 21% nella provincia di Hubei (fuori Wuhan), il 19% fuori dalla provincia di Hubei. Il 77% erano donne.
Covid-19, fattori di rischio per depressione e ansia dei sanitari
La metà dei partecipanti ha sviluppato sintomi depressivi, il 45% ansia, il 34% insonnia e il 71,5% stress.
Le infermiere che lavoravano in prima linea a Wuhan hanno riportato tutti questi sintomi in modo più severo rispetto ai medici, uomini, che lavoravano in seconda linea e fuori Wuhan o dalla provincia di Hubei.
La risposta psicologica di tutti gli operatori ad una pandemia è molto complessa e può essere influenzata da moltissimi fattori che possono contribuire ad alimentare la propria vulnerabilità, quali preoccupazioni per la propria salute, per quella dei familiari, per la diffusione incontrollata del virus, per l’isolamento obbligato e per i continui cambiamenti che stanno avvenendo nei luoghi di lavoro.
Gli ospedali stessi, vedi i nostri italiani, si sono trasformati in nuove realtà di accoglienza, con reparti smembrati e riconvertiti a bassa, media ed alta intensità COVID.
Già studi precedenti effettuati sulla SARS del 2003 avevano mostrato come i sanitari avessero paura del contagio, di infettare i propri familiari, amici e colleghi, dell’incertezza della situazione e di essere in qualche modo stigmatizzati dagli altri.
Gli stessi operatori avevano riportato elevati livelli di stress, ansia e depressione. Questi sono gli stessi problemi che stanno affrontando e che affliggono ora i nostri operatori sul campo, nelle corsie e sul territorio.
Già a partire da febbraio in Cina sono stati resi disponibili servizi psicologici, anche telematici, ad oggi mancano però interventi evidence based che possano supportare efficacemente gli operatori in prima linea.
Batta70
1 commenti
meglio tardi che mai
#1
ce ne siamo accorti adesso? 30 anni di lavoro e nessun supporto psicologico. non è che prima fossero rose e fiori...