Il disturbo da gioco d’azzardo patologico (GAP) è attualmente considerato una forma di dipendenza comportamentale, l’unica inclusa tra i disturbi mentali nella quinta edizione del DSM. È stata condotta un'indagine conoscitiva su un campione di pazienti con diagnosi di schizofrenia con l'obiettivo di indagare la relazione esistente tra i due fattori. Dall’analisi dei dati è emerso che il 68% degli individui ha conseguito un punteggio uguale o superiore a 9 nel test SOGS (questionario ideato per individuare i giocatori patologici e valutarne la gravità), il che suggerisce la positività al gioco d’azzardo patologico di buona parte del campione.
Indagine su relazione tra gioco d'azzardo patologico e schizofrenia
Il disturbo da gioco d’azzardo patologico (GAP) si caratterizza per un persistente o ricorrente stile maladattivo e dannoso di gioco d’azzardo in cui il soggetto, avendo perso il controllo sul proprio comportamento, soffre per menomazioni o difficoltà clinicamente significative (APA, 2013). Va sottolineato inoltre che molto spesso il GAP è associato all’uso di sostanze stupefacenti, all’abuso alcolico e alla presenza di patologie psichiatriche.
Non è ancora stato chiarito quale sia l'eziologia del GAP, ma è stata riscontrata una vulnerabilità a questa patologia, consistente in alterazioni di tipo neurofunzionale dei normali sistemi neurobiologici della gratificazione, del controllo degli impulsi e delle funzioni cognitive correlate. Quindi un comportamento volontario di gioco d'azzardo persistente in un soggetto che presenti tale vulnerabilità neurofunzionale, ha un'alta probabilità di sfociare in patologia (Serpelloni, 2013).
Metodi e strumenti dell’indagine conoscitiva
Il campione dello studio è rappresentato da pazienti con diagnosi di schizofrenia. I partecipanti sono stati 87 individui di cui 74 con diagnosi di schizofrenia, che saranno quelli considerati dal presente studio. All’interno di questi vi sono 58 uomini e 16 donne.
I criteri di esclusione sono stati il non aver raggiunto la maggiore età e l’avere patologie psichiatriche diverse da quella di schizofrenia. Il reclutamento è stato effettuato attraverso l'inserimento di un questionario sul web all'interno di gruppi pubblici Facebook dedicati ad individui che condividono le proprie esperienze riguardo la patologia psichiatrica che li accomuna.
A ciò hanno potuto partecipare tutti i membri iscritti al gruppo, senza distinzione di età o sesso, fornendo le informazioni necessarie ed assicurando l'anonimato. Lo strumento di cui ci si è avvalsi ai fini dello studio è il The South Oaks Gambling Screen (SOGS), ovvero un questionario di 12 domande basato sui criteri del DSM-III, ideato per individuare i giocatori patologici e valutarne la gravità e validato nello studio “The South Oaks Gambling Screen (SOGS): a new instrument for the identification of pathological gamblers” (Lesieur e Blume, 1987).
Il questionario, anonimo e auto-compilato, era preceduto da un’introduzione che informava i soggetti stessi circa lo scopo del test, le modalità di compilazione, la garanzia dell’anonimato e la riservatezza dei dati. È stata condotta un’analisi descrittiva univariata consistente nel calcolo delle percentuali di risposte di ogni singolo item; l’analisi statistica è stata eseguita direttamente dal programma utilizzato per la somministrazione online dei questionari.
Analisi dei risultati
Allo studio hanno partecipato 74 soggetti di cui il 78% di uomini e il 22% di donne ed un’età media di 42 anni. Dall’analisi dei dati è emerso che il 68% degli individui ha conseguito un punteggio uguale o superiore a 9 nel test SOGS. Il che suggerisce la positività al gioco d’ azzardo patologico di buona parte del campione.
Il 20% ha totalizzato un punteggio che va da 5 a 8, che secondo l’interpretazione degli autori dello strumento equivale a comportamenti indicativi di rapporto problematico con il gioco d’azzardo. Un punteggio pari a 3 o 4, evidenzia un potenziale rischio verso suddetta patologia, ed è stato raggiunto dal 7% del campione esaminato. Infine, un punteggio che va da 0 a 2 indica un buon controllo delle abitudini di gioco, qualora presenti, ma solo il 5% ha ottenuto quest’ultimo. Gli uomini rappresentano il 71% della categoria gioco d’azzardo patologico, con un punteggio uguale o superiore a 9. La categoria gioco d’ azzardo problematico, con un punteggio che va da 5 a 8, è costituita dal 19% degli uomini. Il 7% rientra nella categoria rischio di gioco d’azzardo mentre solo il 3% è rappresentativo di buone abitudini di gioco, qualora presenti.
Andando invece ad analizzare la controparte femminile, il 53% di donne rientra nella categoria gioco d’ azzardo patologico. Il 27% rappresenta la categoria gioco d’ azzardo problematico. Solo il 7% ha raggiunto un punteggio pari a 3 o 4, rientrando nella categoria rischio di gioco d’ azzardo, mentre il 13% è risultato avere buon controllo delle abitudini di gioco qualora presenti.
