Signora Ministra, le sente queste voci rumorose? Quel suono sordo che scaturisce dalle viscere degli ospedali? Percepisce le grida di rabbia da parte di chi dedica tutta la propria energia per portare avanti “la baracca”? Questa è solo una parte della responsabilità che, con il giuramento nelle mani del Capo dello Stato, si è assunta. Dall’altra parte del guado ci sarà da lottare con la quotidianità di chi è costretto a combinare il “più di tutto” con il “meno di niente”.
Le grida di chi si prende cura
Tanto tuonò che, alla fine, piovve. Dopo 88 giorni di trattative convulse è arrivata la soluzione alla crisi di governo che ha imbarazzato anche il più accanito dei benpensanti.
I Ministri del 65esimo governo hanno giurato nelle mani del Capo dello Stato, intenzionati a lavorare per “migliorare la vita degli italiani”. E da dove partire, se non dalla salute?
È Giulia Grillo il Ministro della Salute del governo Conte. Un medico. Specializzata in bioetica e in valutazioni del danno alla persona, ha sulle spalle una grande, grandissima responsabilità. Certo, l’avevano anche i suoi predecessori in questo ruolo, ma il clima che fa da sfondo a questa nomina ha pochi precedenti nella storia, se non nessuno.
Precariato, mancanza di risorse, mancato turnover di personale. E ancora testate, pugni, aggressioni, ambulanze sequestrate, sputi. Scene da Far West, peccato che si svolgano tra le mura dei luoghi di cura.
E allora entri, Signora Ministra, non abbia paura. Venga a controllare con i suoi occhi, guardi quei corpi esausti delle persone che, giorno e notte, lavorano per prendersi cura della salute degli altri a scapito, molto spesso, della propria. Diamo vita ad una storia nuova, in cui avere la stessa visione di “prendersi cura”. Dei pazienti e dei professionisti.
Perché, Signora Ministra, le sente queste voci rumorose? Quel suono sordo che scaturisce dalle viscere degli ospedali? Percepisce le grida di rabbia da parte di chi dedica tutta la propria energia per “portare avanti la baracca”?
Sono quelli che devono gestire sempre più pazienti, dovendo garantire comunque più qualità, più efficienza, più rendimento, ma che hanno meno risorse, meno soldi, meno tempo, meno dignità. Sono quelli che lottano tutti i giorni per combinare il “più di tutto” con il “meno di niente”.
Sono quelli che, volenti o nolenti, da oggi sperano in lei. Che possa essere un orecchio, ma anche una voce e, soprattutto, una mano nel risollevare la condizione di quel mastodonte in agonia che è il sistema salute.
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