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Patologia

Varici esofagee

di Chiara Vannini

Le varici esofagee sono delle vene dilatate che si formano sulla parete dell’esofago e sono di norma associate ad una malattia epatica. Le varici esofagee possono presentarsi a diversi livelli di gravità. La loro gravità è data dal loro diametro, dalla presenza o meno sulla superficie di segni rossi e dal loro colorito. La rottura delle varici esofagee è la principale causa di emorragia digestiva, con un tasso di mortalità di circa il 20% se non trattata tempestivamente.

Cosa sono le varici esofagee

Le varici esofagee sono secondarie a una malattia del fegato. Di norma infatti è la presenza di tessuto cicatriziale che causa un circolo alterato ed inefficace.

In condizioni fisiologiche, il sangue viene trasportato dall’intestino verso il fegato, alla milza e al pancreas, attraverso la vena porta. Quando il sangue non riesce a defluire correttamente verso il fegato, la pressione all’interno della vena porta aumenta, generando una condizione detta ipertensione portale. L’aumento di pressione all’interno della vena porta ha come conseguenza la formazione di circoli collaterali detti appunto varici esofagee.

Le cause principali che non permettono un corretto deflusso del sangue sono un’ostruzione lungo il vaso o, più frequentemente, la presenza di tessuto cicatriziale a livello epatico, come conseguenza di una malattia epatica, che non permette al sangue di circolare correttamente. La pericolosità delle varici esofagee è data dalla possibilità che si rompano e causino gravi emorragie. Una volta che si rompono, le varici hanno una maggiore possibilità di dare una recidiva.

Stadiazione delle varici esofagee

Le varici esofagee possono presentarsi a diversi livelli di gravità. La loro gravità è data dal loro diametro, dalla presenza o meno sulla superficie di segni rossi e dal loro colorito.

In base alla forma e al diametro le varici si suddividono in:

  • Varici di primo grado, che hanno un andamento rettilineo e occupano 1/3 del lume dell’esofago
  • Varici di secondo grado, che occupano 2/3 del lume dell’esofago e sono tortuose e dilatate
  • Varici di terzo grado, che occupano tutto il lume dell’esofago e lo ostruiscono. Hanno un aspetto tortuoso

Sulla base del colorito, invece, le varici possono essere:

  • Con prevalente colorazione bianca (le meno pericolose)
  • Con prevalente colorazione bluastra, dove si vede il sangue che scorre all’interno della varice
  • Red wale markings, dove si evidenziano segni rossi lineari
  • Cherry red spots, dove si presentano delle ectasie puntiformi di colore rosso ciliegia e delle dilatazioni

Cause e fattori di rischio

Le varici esofagee sono secondarie a una malattia del fegato. Di norma infatti è la presenza di tessuto cicatriziale che causa un circolo alterato ed inefficace. Il tessuto cicatriziale si forma a seguito di numerose malattie epatiche come le epatiti virali, l’epatite alcolica, la steatosi epatica e la cirrosi biliare primitiva. Tuttavia, benché siano numerose le malattie del fegato che possono causare varici, molte di loro non causeranno mai un sanguinamento.

Un’altra causa di varici esofagee è la formazione di un coagulo a livello della vena porta, che può causare anch’esso ipertensione portale. La probabilità di un sanguinamento delle varici è direttamente correlata a:

  • Ipertensione portale
  • Varici di grandi dimensioni
  • Striature ematiche lungo il decorso delle varici
  • Abitudine alcolica
  • Grave cirrosi
  • Insufficienza epatica

Segni e sintomi di varici esofagee

Le varici esofagee sono di norma asintomatiche. Diventano sintomatiche nel momento in cui si ha un sanguinamento. Il sanguinamento può manifestarsi nei seguenti modi:

Inoltre, la presenza di un sanguinamento, anche se non ancora manifesto, può essere indagato a seguito di astenia, malessere o sincope. L’emissione di grandi quantità di sangue può portare a shock ipovolemico, che, se non viene trattato precocemente, può compromettere la stabilità emodinamica della persona anche in maniera irreversibile.

Diagnosi di varici esofagee

L’esame diagnostico di prima scelta è l’EGDS, esofagogastroduodenoscopia. Attraverso questa indagine, con l’utilizzo di un endoscopio, lo specialista è in grado di andare ad esaminare la parete dell’esofago ed evidenziare eventuali anomalie o sanguinamenti in atto. L’esame è utile non solo per valutare la presenza o meno di varici, ma anche per stadiarle e valutare le loro caratteristiche e il loro rischio di rottura.

Durante l’esame, l’endoscopista può decidere di trattare direttamente le varici, procedendo a quella che viene chiamata “legatura”, che consiste in uno “strozzamento” delle varici e che comporta una secondaria atrofia. Un altro intervento che può essere effettuato durante l’esame è la sclerosi delle varici, che consiste nell’instillazione di un liquido sclerosante all’interno delle varici, in grado di produrre la formazione di coaguli e inibire quindi un successivo sanguinamento.

Trattamento

Una volta diagnosticate le varici esofagee, non è più possibile avere una completa guarigione. Tuttavia, la persona deve mettere in atto tutte le precauzioni utili al fine di evitare un peggioramento e un conseguente sanguinamento.

Al paziente si raccomanda:

  • L’astinenza dall’alcol, perché l’alcol tende a stressare maggiormente il fegato
  • Seguire una dieta sana, priva di cibi elaborati e grassi che potrebbero aumentare il carico di lavoro del fegato
  • Dimagrire o mantenere un peso forma: l’obesità aumenta infatti i rischi correlati alla cirrosi epatica
  • Prevenire il più possibile il rischio di contagio da epatite A, B o C

Oltre al cambiamento dello stile di vita, il medico può decidere si prescrivere farmaci beta–bloccanti, che hanno lo scopo di tenere sotto controllo l’ipertensione portale. In caso di sanguinamento, l’approccio terapeutico mira ad arrestare il sanguinamento nel minor tempo possibile e ridurre quindi le complicanze secondarie.

La rottura delle varici esofagee è la principale causa di emorragia digestiva, con un tasso di mortalità di circa il 20% se non trattata tempestivamente. Il trattamento di prima scelta in caso di sanguinamento attivo è l’esame endoscopico con legatura o con terapia sclerosante. In associazione, può essere necessario reintegrare il volume ematico perso attraverso la somministrazione di trasfusioni e somministrare farmaci vasoattivi come la somatostatina.

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