Nurse24.it

salute mentale

Schizofrenia, la mente separata

di Monica Vaccaretti

Considerata sino all'Ottocento una forma di demenza precoce dalla letteratura medica che descriveva comportamenti irrazionali ed incontrollati, la schizofrenia è un grave disturbo psicotico caratterizzato da una reattività emotiva e dalla disintegrazione dei processi mentali. Il termine, con il quale si identifica questa grave psicosi cronica, significa “scissione della mente” o “cervello diviso” e si intende la separazione delle funzioni mentali tipica della malattia. Si tratta di una separazione dalla realtà, lo schizofrenico non riesce infatti a distinguere la realtà dall'immaginazione e si isola in una sua dimensione. La malattia colpisce la capacità di riconoscere il mondo circostante e di gestire le emozioni, influenzando le funzioni umane più evolute come la percezione, la memoria, l'attenzione, l'apprendimento e le emozioni.

Quando si manifesta la schizofrenia

Malattia cronica e fortemente invalidante, la schizofrenia rappresenta una delle principali cause di disabilità, dopo la tetraplegia e la demenza. È una malattia devastante con un forte impatto anche sociale. Secondo i dati epidemiologici, ne soffre circa l'1% della popolazione mondiale, in qualunque contesto sociale e in ogni latitudine. Secondo la stima dell'OMS le persone affette da schizofrenia nel mondo sono circa 24 milioni, in Italia sono circa 245 mila. La malattia è subdola perché esordisce generalmente nella tarda adolescenza, raramente nell'infanzia, e dura tutta la vita. Si manifesta di solito tra i 18 e i 28 anni. Anche se i maschi sembra presentino un rischio maggiore, il disturbo colpisce indifferentemente uomini e donne. Secondo alcuni ricercatori la malattia si manifesterebbe maggiormente in soggetti che presentano una vulnerabilità neurosensoriale tale da essere influenzata da eventi ambientali stressanti che scatenerebbero l'insorgenza, la remissione e la ricorrenza dei sintomi. Attualmente esistono diverse ipotesi relative allo sviluppo della malattia e si pensa che l'eziopatogenesi sia multifattoriale.

Sintomi di schizofrenia

La sintomatologia è grave e progressiva. La malattia progredisce attraverso diverse fasi che presentano durata e caratteristiche variabili:

  • fase prodromica
  • fase prodromica avanzata
  • fase iniziale della psicosi
  • fase centrale
  • fase tardiva di malattia

Dopo una prima fase asintomatica o paucisintomatica - in cui sono lievi la compromissione delle competenze sociali, la disorganizzazione cognitiva, l'alterazione percettiva e altri deficit di coping – nella fase avanzata i sintomi subclinici si manifestano con:

  • isolamento
  • irritabilità
  • sospettosità
  • pensieri insoliti
  • percezioni distorte

La schizofrenia esordisce con deliri e allucinazioni in maniera acuta nel giro di pochi giorni e settimane, tuttavia, è più insidioso se l'esordio è lento in diversi anni. Durante la fase della psicosi, i sintomi peggiorano notevolmente e in quella centrale i periodi sintomatici possono essere episodici con esacerbazioni e remissioni oppure continui. Nella fase tardiva la malattia cronicizza e l'invalidità tende a stabilizzarsi, ma può peggiorare ulteriormente oppure talvolta regredire.

