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Salute

Epatite acuta nei bambini, le cause non sono ancora chiare

di Monica Vaccaretti

Il mondo sta affrontando attualmente un nuovo focolaio di infezioni da epatite acuta che risultano inspiegabili, dichiara l'Oms nel documento sulla giornata mondiale dell'epatite (28 luglio). È drammatico ed altrettanto inspiegabile che la malattia colpisca soltanto i bambini. Scienziati e responsabili politici nei paesi colpiti stanno lavorando, in sinergia con l'Oms, per capirne la causa.

28 luglio, Giornata mondiale dell’epatite

Come ogni anno l'Organizzazione Mondiale della Sanità celebra il 28 luglio la Giornata mondiale dell'epatite. La campagna di sensibilizzazione 2022 Avvicinare la cura dell'epatite a te ha l'obiettivo di aumentare la consapevolezza dell'epatite virale, responsabile dell'infiammazione del fegato che porta a malattie gravi come la cirrosi e il cancro. L'Oms si prefigge l'obiettivo di eliminare l'epatite entro il 2030, riducendo del 90% le nuove infezioni e del 65% i decessi correlati e garantendo diagnosi e trattamenti adeguati.

Esistono cinque tipi noti di virus dell'epatite - A, B, C, D ed E – che colpiscono ogni anno migliaia di bambini, adolescenti e adulti. La maggior parte di queste infezioni acute di epatite causano una malattia lieve e spesso non vengono nemmeno rilevate per l'assenza di sintomatologia importante.

Solo in alcuni casi insorgono complicazioni e possono risultare fatali. Si stima che nel 2019 si siano verificati in tutto il mondo circa 78.000 decessi a causa di infezioni acute da epatite da A ad E. Poiché le forme B, C e D provocano epatite virale cronica per decenni e sono responsabili del 95% di oltre 1 milione di decessi che si verificano ogni anno nel mondo, gli sforzi globali sono orientati all'eliminazione di questi tipi.

Pur avendo gli strumenti idonei per diagnosticare, trattare e prevenire l'epatite virale cronica, secondo l'Oms è necessario migliorare l'accesso della popolazione alle cure di questa malattia, indipendentemente dal tipo di epatite che possono avere, nelle strutture sanitarie primarie poiché in molte realtà questi servizi sono disponibili solo presso ospedali centralizzati o specializzati.

Combinazione di due virus la probabile causa delle epatiti acute nei bambini

Dai test di laboratorio condotti sui casi è stato escluso il virus dell'epatite AE in questi bambini. Dalla PCR in un certo numero di casi sono stati rilevati agenti patogeni come l'adenovirus e il sars-CoV-2 ma i dati disponibili sono incompleti. Tra i casi con dati disponibili risulta che l'adenovirus(LINK) è il patogeno più frequentemente rilevato. Nella regione europea è presente nel 52% dei casi. Tuttavia, è difficile valutare se questi tassi sono superiori ai tassi previsti nella popolazione generale a causa della limitata sorveglianza degli adenovirus nella maggior parte dei paesi.

Pur essendo limitati i risultati sierologici, anche Sars-CoV-2 è presente nel 16% dei casi europei e nell'8% dei casi in America e in Giappone. Tuttavia, due studi pubblicati lo scorso 13 luglio sul New England Journal of Medicine non riescono a definire con chiarezza se l'adenovirus umano abbia un ruolo nell'infezione e ne sia la causa primaria. Altri studi hanno ipotizzato la combinazione di Sars-Cov-2 con l'adenovirus 41. Si cerca una correlazione con il Long Covid. Ma non c'è nemmeno certezza che sia un virus.

Dai dati della letteratura sinora disponibili emerge chiaramente che la maggior parte dei casi notificati, a parte in Scozia e nei Paesi Bassi, non sembra essere collegata epidemiologicamente. La curva epidemiologica sta registrando un trend decrescente nell'ultimo mese ma tale tendenza deve essere interpretata con attenzione a causa dei ritardi nelle segnalazioni e delle sorveglianze limitate in alcuni Paesi.

Diverse autorità nazionali ed enti di ricerca, coordinati dall'Oms, stanno attualmente svolgendo approfondite e dettagliate indagini epidemiologiche, cliniche di laboratorio, istopatologiche e tossicologiche per individuare la possibile eziologia. Al momento non si esclude che le eziologie possano essere varie e a tal fine si stanno valutando esposizioni comuni, fattori di rischio e collegamenti tra i casi.

Il rischio a livello globale è attualmente considerato moderato. In attesa degli aggiornamenti dell'indagine e dei risultati delle prove di laboratorio, l'Oms ha sviluppato una guida provvisoria con raccomandazioni e strategie, definendo le priorità diagnostiche che non devono escludere tra i fattori eziologici, oltre agli agenti infettivi, anche esposizioni ambientali a tossine e farmaci, condizioni metaboliche ereditarie e malattie autoimmuni. Secondo la diagnostica investigativa suggerita, l'Oms consiglia di raccogliere i campioni di laboratorio il più presto possibile dopo l'insorgenza dei sintomi per consentire una corretta identificazione eziologica.

È in corso l'analisi dei dati clinici globali standardizzati sinora raccolti. I risultati contribuiranno a comprendere l'eziologia e la caratterizzazione clinica della malattia, nonché la sua storia naturale e la sua gravità. Lo studio dei dati clinici dei pazienti, raccolti in modo anonimo prospettico o retrospettivo attraverso l'esame e la revisione delle cartelle cliniche, permetteranno di guidare la risposta della salute pubblica e lo sviluppo di linee guida per la gestione clinica.

Fino a quando non si conoscerà l'eziologia dei casi sinora notificati, l'Oms consiglia di attuare pratiche generali di prevenzione e controllo delle infezioni con precauzioni standard: dall'igiene delle mani al distanziamento, dall'evitare spazi affollati al garantire una buona ventilazione all'interno degli ambienti, dall'indossare una mascherina ben aderente a coprire tosse e starnuti.

Raccomanda di bere acqua potabile, garantire la sicurezza degli alimenti dalla loro preparazione sino alla consumazione, di pulire regolarmente le superfici e di stare a casa se non si sta bene ricercando assistenza medica. Fino a quando la comunità scientifica non saprà di più in merito a questa malattia, l'Oms invita alla condivisione delle informazioni disponibili e ad una comunicazione del rischio alla comunità tempestiva e trasparente, così da mantenere la fiducia nelle autorità e negli interventi sanitari che si rendono necessari.

Infermiere

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