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Emergenza-Urgenza

Infermieri del 118 Lazio: Vogliamo solo il nostro lavoro

di Redazione

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Duecento professionisti che perdono il lavoro per fare spazio al volontariato (quello Laziale) è ammissibile?. Se lo chiedono i dipendenti 118 Rti in risposta alle dichiarazioni della direttrice generale Ares 118 Maria Paola Corradi.

Volontari al posto dei professionisti al 118. Botta e risposta con l’Ares

infermieri 118 lazio

Una protesta degli infermieri del 118 del Lazio

Forse la battaglia che noi lavoratori portiamo avanti non è ben chiara – dicono i dipendenti 118 del gruppo Rti -, lottiamo per ottenere i nostri diritti e forse quello più importante che è il lavoro.

Il problema sta nella decisione dell’Ares 118 Lazio di indire un bando per 17 postazioni del servizio di emergenza urgenza laziale, bando riservato però solo alle Onlus. Il rischio è che i volontari prendano il posto dei professionisti sanitari sulle ambulanze, lasciando a casa 250 infermieri di 118. La direttrice generale dell’Ares Maria Paola Corradi ha spiegato le sue ragioni su Nurse24.it. Ma i 250 dipendenti non ci stanno.

Quello che dice la dottoressa sull’organizzazione riguardante il volontariato in Toscana, Lombardia ed Emilia Romagna è vero –dicono i lavoratori -, ma forse non ha specificato qualcosina. In Toscana la legge obbliga il soccorritore volontario a svolgere un corso di ben 95 ore diretto dalla Onlus di appartenenza, ma supervisionato dalla Regione, così suddivise: 25 di teoria, 40 di pratica e 30 di tirocinio; a quest’ultimo si accede solo dopo lo svolgimento delle lezioni teorico pratiche relative alle tecniche di barellaggio e dove l’esame finale è composto da una commissione sanitaria presidiata dal direttore di centrale operativa 118 territoriale o un suo delegato.

Ma non finisce qui. Per i 250 dipendenti dell’azienda principale fornitrice del servizio nelle 17 postazioni laziali, anche in Lombardia la situazione è diversa. Il percorso formativo previsto per il soccorritore è finalizzato all'acquisizione del certificato di "Soccorritore Esecutore" – spiegano gli infermieri che rischiano il posto – e viene erogato dall'ente regionale preposto (Areu), direttamente o tramite il CeFRA (Centro Formazione Riconosciuto Accreditato). Il percorso formativo, della durata di 120 ore, è suddiviso in lezioni teoriche (circa 50 ore) e in addestramenti pratici (circa 70 ore) da svolgersi presso i CeFRA ed è gestito interamente da istruttori regionali formati e abilitati da Areu. Al termine del percorso il Soccorritore deve aver acquisito competenze tecniche, cognitive e relazionali proprie del ruolo che dovrà ricoprire a bordo dei mezzi di soccorso di base delle associazioni di soccorso convenzionate con l'Azienda regionale emergenza urgenza.

Il problema nel Lazio, secondo gli infermieri, sono le false Onlus. E i 250 dipendenti annunciano di aver già portato a conoscenza di questa situazione gli organi competenti.

Noi vogliamo il nostro lavoro. il lavoro che dopo anni di turni massacranti, arretrati e promesse, ci ha ridato una dignità e ci permette di sfamare le nostre famiglie

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