Gli operatori sanitari sperimentano violenza sul luogo di lavoro mediamente ogni 3,7 turni. Subire violenza una volta ogni 3,7 turni significa subirla circa 4 volte al mese o una volta a settimana, se si lavora a tempo pieno per 15 turni mensili. Il 25% di questi incidenti ha comportato violenza fisica. Le probabilità di sperimentare violenza sono indipendentemente associate al ruolo infermieristico e all'età più giovane, di età pari o inferiore ai 40 anni. Nel 24% degli eventi violenti i sanitari dichiarano di essere stati colpiti in modo moderato o grave. Le donne sono colpite in modo più negativo.
Un infermiere su due subisce violenza sul lavoro ogni settimana
Subire violenza una volta ogni 3,7 turni significa subirla circa 4 volte al mese o una volta a settimana.
Sono i risultati di uno studio trasversale condotto nel 2023 sugli operatori sanitari di un grande Pronto soccorso di un ospedale universitario a Indianapolis, Indiana (Stati Uniti) - con presenza di sicurezza 24 ore su 24, 7 giorni su 7 – che ha indagato la frequenza di violenza fisica e verbale perpetrata da pazienti e familiari nei confronti del personale sanitario .
Obiettivi dell'indagine erano anche determinare se i dati demografici, come genere ed etnia, fossero associati ad un aumentato rischio di subire aggressioni nonché esplorare l'impatto di questa violenza sul benessere del personale sanitario .
Ai 72 partecipanti allo studio è stato chiesto anche di specificare se le forze dell'ordine o la sicurezza erano presenti nell'area di cura del paziente prima dell'incidente.
Definizione di violenza sul lavoro
La violenza sul posto di lavoro è definita come qualsiasi atto o minaccia di violenza fisica, molestia, intimidazione o altro comportamento minaccioso e dirompente che si verifica durante il turno di lavoro.
Si tratta di un fenomeno comune ma sottostimato, in parte perché mancano dati affidabili in quanto le stime di incidenza si basano principalmente sul ricordo delle vittime in indagini retrospettive.
Non è rara, inoltre, la violenza discriminatoria sessista e razzista che, sebbene non sia ancora molto indagata, può essere particolarmente angosciante per coloro che ne sono vittime.
Nel corso dei due mesi dello studio sono stati segnalati 155 eventi in 575 turni di lavoro (il 46% dei 1250 turni stimati lavorati dai partecipanti in base ai programmi pubblicati).
Gli eventi sono stati codificati per gravità (tipi 1-5) e pregiudizi correlati a genere o razza ed etnia. La maggior parte degli eventi violenti (50%) sono stati codificati di tipo 1 (urla, schiamazzi, insulti), il 19% di tipo 2 (minacce di violenza fisica o sessuale, minacce di morte o uso di insulti), il 25% di tipo 3 (violenza fisica o aggressione come calci, pugni, morsi o sputi).
Non sono stati registrati eventi di tipo 4 che comportano violenza fisica che causa lesioni gravi che richiedono cure mediche né eventi di tipo 5 che causano disabilità permanente o morte. Si sono verificati pregiudizi sessisti in 38 eventi (25%) e razzisti in 11 eventi (7%).
Nel 76% dei casi l'impatto delle aggressioni è stato lieve o nullo. Tali risultati suggeriscono come sia urgente individuare interventi per supportare e proteggere il personale sanitario, soprattutto quelli a più alto rischio.
Frequenza delle aggressioni
L'esito primario è la frequenza degli eventi , calcolata e riportata come numero totale di eventi/numero totale di fogli di turno ricevuti. Risulta che gli infermieri rappresentano circa il 50% dei fogli turno restituiti ed hanno riportato alti tassi di violenza sul luogo di lavoro.
Questo studio ha pertanto scoperto che gli infermieri hanno maggiori probabilità di subire violenza rispetto ai medici ed agli operatori sanitari in altri ruoli (specializzandi, operatori sociosanitari, tecnici).
Il dato risulta in peggioramento rispetto ad un precedente studio del 2013 che aveva riportato un tasso inferiore di eventi violenti per lavoratore, circa 1 evento ogni 2 mesi. Vi sono inoltre prove che la violenza sul luogo di lavoro nell'assistenza sanitaria sarebbe in aumento soprattutto dopo la pandemia di Covid-19.
Un livello di impatto moderato o importante diventa un problema significativo per le organizzazioni sanitario perché può causare nel lavoratore stress acuto, perdita di produttività, ridotta soddisfazione lavorativa, burnout ed abbandono della professione.
Strategie di prevenzione
Le prove relative all'efficacia degli interventi per ridurre o prevenire tale violenza nel Pronto soccorso sono purtroppo ancora limitate.
Alcuni studi hanno evidenziato che i programmi educativi per operatori sanitari potrebbero essere utili a ridurre la frequenza di incidenti violenti o nel migliorare il livello di preparazione del personale nella sua capacità di gestirli.
Servono tuttavia ulteriori studi per valutare l'efficacia di fattori ambientali – come accesso controllato, segnaletica e disposizione degli arredi – e di strategie organizzative, come politiche ospedaliere, personale adeguato e politiche governative.
I ricercatori sottolineano che di fronte a questa frequenza allarmante sperimentata, le organizzazioni sanitarie dovrebbero lavorare di più per mantenere in sicurezza la propria forza lavoro altamente qualificata.
Riferimenti
Doehring MC, Palmer M, Satorius A, Vaughn T, Mulat B, Beckman A, Reed K, Spech Dos Santos T, Hunter BR. Workplace Violence in a Large Urban Emergency Department. JAMA Netw Open. 2024 Nov 4;7(11):e2443160. doi: 10.1001/jamanetworkopen.2024.43160. PMID: 39499514; PMCID: PMC11539014.
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