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salute mentale

Serve intervento straordinario sulla salute mentale

di Redazione

La salute mentale deve essere una priorità nei programmi sanitari e politici. L'Italia è agli ultimi posti in Europa per la quota di spesa sanitaria dedicata alla salute mentale. Bisogna quindi investire risorse in questo settore da destinare al capitale umano, soprattutto per colmare la carenza sempre più evidente di personale a tutti i livelli. Serve pertanto un intervento straordinario per innalzare il finanziamento pubblico per la salute mentale ed i suoi professionisti. Così Filippo Anelli, Presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri ieri in Senato, presso la Commissione Affari Sociali, durante l'audizione su due Disegni di Legge sulla Tutela della Salute mentale.

Salute mentale, Anelli (Fnomceo): aumentare risorse e personale

seduta psicologo

L'Italia è agli ultimi posti in Europa per la quota di spesa sanitaria dedicata alla salute mentale.

La tematica è di particolare rilievo per l'aumento globale della diffusione del disagio psichico, nelle sue varie manifestazioni, soprattutto dopo la pandemia, segnalato anche dall'Organizzazione Mondiale della Sanità.

Il personale sanitario, da tempo sottovalutato, è ormai allo stremo, ha fatto presente Anelli riportando i dati sul numero di operatori impegnati nei servizi pubblici di salute mentale. Secondo il Rapporto 2022 del sistema informativo per il monitoraggio e la tutela della salute mentale (SISM) del Ministero della Salute, si tratta di 40285 unità, divise in vari profili, che si fanno carico mediamente ogni anno di circa 800 mila utenti psichiatrici, con tassi standardizzati variabili da 84,8 a 266,1 ogni 10 mila abitanti adulti.

I disturbi mentali rappresentano una delle maggiori sfide per il Servizio Sanitario Nazionale sia in termini di prevalenza che di carico della malattia e della disabilità, spiega Anelli ricordando che tali disturbi colpiscono ogni anno soggetti generalmente più vulnerabili, soprattutto donne (54%) e persone di età al di sopra del 45 anni (67,2%).

In un'epoca caratterizzata da profonde disuguaglianze e dall'invecchiamento demografico occorre concentrarsi su come mantenere e massimizzare il benessere delle persone in tutte le fasi della vita. Il benessere e la salute mentale della popolazione devono diventare temi centrali della politica sanitaria. L'attuazione di politiche mirate deve portare anche a ridurre l'esposizione ai fattori di rischio - sottolinea Anelli -. Il SSN si trova oggi ad affrontare diverse criticità che riguardano sia il benessere mentale della popolazione sia l'erogazione delle cure ai soggetti affetti da problemi di salute mentale. Queste sfide devono essere affrontate tramite interventi coerenti e sistematici.

Si registra che negli ultimi anni i servizi mentali sono sempre più richiesti ma non sono ugualmente accessibili. Un'ampia fascia di popolazione che soffre di disturbi mentali non riceve tuttavia alcun trattamento a causa di difficoltà di accesso ai servizi oppure lo riceve in ritardo. È il cosiddetto “gap di trattamento” - prosegue Anelli. denunciando che anche il carovita e la riduzione del potere d'acquisto delle famiglie inducono molte persone, che avrebbero bisogno di iniziare una terapia, a rinunciare a curarsi per mancanza di budget -. Altre persone con problemi di salute mentale scelgono invece di non cercare o di non mantenere un contatto con i servizi dedicati per timore di essere stigmatizzati e discriminati.

Servono pertanto misure efficaci ed integrate per migliorare la salute e il benessere mentale della popolazione, contrastando altresì qualsiasi forma di stigma e discriminazione che impedisce alle persone di godere pienamente dei loro diritti e di accedere equamente alle cure.

Occorre offrire loro opportunità eque per il conseguimento della massima qualità di vita. Servono servizi accessibili, sicuri ed efficaci in grado di rispondere alle aspettative e agli specifici bisogni mentali, fisici e sociali di ogni persona.

Auspicando che il Tavolo Tecnico della salute Mentale istituito dal Ministro della Salute con il decreto del 27 aprile 2023 affronti presto la questione, la Fnomceo invita il Governo e il Parlamento a realizzare un Piano di Azione per la Salute Mentale che, tracciando nuove linee di indirizzo, permetta di migliorare la qualità dei percorsi di prevenzione, trattamento e riabilitazione a favore delle persone con disagio psichico, in tutte le fasce di età, nonché dei loro familiari.

Suggerisce che le politiche dovrebbero innanzitutto indirizzarsi verso la deistituzionalizzazione e la creazione di servizi di salute mentale territoriali riformati strutturalmente con una nuova organizzazione allo scopo di garantire che professionisti competenti possano erogare terapie sicure e di qualità, efficaci ed accettabili.

Propone che la tradizionale rete dei servizi – Centri di Salute Mentale, Centri Diurni, Day Hospital, SPDC, Strutture Residenziali – sia affiancata da strutture ancora più specialistiche dedicate ad utenti definiti per bisogni specifici (esordi psicotici, disturbi di personalità gravi, autori di reato, autismo, disturbi del comportamento alimentare).

Sarebbe inoltre efficiente diversificare il ruolo delle strutture ospedaliere, con previsioni realistiche di posti letto per acuti e post acuti, nonché l'assistenza di quelle residenziali che dovrebbero essere accreditate in base all'intensità, alle tipologie di cura erogate e alle patologie trattate.

Si rende necessario inoltre rivedere e potenziare gli strumenti di welfare, anche a sostegno delle famiglie. Denuncia, infine, che le strutture Rems, dove vengono inviati gli autori di reato con disturbo mentale grave in quanto unico riferimento legislativo, sono ormai sature da anni per l'assenza di una politica di adeguamento delle carceri per tali soggetti. Secondo la Fnomceo essi, pur portatori di un disturbo mentale, potrebbero essere gestiti e curati nei penitenziari creando all'interno servizi funzionali e diversificati sia per esigenze cliniche che per controllo sociale.

Anelli affronta anche il problema della sicurezza degli operatori sanitari che, alla luce delle centinaia di segnalazioni quotidiane di atti violenti, deve tornare ad essere una priorità. Segnalando che sono migliaia le violenze non denunciate per la palese difficoltà di intervento e di risposta da parte delle forze dell'ordine, sottolinea che, sebbene il personale in servizio dia sempre il massimo possibile, tali violenze creano un contesto lavorativo invivibile.

Ribadiamo la necessità di rivedere e rafforzare le misure di sicurezza nei contesti dove gli operatori della salute mentale lavorano, rimarca Anelli ricordando le drammatiche vicende di Barbara Capovani e Paola Labriola, le psichiatrie assassinate a Pisa e a Bari. Chiediamo pertanto alle istituzioni pubbliche di impegnarsi di più al fine di garantire un ambiente di lavoro sicuro affinché i professionisti possano continuare a svolgere il loro compito senza mettere a repentaglio la propria incolumità.

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