Ascesso peritonsillare: cos’è e da cosa è causato
L'ascesso peritonsillare è una patologia ad esordio rapido delle vie aeree superiori
È causato da batteri aerobi - come lo Streptococcus pyogenes , l'Haemophilus influenzae e alcuni ceppi del genere Staphylococcus - e da batteri anaerobi (Fusobacterium necrophorum, Peptostreptococcus, Prevotella, Bacteroides). Raramente l'ascesso in questa sede origina spontaneamente senza una pregressa tonsillite, in tal caso l'ascesso peritonsillare si definisce de novo.
Si tratta di una patologia seria e ad esordio rapido , ma non comune, delle vie aeree superiori . Secondo i dati epidemiologici colpisce , infatti, soltanto 90 persone su 100.000, soprattutto adolescenti e giovani adulti . Il rischio di sviluppare un ascesso dopo una tonsillite è pertanto molto basso nella popolazione sana. Pur non essendoci fattori di rischio importanti, la letteratura evidenzia che diabete e depressione del sistema immunitario possono favorire la comparsa di un ascesso. Pur essendo raro, l'ascesso è considerato un'urgenza chirurgica perché, se non curato in tempo, può ingrandirsi a tal punto da ostruire le vie respiratorie. In caso di mancato trattamento, le complicanze sono gravi :
setticemia
necrosi dei tessuti adiacenti
ascesso retrofaringeo
mediastinite
e richiedono un ricovero ospedaliero urgente. La prognosi è buona se la diagnosi è precoce , l'intervento tempestivo e le cure sono eseguite in ambiente ospedaliero per almeno 2-4 giorni con l'indicazione di riposo assoluto sino a 7 giorni.
Sintomi di ascesso peritonsillare
La sintomatologia è tipica . Sono presenti i sintomi caratteristici dell'infezione, insieme a sintomi locali quali disfagia (difficoltà a deglutire qualunque sostanza non liquida), cambiamento del tono della voce (voce tipica soffocata ingravescente), scialorrea e dolore localizzato . Il sintomo tipico è la faringodinia unilaterale , il dolore dapprima è diffuso su tutta la gola poi diventa improvvisamente monolaterale e si irradia all'orecchio omolaterale con una intensa otalgia . I sintomi compaiono generalmente 2-8 giorni prima che l'ascesso sia evidente all'esame obiettivo che rileva marcato gonfiore del palato molle , spesso al punto da ostruire la metà dello spazio tra la bocca e la faringe. Altri sintomi e segni sono:
trisma (difficoltà ad aprire la bocca per un blocco dei muscoli della masticazione)
difficoltà a parlare correlata al dolore
alitosi
cefalea con malessere generale
dolore al collo
gonfiore in volto in corrispondenza della tonsilla interessata
Compare tumefazione massiva dei linfonodi cervicali omolaterali . L'area tonsillare è edematosa ed arrossata. Spesso si ha febbre , anche elevata sino ai 39° C ed inappetenza .
Ascesso peritonsillare: diagnosi e trattamento
La diagnosi clinica , che deve essere più tempestiva possibile per iniziare precocemente la cura indicata , è posta dallo specialista otorinolaringoiatra con l'ispezione della cavità orale e dell'orofaringe e con la palpazione . In corso di visita si eseguono anche esami colturali su un campione di cellule prelevato direttamente dalla regione peritonsillare infetta così da poter individuare l'agente eziologico responsabile e prescrivere l'antibiotico più efficace . Il quadro clinico , in caso di dubbi sulla raccolta di pus dentro la massa flogistica, qualora non comparisse ad un primo esame, può essere confermato da una ecografia che permette di evidenziare zone di colliquazione del tessuto. Una TC del collo può fare diagnosi differenziale per distinguere l'ascesso perintonsillare con un'infezione parafaringea e cervicale profonda. Sono elevati i valori dell'emocromo con leucocitosi , la PCR e la VES .
Il trattamento è medico e chirurgico . La terapia prevede la terapia antibiotica parenterale a dosi massicce per risolvere l'infezione e la somministrazione di antinfiammatori per gestire il dolore , in regime di ricovero e da continuare anche a domicilio per circa una settimana. Gli antibiotici , specialmente la penicillina , sono estremamente efficaci nel controllo dell'infezione e se vengono prescritti all'inizio della malattia è possibile bloccare l'evoluzione dell'ascesso ed evitare l'incisione necessaria per drenare il pus. Altri antibiotici, per via endovenosa o orale, sono:
la claritromicina in caso di allergia alla penicillina
l'amoxicillina
la clindamicina
l'eritromicina
Per la gestione del dolore e per ridurre lo stato flogistico sono prescritti corticosteroidi : paracetamolo , farmaci antinfiammatori non steroidei come l'ibuprofene .
Se il trattamento è ritardato , l'ascesso deve essere eliminato chirurgicamente il prima possibile con tre diversi approcci:
aspirazione con ago
incisione seguita da drenaggio
tonsillectomia
Nell'aspirazione con ago la mucosa sopra il gonfiore è prima spruzzata con un anestetico topico, poi è iniettato un anestetico locale per rendere insensibile l'area da trattare. Per decomprimere l'ascesso vengono effettuate agoaspirazioni singole o ripetute con un ago molto lungo. La procedura può essere anche diagnostica perché permette di prelevare un campione delle secrezioni purulente così da individuare il batterio infettante.
Anche l'incisione , previa sedazione procedurale, con successivo drenaggio sono trattamenti comuni. Con l'apertura della raccolta ascessuale possono defluire abbondanti masse di pus che danno sollievo immediato nel giro di pochi minuti. Il drenaggio previene il diffondersi dell'infezione verso le regioni laterali del collo e lo sviluppo di un flemmone.
Tutte queste procedure vanno eseguite preferibilmente con il paziente in posizione seduta perché in questo modo viene favorito il drenaggio del pus e del sangue accumulati nella faringe. Il sollievo è pressoché immediato . Alcuni laringoiatri consigliano , nei casi più gravi o tardivi, la tonsillectomia bilaterale ossia l'asportazione chirurgica delle tonsille palatine in anestesia generale, quale terapia dell'ascesso peritonsillare acuto, al fine di prevenire le recidive ed eliminare possibili tasche di infezione asintomatiche e non visibili.
Notevole sollievo può derivare da irrigazioni faringee o frequenti sciacqui e gargarismi con soluzioni saline o alcaline a temperature tiepide. L'infermiere deve istruire il paziente ad eseguire i gargarismi a intervalli di 1 o 2 ore, per una durata di 24-36 ore. Liquidi freddi o a temperatura ambiente sono solitamente ben tollerati. È fondamentale l'idratazione endovenosa vista la difficoltà ad alimentarsi.
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