In ospedale si conosce l’animo umano nella sua purezza, perché chi soffre abbatte per necessità ogni muro, perché ogni muro chiude e impedisce le relazioni. Chi soffre non solo è più fragile, ma deve abbattere anche le difese rimaste per ricevere più aiuto possibile, che sia esso fisico, psichico e sociale. La persona malata mostra di sé la parte più bella e la parte più brutta e lo fa con grande dignità. L’Infermieristica è un viaggio privilegiato nell’animo umano e nelle sue emozioni.
Gli infermieri? Armonia perfetta tra scienza, tecnica e umanità
Il cuore è un’armonia perfetta tra idraulica, elettrica e magia
. Questa breve frase riassume l’inizio della mia esperienza presso l’Unità Coronarica iniziata da poco. Il primo tirocinio del terzo anno, un passo in più verso il traguardo, verso la laurea in Infermieristica.
Da ragazzi alle prime armi stiamo diventando - e ci sentiamo, ogni giorno di più - dei professionisti. La nostra laurea è formata da tre grandi insiemi, che sono allo stesso tempo necessari e imprescindibili.
Il primo è quello che studiamo sui libri, quello che ci permette di agire con consapevolezza, fermezza e preparazione. Scienza pura, decifrabile, farmaci e procedure, anatomia e molecole.
Il secondo insieme è quello dell’esperienza. Entriamo in corsia e diventiamo tutti come delle spugne assorbenti con le nostre divise. Timbriamo il cartellino il nostro primo giorno di tirocinio, ma l’emozione rimane sempre, esattamente, come quando l’abbiamo fatto la prima volta.
Il tempo si ferma. Credo che l’ospedale sia una sorta di porta temporale, tutto quello che c’è prima o ci sarà dopo svanisce per otto ore. Veniamo affiancati da un professionista che ci accompagna nel nostro percorso: intenso, a volte duro, ma ricco di soddisfazioni. Diventiamo abili, pratici.
Il terzo insieme è quello dell’umanità.
L’Infermieristica è fatta di persone: chi si prende cura e chi viene preso in cura. Ognuno con le proprie culture e i pensieri crea dialoghi, relazioni, emozioni collettive
In poche parole: rapporti umani. In ospedale si conosce l’animo umano nella sua purezza, perché chi soffre abbatte per necessità ogni muro, perché ogni muro chiude e impedisce le relazioni. Chi soffre non solo è più fragile, ma deve abbattere anche le difese rimaste per ricevere più aiuto possibile, che sia esso fisico, psichico e sociale. La persona malata mostra di sé la parte più bella e la parte più brutta e lo fa con grande dignità. L’Infermieristica è un viaggio privilegiato nell’animo umano e nelle sue emozioni.
La chiave che apre tutti gli insiemi cosa può essere se non la comunicazione? Non è possibile parlare della realtà senza evidenziare la connessione di tutte le sue parti. Il bello è che tutto il personale sanitario ha questi strumenti e deve solo riconoscersi o ritrovarli.
Chi ha deciso di lavorare con le persone deve ricordare che prima di tutto siamo esseri simili e andiamo curati e trattati con cura. Dialogo e umanità sono la più grande medicina. Sono la scia di sassolini che ogni paziente lascia quando da casa arriva in ospedale.
Significa mantenere delle tracce, dei segnali, che aiutano ad assicurarsi una via d’uscita, a ritrovare la strada che conduce al proprio mondo domestico, divenuto improvvisamente così lontano e remoto.
L’idea di traccia, di segnale, richiama il concetto di comunicazione. Siamo infermieri, siamo tecnici del corpo umano, siamo professionisti consapevoli dei nostri insiemi. E possiamo essere un’armonia perfetta tra scienza, tecnica e umanità
Benedetta V., studentessa infermiera
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