La donna aveva la misura degli arresti domiciliari ed era ricoverata nel reparto di Diagnosi e Cura dell’Ausl di Piacenza. Una delle due infermiere è stata afferrata per i capelli e trascinata a terra. Una notte che sarà difficile da dimenticare quella vissuta da due infermiere e da un medico del reparto di diagnosi e cura del Dipartimento di Salute Mentale dell’Ausl di Piacenza.
Aggressioni: la condanna dei sindacati
I tre sanitari sono stati aggrediti da una paziente poi denunciata dai carabinieri per violenza, minaccia a pubblico ufficiale e danneggiamento. I militari hanno accertato che la 38enne piacentina – sottoposta agli arresti domiciliari e in attesa di essere collocata all’interno di una struttura idonea – ha danneggiato la porta di una stanza dove il personale sanitario stava visitando un paziente. Ma non le è bastato procurare il danno materiale (e non sarebbe stato l’unico): ha poi aggredito un’infermiera afferrandola per i capelli e trascinandola a terra.
Quindi ha minacciato il medico, strappandogli dal collo il tesserino di riconoscimento e ha usato violenza anche contro un’altra infermiera intervenuta a difesa dei colleghi. Infine, ha rotto il campanello di accesso al reparto, strappato alcune tende e tranciato i cavi elettrici dei distributori automatici di bevande. Una vera e propria furia cieca, ma non è un fatto isolato. In casi come questi, infatti, le distanze tra le regioni si assottigliano di molto.
E dall’Emilia Romagna è un attimo arrivare in Campania, precisamente a Salerno, dove nella seconda metà di luglio, durante il turno di notte, due infermieri sono stati aggrediti da un uomo di nazionalità tunisina evaso dagli arresti domiciliari. A distanza di poche settimane altri due episodi nel napoletano: al Pronto soccorso dell’ospedale evangelico “Villa Betania”, a Ponticelli, un paziente ha iniziato a distruggere tutto ciò che gli capitava davanti (dalla barella al computer del triage, dalle stampanti alle porte scorrevoli di accesso) mentre all’ospedale del Mare, un 38enne ha aggredito un infermiere “colpevole” di negarli una barella riservata ai malati gravi. E approdando in Sicilia la piaga della violenza contro gli operatori sanitari non è meno grave: a metà giugno, infatti, due infermieri sono stati aggrediti al Pronto soccorso dell’ospedale “San Vincenzo” di Taormina ed hanno avuto bisogno di cure sanitarie.
Ma le aggressioni ai danni degli infermieri non sono (ovviamente) una “esclusiva” del centro e del sud Italia. Basti pensare che all’inizio dell’estate a Porto Viro (Rovigo), presso Casa di Cura “Madonna della Salute”, un uomo ha picchiato un infermiere 30enne di Mesola. Calci, pugni e spintoni come su un ring e c’è voluto l’intervento dei carabinieri per fermare la spregevole e brutale aggressione.
Dura la replica dei sindacati, con Renato De Luca (Uil Funzione Pubblica), che ammette: Le violenze subite dal personale sanitario sono intollerabili. Episodi del genere, sempre più frequenti, provocano negli operatori ansia, collera, senso di ingiustizia ma soprattutto sfiducia nei confronti dei vertici aziendali e delle dirigenze ospedaliere
. Parole, queste, rafforzate dalle dichiarazioni del segretario generale della Fials, Giuseppe Carbone: Gli odiosi episodi di violenza e vandalismo contro i sanitari sono il segno di un disagio preoccupante e diffuso che condanniamo con forza. E al quale va subito opposta una campagna di sensibilizzazione e di contrasto
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