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Ucraina

Salgono a 191 gli attacchi alla sanità

di Redazione Roma

Gli attacchi a ospedali, cliniche, ambulanze, operatori sanitari, pazienti sono saliti a 191. Con un bilancio di 75 morti e 54 feriti. A fare il punto è il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, a margine della Conferenza dei donatori per l'Ucraina. Tornando a precisare: Gli attacchi alla sanità sono una violazione del diritto internazionale umanitario. Tutto ciò è inaccettabile.

Ucraina, OMS: Inaccettabili gli attacchi nei confronti della sanità

È drammatico il bilancio dell’Oms sugli attacchi alle strutture sanitarie dall’inizio del conflitto

Premesso che la guerra colpisce tutti, non ci sono né vinti né vincitori, è impossibile non concordare con l’affermazione del direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus:

Peggio dell'interruzione dei servizi sanitari, che è stata catastrofica in tutta l’Ucraina e aggravata dagli sfollamenti e dal fatto che milioni di persone restano intrappolate in aree di conflitto, incapaci di muoversi, ci sono gli attacchi all’assistenza sanitaria. Che sono, purtroppo, in costante aumento.

Se a metà aprile sono stati registrati 103 attacchi (89 hanno colpito strutture sanitarie e 13 sono andati a segno contro i trasporti, comprese le ambulanze), con 73 vittime e 51 feriti, oggi l’Oms si trova (tristemente) ad aggiornare questi dati. E la nuova tabella riporta 191 attacchi, con 75 morti e 54 feriti.

Nel corso del suo intervento a Varsavia alla Conferenza dei donatori per l’Ucraina – durante il quale sono stati raccolti oltre 6 miliardi di euro, che verranno inviati e distribuiti al paese attaccato dall’esercito di Vladimir Putin lo scorso 24 febbraio – il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità ha evidenziato come nel paese governato da Volodymyr Zelensky si stiano ponendo a serio rischio i servizi e le infrastrutture e la salute di milioni di persone. La resilienza di qualsiasi sistema sanitario è definita non dai suoi edifici ma dalle sue persone, da chi presta assistenza anche nelle circostanze più estreme.

È ancora vivo – e non potrebbe essere altrimenti – il ricordo dell’attacco all’ospedale pediatrico di Mariupol. A questo proposito, il Direttore generale parla proprio delle infermiere che si prendono cura dei neonati negli scantinati degli ospedali, gli autisti di ambulanze e i paramedici che salvano le persone dagli edifici bombardati, le squadre mediche che eseguono interventi chirurgici e fanno nascere i bambini sotto il fuoco. Non dimenticando gli operatori sanitari di base che stanno ancora tentando di fornire assistenza a bambini e anziani e gli operatori logistici che continuano a trovare e consegnare forniture da cui dipendono le vite delle persone e che gli attacchi nei confronti della sanità – agli ospedali, alle cliniche e ambulanze, agli operatori sanitari, ai pazienti – rappresentano una violazione del Diritto Internazionale Umanitario. Ciò è completamente inaccettabile.

È stato poi fatto presente che conta oltre 80 dipendenti in Ucraina, sostenuti da altre centinaia nei paesi limitrofi, stanno lavorando incessantemente per assicurare una serie di forniture mediche salvavita alle persone che soffrono di patologie come cancro, diabete e malattie cardiovascolari. Prima del conflitto – ha continuato il Direttore generale – con il Ministero della Salute ucraino stavamo lavorando per prepararsi allo scenario peggiore, preallestendo le forniture negli ospedali, formando i sanitari sulla gestione di numeri elevati vittime e rafforzando la sorveglianza delle malattie. A febbraio l’Oms aveva inviato materiale medico dall’hub logistico presso Dubai, con il sostegno per milioni di dollari del suo Fondo per le emergenze.

Finora abbiamo consegnato oltre 316 tonnellate di forniture supportando l'assistenza a 7,5 milioni di persone e oltre 200mila interventi chirurgici. Stiamo anche lavorando nei Paesi vicini per sostenere i bisogni sanitari di oltre 5 milioni di rifugiati che hanno lasciato l’Ucraina, ha chiosato Tedros Adhanom Ghebreyesus. Ma le necessità economiche dell’Oms sono tutt’altro che marginali: per i prossimi 6 mesi ammontano a 80 milioni di dollari, contro una richiesta del settore sanitario pari a 110 milioni.

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