Sintomi  Manifestazioni
  • Sintomi positivi (distorsione delle normali funzioni mentali)
  • Deliri bizzarri (persecutori, di riferimento, di furto del pensiero)
  • Allucinazioni (percezioni sensoriali uditive, visive, olfattive, gustative, tattili)
  • Sintomi negativi (o di deficit)
  • Appiattimento affettivo (mancanza di espressività) Povertà d'eloquio
  • Anedonia (mancanza di interesse nelle attività che danno piacere)
  • Asocialità (mancanza di interesse nelle relazioni umane)
  • Sintomi disorganizzati (che comprendono disturbi del pensiero e comportamenti bizzarri)
  • Eloquio incoerente, non finalizzato, incomprensibile
  • Stupidità di tipo infantile
  • Agitazione
  • Inadeguatezza dell'aspetto
  • Inadeguatezza dell'igiene
  • Inadeguatezza della condotta
  • Catatonia (comportamento estremamente bizzarro caratterizzato dal mantenimento di una postura rigida e resistenza agli sforzi di essere mossi oppure la messa in atto di un'attività motoria afinalistica e indipendente da stimoli)
  • Sintomi cognitivi
  • Compromissione dell'attenzione
  • Compromissione della velocità di elaborazione del pensiero
  • Compromissione della memoria
  • Compromissione del pensiero astratto
  • Compromissione della risoluzione di problemi
  • Compromissione della comprensione delle interazioni sociali

La schizofrenia può essere classificata in sottotipo deficitario e sottotipo non deficitario in base alla presenza e alla gravità dei sintomi negativi (detti di deficit).

Complicanze della schizofrenia

Le complicanze maggiori sono il suicidio e la violenza. Il suicidio è la principale causa di morte tra gli schizofrenici, riducendo di 10 anni l'aspettativa di vita. Risulta che circa il 20% degli schizofrenici tenta il suicidio, il 5-6% ci riesce. L'ideazione suicidaria è sempre molto significativa e il rischio è maggiore in pazienti con esordio tardivo o con una migliore prognosi di remissione perché, conservando la capacità di provare sofferenza ed angoscia, soffrono per il riconoscimento realistico degli effetti del loro disturbo. Molti soggetti invece mancano di consapevolezza di malattia. Gli schizofrenici non sono violenti, lo diventano se usano droghe. I comportamenti violenti, con minacce e aggressività, sono più frequenti tra coloro che hanno deliri persecutori o allucinazioni e che non assumono i farmaci prescritti.

Schizofrenia: diagnosi e trattamento

Per fare una diagnosi differenziale rispetto ad altre psicosi, è necessario fare un'attenta valutazione in base all'anamnesi e all'osservazione di segni e sintomi, identificando alcuni specifici criteri clinici identificati dal Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders. Secondo il DSM-5 si fa diagnosi di schizofrenia se sono presenti almeno due sintomi caratteristici per almeno sei mesi e se i segni prodromici sono manifesti da sei mesi con sintomi attivi da un mese.

La prognosi dipende da una diagnosi ed un trattamento precoci, entro i primi cinque anni dall'insorgenza dei sintomi dopodiché i livelli di invalidità tendono a stabilizzarsi. Spesso la schizofrenia si associa ad altri disturbi mentali - come la depressione maggiore nell'80% dei casi e i sintomi ossessivo compulsivi - pertanto la prognosi è sfavorevole. Una buona prognosi, con un miglioramento significativo e durevole, dipende dall'adesione alla terapia psicofarmacologica anche se possono permanere delle ricadute intermittenti ed una residua invalidità. Un buon 60% dei pazienti è recuperabile ad un livello accettabile. Soltanto il 15% recupera le proprie capacità ai livelli prima dello sviluppo della malattia. Un terzo dei soggetti trattati rimane gravemente inabile in modo permanente. Una volta sospese le terapie, il rischio di riacutizzazione è elevatissimo.

Il trattamento consiste nella terapia farmacologica, nella terapia cognitiva e nella riabilitazione attraverso servizi di sostegno psicosociale. Se trattati precocemente con farmaci antipsicotici in maniera continuativa e con psicoterapia personale e familiare per il recupero delle disfunzioni cognitive, la risposta al trattamento è rapida e completa e il miglioramento può essere duraturo. L'obiettivo è ridurre la gravità dei sintomi psicotici, preservare la funzione psicosociale, prevenire la comparsa di episodi sintomatici, ridurre l'uso di droghe cui la schizofrenia spesso si accompagna. Essendo una patologia ricorrente e a lungo temine, è fondamentale insegnare ai pazienti l'autogestione della propria malattia.

Infermiere
Scopri i master in convenzione
Articoli correlati

Commento (0)