La politica deve avere ben chiaro che la perdita di un SSN pubblico, finanziato dalla fiscalità generale e fondato sui principi di universalità, uguaglianza ed equità, determinerebbe un disastro sanitario, economico e sociale senza precedenti
. Così Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, presentando l'ultimo rapporto di analisi sulla spesa sanitaria pubblica in Italia, secondo i dati forniti dal dataset OECD Health Statistics che prende in considerazione, tra le varie forme di finanziamento presenti nei vari paesi, la fiscalità generale, l'assicurazione sociale obbligatoria e l'assicurazione privata obbligatoria. Le Regioni sono sempre più in difficoltà a garantire i livelli essenziali di assistenza e un'offerta adeguata di servizi e prestazioni sanitarie
, denuncia. E la vita quotidiana delle persone è sempre più gravata da interminabili tempi di attesa per visite ed esami, affollamento dei pronto soccorso, impossibilità di trovare un medico o un pediatra di famiglia vicino a casa, inaccettabili disuguaglianze regionali e locali, migrazione sanitaria, aumento della spesa privata sino all'impoverimento delle famiglie e alla rinuncia alle cure
, sottolinea, spiegando le ragioni per cui la sanità pubblica è diventata per tutti una priorità assoluta e il tema del suo finanziamento pubblico infiamma da oltre un anno il dibattito politico.
Il rapporto Gimbe: "La sanità pubblica italiana è in pericolo a causa dei tagli e del sottofinanziamento"
Dati, narrative e indagini di popolazione documentano all'unisono che oggi la sanità pubblica è la vera emergenza del Paese. La Fondazione Gimbe chiede pertanto all'esecutivo un progressivo e consistente rilancio del finanziamento pubblico per la sanità, oltre che coraggiose riforme di sistema per garantire a tutti la tutela della salute, un diritto costituzionale fondamentale e inalienabile
, ribadisce, avvertendo che il SSN è sempre più in affanno e sottofinanziato, nonostante 5 regioni e le opposizioni abbiano recentemente presentato disegni di legge per aumentare il finanziamento pubblico almeno al 7% del PIL, livello considerato minimo anche dal ministro Schillaci.
Si deve avere altresì ben chiaro che senza una rapida inversione di rotta siamo destinati a rinunciare silenziosamente al diritto alla tutela della salute, già compromesso per le fasce socio-economiche più deboli, per anziani fragili e nel Mezzogiorno.
, ammonisce Cartabellotta, esortando il Governo a intervenire con manovre correttive sin dalla legge di bilancio 2025 e già nella prossima nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (NaDEF) 2024. Altrimenti scivoleremo inesorabilmente da un Servizio Sanitario Nazionale fondato per garantire il diritto alla salute a tutte le persone a 21 Sistemi Sanitari Regionali regolati dalle leggi del libero mercato, dove le prestazioni saranno accessibili solo a chi potrà pagare di tasca propria o avrà sottoscritto costose polizze assicurative
, avverte.
Dal report di Gimbe emerge un quadro decisamente preoccupante che non lascia dubbi sulla reale condizione in cui versa il sistema sanitario nazionale in base alla spesa sanitaria pubblica pro-capite, che evidenzia un trend impietoso nel periodo compreso tra il 2008 e il 2023. Mentre nel 2008 le differenze con gli altri Paesi erano modeste, con il costante definanziamento degli ultimi 15 anni sono diventate incolmabili
, spiega Cartabellotta.
L'Italia si trova infatti al 16° posto tra i 27 paesi europei dell'area OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) e in ultima posizione tra quelli del G7, in quanto soltanto il 6,2% del PIL è destinato alla spesa per sostenere la sanità. Tale percentuale risulta inferiore rispetto sia alla media OCSE (6,9%) sia a quella europea (6,8%).
Sono 15 i paesi europei che investono una percentuale del PIL maggiore dell'Italia, con un divario che va dai +0,6 punti percentuali della Norvegia (6,8% del PIL) ai +3,9 punti percentuali della Germania, che sostiene la sanità pubblica con il 10,1% del suo prodotto interno lordo. Anche per quanto riguarda la spesa sanitaria pubblica pro-capite investita, soltanto 3574 dollari, il gap è notevole nei confronti di 15 paesi europei, con una differenza di 600 dollari rispetto alla media. Al cambio corrente dollaro/euro tale gap, tenendo conto di una popolazione italiana di 59 milioni di abitanti, si traduce nella cifra esorbitante di 47,6 miliardi
, precisa.
Di fatto in Europa siamo primi tra i paesi poveri, davanti solo a Spagna, Portogallo e Grecia e ai paesi dell'Est, esclusa la Repubblica Ceca che investe 410 dollari pro-capite più dell'Italia
, commenta, spiegando che la distanza con i paesi europei è progressivamente aumentata dal 2010 a causa dei continui tagli e definanziamenti e si è ulteriormente ampliata sia negli anni della pandemia, quando gli altri paesi hanno investito più dell'Italia, sia nel 2023 in quanto la spesa sanitaria italiana è rimasta sostanzialmente stabile.
Sono numeri che rendono imbarazzante il confronto anche con gli altri paesi del G7 che siederanno al G7 Salute in programma ad Ancona (9-11 ottobre 2024)
, aggiunge, ritenendo che l'evento potrebbe diventare tuttavia occasione per avviare politiche più coraggiose per rilanciare la sanità pubblica. Si potrebbe ripartire proprio dal divario attuale con i paesi europei e quelli del G7, conseguenza di 15 anni di tagli e investimenti insufficienti che non hanno tenuto conto che il grado di salute e benessere della popolazione condiziona anche la crescita del PIL. Si deve capire che la sanità pubblica è una priorità su cui investire e non un costo da tagliare ripetutamente
.
Il commento del capogruppo del M5S
Di fronte ai dati preoccupanti sulla spesa pubblica italiana diffusi da Gimbe si è espresso anche il Movimento 5 Stelle, che definisce folli le politiche del governo. I finanziamenti del governo Meloni per la nostra sanità sono largamente insufficienti e finiscono per aggravare la crisi della nostra sanità pubblica
, ha dichiarato in una nota Andrea Quartini, capogruppo del M5S in Commissione Affari Sociali alla Camera e Coordinatore del Comitato Politico Salute e Inclusione Sociale del M5S.
Il ministro Schillaci ha più volte dichiarato di volersi battere per aumentare le risorse, ma nelle precedenti manovre si è inchinato all'asse Meloni-Giorgetti e al loro evidente piano di smantellamento del Servizio Sanitario Nazionale
, aggiunge. I casi sono due
, spiega. O Schillaci non è in grado di garantire i fondi necessari alla nostra sanità e di opporsi alla narrazione della premier a proposito di finti record di sp
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