GAP e schizofrenia, discussione sui risultati dell’indagine
Le problematiche relative al GAP sono effettivamente presenti in notevole parte del campione. Infatti, ben il 68% del campione analizzato ha conseguito un punteggio uguale o superiore a 9 nel test SOGS, che dagli autori della scala è stato definito uno stato in cui è molto probabile vi sia gioco patologico.
Tutto ciò mette in luce molti aspetti relativi ai soggetti che presentano patologia psichiatrica, quali una strategia di coping disfunzionale per fronteggiare stati emotivi negativi o, all’opposto, una modalità per ricercare stati emotivi desiderati.
Ne è una prova evidente il fenomeno del “chasing”, ovvero ritornare a giocare per rincorrere perdite precedenti, secondo i criteri del DSM-5, è stato riconosciuto come una delle principali caratteristiche del comportamento del giocatore patologico (Nigro et al, 2018).
A tal proposito, chiedendo al campione se tornasse spesso a giocare un’altra volta per rivincere i soldi persi, l’84% del campione ha risposto “sì”, evidenziando il comportamento del chasing e confermando i risultati di molti recenti studi analizzati in letteratura.
Dopo una perdita al gioco, le persone continuano a giocare per cercare di "pareggiare i conti". Più elevata è la quantità di denaro persa, più intenso sarà il comportamento di “chasing” (Yovenko et al, 2018).
Nello sviluppo di gioco d’azzardo patologico si sono dimostrati particolarmente a rischio i soggetti con temperamento “novelty seeking”, con un’evoluzione del gioco d’azzardo che da iniziale gioco sociale e socializzante diventa poi gioco individuale e quindi gioco isolato nel momento in cui si sviluppa una dipendenza patologica.
Lo sviluppo di questo tipo di dipendenza presuppone che ci sia uno stato di vulnerabilità preesistente al contatto con il gioco d’azzardo e spesso, anche, con le sostanze stupefacenti. Se questo contatto avviene, inoltre, in carenza di fattori protettivi (scarso attaccamento parentale, deficit del controllo familiare, bassa presenza di sistemi sociali protettivi) vi è la possibilità che si attivino un percorso evolutivo e meccanismi auto-generanti verso una vera e propria forma di addiction (Serpelloni, 2012).
Altra caratteristica del paziente psichiatrico nonché del giocatore d’azzardo patologico è la propensione a mentire sul proprio comportamento di gioco; il 76% del campione ha ammesso di aver affermato almeno una volta di avere vinto soldi col gioco d’azzardo, quando in realtà aveva perso e ben il 65% ritiene di non avere, o avere avuto, problemi col gioco d’azzardo.
Conseguenza di tale comportamento è la perdita reale o grave rischio di perdita, di una o più relazioni importanti oppure compromissione del lavoro o di opportunità scolastiche; l’80% del campione ha affermato di aver almeno una volta nascosto ricevute delle scommesse, biglietti di lotteria, denaro destinato al gioco o qualsiasi altra cosa riguardante il gioco d’azzardo al coniuge, ai figli o ad altre persone importanti e il 70% ha ammesso di aver discusso con le persone con cui si vive sul modo di comportarsi nei confronti del denaro.
I numerosi studi consultati e le osservazioni dei ricercatori fanno emergere una serie di importanti evidenze nelle persone affette da gioco d’azzardo patologico, partendo dalle carenze delle funzioni esecutive complesse (pianificazione, modulazione, capacità attentive e inibizione della risposta, non ultime le strategie di problem solving con tendenza a perseverare nei propri errori), da un’elevata sensibilità alla ricompensa, da livelli anomali e aumentati di eccitazione durante il gioco d’azzardo.
Si può argomentare che la schizofrenia potrebbe essere indirettamente legata al GAP, per esempio in relazione alla scelta del gioco piuttosto che alla gravità dello stesso, esperienze dissociative e impulsività. Comunque, per verificare queste ipotesi ulteriori studi si rendono necessari.
I dati ottenuti sembrano indicare che il fenomeno dell’addiction sia un disturbo effettivamente collegato ad una patologia psichiatrica caratterizzata da una significativa incapacità di regolare le tensioni, quale la schizofrenia. Questa incapacità faciliterebbe la ricerca di stati dissociativi attraverso comportamenti di dipendenza. Lo studio effettuato conferma i recenti modelli teorici biopsico-sociale che individuano nell’interconnessione tra fattori di predisposizione biologica, caratteristiche psicologiche e fattori sociali le cause dell’instaurarsi della patologia nelle dipendenze comportamentali (Rochat et al, 2018).
Altro dato molto interessante, riscontrabile in tutti gli studi analizzati in letteratura consideranti la distinzione di genere, è l’alto numero di giocatori patologici nella parte maschile del campione, nonostante ci siano studi che dimostrino come negli ultimi anni sia aumentata la percentuale della controparte femminile affetta dalla patologia (Castrén et al, 2018). Anche i dati riscontrati nello studio effettuato suggeriscono la maggiore positività maschile con ben il 71% di risultati positivi con un punteggio uguale o superiore a 9, contro il 53% di donne. Ne risulterebbe che un alto numero di uomini rispetto alle donne presenta una diagnosi di GAP, il che rende l’appartenenza al genere maschile un possibile fattore di rischio allo sviluppo di una dipendenza da gioco d’ azzardo.
- Articolo a cura di Anna Prisco e Edda Oliva Piacentini - Infermiere
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