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Editoriale

Etica antivaccinista

di Giordano Cotichelli

La notizia è rimbalzata sui media a livello mondiale. In un distretto rurale della Frisia tedesca, un’infermiera avrebbe iniettato fisiologica, al posto del vaccino, a circa 8.600 persone. Le indagini sono in corso. Il fatto è certamente clamoroso, ma non inedito. È accaduto in altre località, con altre modalità: a Pistoia nel giugno scorso e a Rovereto all’inizio dell’anno, ai danni rispettivamente di 12 e 6 persone. In questi casi ci si avvicinava però all’errore umano, mentre l’episodio dell’infermiera tedesca svela una vera e propria “strategia” antivaccinale. Un comportamento simile a quello tenuto negli Stati Uniti, l’inverno scorso, dal farmacista che avrebbe sabotato ben 500 dosi di vaccino.

Scientismo e scienza si mescolano in maniera inquietante

Vaccinazione signora anziana

In Italia, più recentemente un medico, nella città marchigiana di Falconara Marittima, sembra abbia iniettato anche lui soluzione fisiologica al posto del vaccino prenotato, ma più per “pigrizia” professionale che per militanza no – vax vera e propria, in circa una novantina di pazienti. Brutte storie che probabilmente non rappresentano episodi isolati, fatta eccezione – si spera - per il caso di cronaca tedesca, e che rendono in maniera evidente la polarizzazione dei comportamenti in quest’epoca pandemica, che ha il solo merito di rendere evidenti le fragilità di sistema, a vari livelli.

In primo luogo sul piano sanitario in cui scientismo e scienza si mescolano in maniera inquietante, dove opinioni e preoccupazioni personali fanno da catalizzatore nell’interpretare in maniera individualista la realtà. Lo aveva già fatto a suo tempo l’ex-Presidente degli USA, Donald Trump, parlando di “altra realtà”, come se ciò che accade attorno a noi potesse essere oggetto di reinterpretazione a prescindere, legato unicamente non alla metodologia scientifica, ma alla forza di chi urla di più.

Lungo una lettura liberale delle libertà personali ognuno è libero di poter interpretare la vita come meglio crede, ma se lo fa in modo che questa sua visione possa diventare strumento di condizionamento e di coercizione della vita degli altri, questo è un fatto da condannare. Donald Trump negava sistematicamente la realtà a suo uso e consumo, al pari di tanti altri potenti (chiamarli dittatori sarebbe esagerato, anche se …), ai danni della collettività.

L’infermiera che vaccina erroneamente con fisiologica sei pazienti rientra nella dimensione dell’organizzazione sanitaria del risk management, e come tale va presa in considerazione. Se in pazienti coinvolti sono quasi 9.000 la questione diventa altra e più seria. Il cittadino che non è convinto dell’efficacia e dell’innocuità del vaccino ha tutte le ragioni per sollevare dubbi e perplessità, ma in questo deve porsi lungo due ordini di pensiero.

In primo luogo chiedersi se e come il suo comportamento possa avere ricadute negative sugli altri, e poi ricercare delle risposte ai suoi dubbi in maniera scientifica. Al contrario, andare in giro sul web piluccando articoli di comodo, prendendo in considerazione solo quelli che rispondono alle proprie elucubrazioni, è tutto fuorché un comportamento scientifico. Anzi è scientismo della peggior specie, quello cioè che nega la scienza citando la scienza, ma nei termini che esso stesso si dà, scegliendo le evidenze di comodo, facendosi scudo di nomi altisonanti, citati come profeti e martiri più di una dottrina religiosa che non scientifica.

Non ci si vuol sentire “cavie” di chissà quale oscuro esperimento sociale, ma per assurdo lo si diventa comunque scegliendo di non vaccinarsi, entrando così a far parte di quel campione di persone che costituisce il gruppo di controllo – quello dei non vaccinati – dello stesso esperimento sociale che si denuncia. La situazione pandemica è tale che si è cavie a prescindere, con o senza vaccino. La differenza sostanziale è che una volta vaccinati si è però più protetti nei confronti del contagio, ed ancor più non si costituisce pericolo per gli altri. Il punto è questo. Chi non vuole sottostare alla “dittatura” dei vaccini, è giusto che metta a repentaglio la vita della collettività la sua personale “dittatura” di non vaccinato?

L’unico vaccino da cui bisogna sottrarsi come infermieri e come cittadini è quello che ci rende immuni dal bisogno di lottare per i diritti collettivi, e restare così cronicamente “malati di solidarietà sociale”.

Termini di ragionamento sbagliati e pericolosi, funzionali solo a condurre a contrapposizioni dove la ragione viene sostenuta dalla forza di chi urla di più e non dai dati scientifici (trovati, verificati, analizzati, messi in discussione, riprodotti, etc. etc.), e dai bisogni della collettività, dei più deboli. La legge di chi urla di più, del più forte, è utile unicamente a mettere in discussione non solo la scienza, ma anche i diritti acquisiti: i diritti alla salute e al lavoro, alla sicurezza sociale e a quella professionale. Chi alza la voce invocando per il suo comportamento anti-vaccinale disposizioni estreme, volte al licenziamento dal posto di lavoro o alle dimissioni da rappresentante politico o professionale, non solo fa del populismo di facile rivendicazione, ma stressa la tenuta di diritti acquisiti che potranno essere realmente messi in discussione.

E alla fine saranno proprio coloro che urlano alla dittatura sanitaria i primi che favoriranno l’istaurarsi di ben più reali e pericolose, e già conosciute, dittature. Per contro è sempre più richiesta una visione critica della realtà attuale, dei provvedimenti governativi ed istituzionali, sanitari e sociali. Visione che non pensi al proprio tornaconto individualista e di bottega, volto a raccattare qualche tessera o qualche voto, ma si preoccupi del bene collettivo. C’è molto da rivendicare in termini di garanzie, relative ad esempio al green pass, come la sicurezza di avere più insegnanti e operatori ATA per la prossima apertura delle scuole, la sicurezza sui treni e sui mezzi dei pendolari, nelle mense e nella turnistica dei lavori

Insomma più che pensare al proprio e ristretto orticello antivaccinista è bene mobilitarsi per la collettività, per i bisognosi, per un domani che è già oggi e vuole rompere con un passato fatto di profitti di mercato ai danni del welfare universalistico. L’unico vaccino da cui bisogna sottrarsi come infermieri e come cittadini è quello che ci rende immuni dal bisogno di lottare per i diritti collettivi, e restare così cronicamente “malati di solidarietà sociale”.

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