La situazione di emergenza sanitaria da Covid-19 si riflette anche sul versante dei rifiuti, per i quali sono state redatte apposite linee guida dalle autorità sanitarie ed ambientali. Lo stesso ISS (Istituto Superiore di Sanità), con il documento del 3/3/2020 (aggiornato il 14 ed il 31 marzo), distingue tra rifiuti urbani prodotti da soggetti positivi al tampone e rifiuti urbani prodotti dalla popolazione in generale.
Smaltimento dei rifiuti speciali in era Covid-19
In ambulatorio il personale è tenuto a differenziare correttamente i rifiuti, facendo distinzione tra i rifiuti assimilabili agli urbani, rifiuti urbani e rifiuti speciali a rischio infettivo
La gestione dei rifiuti speciali in periodo di pandemia Covid-19 merita un approfondimento specifico. Nel poliambulatorio che coordino, la gestione dei rifiuti speciali è di responsabilità del coordinatore delle professioni sanitarie , non tanto in termini di smaltimento dei rifiuti prodotti o di preparazione dei contenitori, ma di supervisione e monitoraggio.
Il coordinatore, inoltre, ha il compito di conservare e compilare correttamente la documentazione relativa. È il coordinatore infatti che gestisce, mensilmente, il registro di carico e scarico dei rifiuti speciali, quando la ditta specializzata ed autorizzata si reca in struttura per lo stoccaggio e il trasporto del materiale potenzialmente infetto.
Il modello unico di dichiarazione (MUD ) viene eseguito dal coordinatore delle professioni sanitarie ed è la comunicazione che enti ed imprese presentano ogni anno, indicando quanti e quali rifiuti vengono prodotti e/o gestiti durante l’anno procedente. Ad esempio, nel 2018 - che è l’anno più recente per cui sono disponibili dati bonificati da fonte MUD 2019 - la produzione nazionale di rifiuti sanitari si è attestata attorno a 180mila tonnellate.
Per la maggior parte tali rifiuti sono pericolosi a rischio infettivo (78% del totale). In ambulatorio il personale è tenuto a differenziare correttamente i rifiuti, facendo distinzione tra i rifiuti assimilabili agli urbani, rifiuti urbani e rifiuti speciali a rischio infettivo.
I rifiuti assimilabili agli urbani sono assoggettati alle modalità di gestione dei rifiuti urbani, sono ad esempio vetro (bocce di flebo), carta, cartone, plastica (sacchetti di deflussori o sacchetti di aghi di plastica, contenitori e sacchi di urine in assenza di sangue visibile, ecc.). I rifiuti appena citati sono però da considerarsi rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo se provenienti da pazienti infetti. Ci sono poi i rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo, cioè i rifiuti contaminati , tutti i rifiuti quindi provenienti ed usati con pazienti affetti da patologie specifiche, come ad esempio il Covid-19 . Questi rifiuti pericolosi e ad alto rischio infettivo, classificati con codice HP9 , devono essere raccolti in un imballaggio di cartone rigido, dentro un sacco di polietilene giallo, con una scritta che ne dimostri il pericolo infettivo.
Sopra questo contenitore viene scritto dall’incaricato al trasporto il peso complessivo dei contenitori prelevati, oltre al destinatario, il trasportatore, il numero di contenitori da trasportare, la tipologia di rifiuto ed il produttore del materiale infetto. Viene ogni volta rilasciato un modulo che è il formulario di identificazione rifiuto sul quale sono scritti appunto questi dati e che servirà poi per la dichiarazione MUD.
Vi sono inoltre, tra questi rifiuti, anche i taglienti e pungenti pericolosi a rischio infettivo (aghi, siringhe, ecc.) che vengono raccolti negli alibox, contenitori di plastica rigida che vengono chiusi in modo irreversibile e poi introdotti nei contenitori rigidi di cartone per rifiuti speciali, citati in precedenza.
Essendo il poliambulatorio che coordino anche un punto prelievi ed essendo in questo periodo pandemico eseguiti anche gli esami sierologici nonché i tamponi rapidi e molecolari per Covid-19, il corretto smaltimento dei rifiuti speciali è di fondamentale importanza.
La situazione di emergenza sanitaria da Covid-19 si riflette anche sul versante dei rifiuti infetti, per i quali sono state redatte apposite linee guida dalle autorità sanitarie ed ambientali. Lo stesso ISS (Istituto Superiore di Sanità), con il documento del 3/3/2020 (aggiornato il 14 ed il 31 marzo), distingue tra rifiuti urbani prodotti da soggetti positivi al tampone e rifiuti urbani prodotti dalla popolazione in generale.
Nella nostra struttura per quanto riguarda gli esami sierologici, effettuati tramite prelievo venoso , gli aghi sono smaltiti negli alibox indistintamente, mentre i tamponi molecolari vengono, una volta eseguiti, inseriti in apposita provetta ed inviati direttamente al laboratorio (se è da tagliare un pezzo del bastoncino del tampone questo viene rimosso nel contenitore rifiuti speciali), pertanto non è necessario alcuno smaltimento.
Infine, i tamponi rapidi, una volta eseguiti e una volta avuto il risultato dopo 15 minuti, sono smaltiti nei rifiuti speciali a rischio infettivo (provetta con tampone all’interno e relativo reagente). Tutti questi esami strumentali vengono comunque eseguiti all’esterno del poliambulatorio per evitare che eventuali persone potenzialmente positive entrino direttamente in struttura, così il personale di segreteria si reca direttamente fuori, alla macchina della persona, procede con la raccolta dati ed il personale infermieristico esegue il tampone in modalità drive-in.
Per quanto riguarda lo smaltimento dei DPI (mascherine FFP2/FFP3 e mascherine chirurgiche , guanti monouso , camici monouso impermeabili , cuffia per capelli sono i DPI da indossare per l’esecuzione dei tamponi Covid-19), questi vengono trattati e smaltiti seguendo le procedure del materiale infetto categoria B UN 3291 in quanto considerati come rifiuti infetti e gettati nell’apposito contenitore. Gli occhiali e lo schermo facciale, personali di ogni operatore, vengono invece sanificati con prodotti appositi ogni giorno, al termine dell’esecuzione dei tamponi, così da poter essere riutilizzati.
Articolo a cura di Anna Boldrini - Coordinatore delle professioni sanitarie
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