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Studenti Infermieri

Scienza, precisione, empatia: La professione che ho scelto

di Redazione

Trovarsi catapultati in un modo molto diverso da quello che si era vissuto fino a quel momento. Faticare - e non poco - per modificare i propri schemi mentali forgiati da anni di studi umanistici e adattarsi alla flessibilità tipica del ragionamento scientifico. Scoprirsi parte, seppur "piccola", di un tutto che può funzionare alla perfezione solo se si lavora in sinergia. Ecco quello che sta scoprendo Maximiliano, studente di Infermieristica, che ha un'idea ben precisa di quello che vorrebbe diventare.

L'infermiere e la forma mentis che deve ottenere

infermiere seduto a terra riflette

Maximiliano, studente infermiere: La mia metamorfosi nel diventare infermiere

Entrare in reparto da tirocinante ha dissipato molti dubbi: ha cancellato il mio voler entrare a Medicina ed ha confermato il voler rimanere al fianco di coloro che soffrono. E mentre questi ultimi imparavano nuove strategie per affrontare le sfide quotidiane, io mi rendevo conto che avevo delle buone qualità d'animo, ma avrei dovuto lavorare sodo sull'approccio mentale e sulle procedure.

Avendo studiato al Liceo Classico, ero abituato allo studio ed all'astrazione, invece all'università sono stato catapultato nel pragmatico mondo ospedaliero, dove le idee e lo studio devono essere dimostrate dalla pratica e dal fare: le persone non guariscono di buoni propositi.

Io, lento e macchinoso, riflessivo ed orientato verso i grandi sistemi, ora guido i miei sforzi verso una teoria che debba essere applicabile qui ed ora, in maniera efficace, con il minor sforzo e nel minor tempo possibile, ma con un obiettivo “astratto”, ovvero il bene dell'assistito.

La metamorfosi che sto attuando segue dei principi e illustrerò tali qualità, che devono iniziare dal letto del malato, man mano raggiungere il rapporto con i colleghi ed infine garantire la costruzione del team, che è simbolo stesso del reparto.

Tali cardini sono:

la correttezza, la precisione, la velocità nelle procedure, l'ordine ed il risparmio del materiale nell'assistenza del malato;

comprendere lo stato d'animo dell'assistito, instaurare la relazione terapeutica con il paziente e trasferire conoscenze applicabili per mantenere sana “la casa dell'anima” nella relazione con il paziente.

Fin da subito bisogna essere disposti ad anticipare i rischi ed agire nell'immediato e questo riguarda sia l'assistenza ad un’emergenza insieme ai colleghi, sia al rapporto lavorativo con questi, nonostante le differenze e le conflittualità che possono sorgere.

Tutto questo è la base per essere leader di sé stessi e solamente così si possono influenzare gli altri a divenirlo in proprio: non bisogna raggiungere questo risultato solamente per essere migliore, e quindi superiore e capeggiare gli altri.

Volenti o nolenti, si diventa una famiglia allargata, i membri devono volersi bene e cooperare. Se tutti fossero leader, tale condizione aprirebbe le porte per essere parte integrante di un team efficiente e vigile, orientato verso la risoluzione dei problemi attuali e migliorare i risultati ottenuti nel futuro.

Maximiliano Marigo, Studente infermiere

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