In questo momento è molto difficile avere una visione generale e obiettiva di quanto stia accadendo nel sistema sanitario pubblico inglese, in cui lavorano migliaia di operatori sanitari italiani emigrati. Indiscutibilmente nella comunità di professioni espatriata è diffusa la sensazione che il vantaggio temporale di cui ha goduto UK sulla crisi pandemica da Covid-19 non sia stato accompagnato da una risposta coordinata, coerente e lungimirante da parte del governo. Sotto i riflettori sono tanti i temi scottanti: la leadership di Boris Johnson, anch’egli contagiato dal virus; il numero dei tamponi effettuati; la sicurezza dei lavoratori; le misure “rilassate” del lockdown britannico e l’inizio delle sperimentazioni sull’uomo del vaccino messo a punto dall’Università di Oxford, l’Imperial College of London e l’azienda italiana di Pomezia Advent-IRBM.
Ambiguità linee guida PHE su gestione massaggio cardiaco in Covid-19
Il massaggio cardiaco rientra tra le cosiddette “Areosol generating Procedures” o AGP, ovvero procedure in grado di produrre l’aerosolizzazione del virus e perciò rappresenta potenzialmente una delle procedure più ad alto rischio per gli operatori sanitari che le praticano.
Questi DPI rappresentano il minimo necessario per somministrare il massaggio cardiaco e sono avvalorati dal loro inquadramento nelle raccomandazioni di organizzazioni scientifiche quali ad esempio l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’European Resuscitation Council (ERC), la British Medical Association (BMA) e non ultimo il Resuscitation Council UK, che delinea lo standard nelle manovre di risuscitazione in UK.
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