Mascherine e amuchina sono ormai finite da tempo nelle farmacie e per strada puoi incrociare persone che indossano mascherine chirurgiche, altre con la FFP2 e chi si arrangia con sciarpe e baveri rialzati, oppure chi se ne va in giro a volto scoperto. Sindaci che fanno provvedimenti restrittivi e regioni che li annullano. Governatori regionali che fanno provvedimenti restrittivi e governo centrale che li annulla. Ma nonostante tutto, fuori dal disordine organizzato di parte dei media e della comunicazione politica, c’è chi va avanti. Come i sanitari tutti dei vari reparti e ospedali coinvolti direttamente, dei servizi e degli ambulatori che si sono ritrovati a dover gestire – e subire – una quasi fine del mondo che nessuno si sarebbe mai immaginato fosse lì, a due passi da casa. In questo tempo di coronavirus mi auguro si capisca che l’isolamento epidemiologico è una necessità e quello culturale una calamità.
L'atmosfera surreale che si respira nell'Italia del coronavirus
L’andamento dell’attuale epidemia di coronavirus probabilmente dovrebbe risolversi nelle prossime settimane.
Il condizionale è d’obbligo per non abbassare la guardia di fronte a questa infezione decisamente strana che vede, per numero di casi rilevati, l’Italia collocarsi al terzo posto (quarto se si considera il “non luogo” della Diamond Princess) dopo Cina, Sud Corea e davanti al Giappone.
Nei prossimi anni epidemiologi e sociologi forniranno ottimi studi per capire cosa è accaduto (e sta accadendo) nel Bel Paese. Per il momento si possono prendere in considerazione gli elementi maggiormente rilevanti al fine di avere un quadro il più possibile realistico della situazione.
Dall’esordio della malattia ad oggi ci sono stati diversi casi di razzismo e intolleranza, con episodi violenti, nei confronti di persone di origine asiatica presenti in Italia. Un filippino picchiato a Cagliari (perché “cinese”), una donna aggredita verbalmente a Torino, vari altri episodi fino ad arrivare al tizio che, in fila alla cassa del supermercato, alla vista di due cinesi ha abbandonato tutto e se l’è data a gambe.
Episodi gravi indicatori dell’atmosfera surreale che si respira in tutto il paese. Supermercati presi d’assalto, non solo al Nord, con incetta di ogni prodotto possibile immaginabile. Diverse le immagini che mostrano carrelli pieni di bottiglie d’acqua, detergenti per i piatti, carta da cucina e Coca Cola.
Mascherine e amuchina sono ormai finite da tempo nelle farmacie e per strada puoi incrociare persone che indossano mascherine chirurgiche, altre con la FFP2 e chi si arrangia con sciarpe e baveri rialzati, oppure chi se ne va in giro a volto scoperto.
In un liceo di una regione in cui – ancora – non sono stati registrati casi di infezione, fra le varie raccomandazioni date dalla direzione c’è quella di non presentarsi a scuola se malati e, l’esortazione alle famiglie, di dotare gli studenti di disinfettanti a base alcolica.
Nulla si dà per scontato. Certo, ma sollecitare l’acquisto di disinfettanti in gel dopo che da giorni ne risultano esaurite le scorte, fuoriesce dalla dimensione dell’irrealtà ed entra in quella dell’obnubilamento dirigenziale.
Sindaci che fanno provvedimenti restrittivi e regioni che li annullano
Governatori regionali che fanno provvedimenti restrittivi e governo centrale che li annulla. Il tutto in un quadro generale di rigido pressappochismo che, allo stato attuale non sembra avere conseguenze di rilievo. Vero è che alcune soggettività si danno abbastanza da fare per accrescere incertezza ed angosce.
I media in primo luogo dove è caccia al titolo di giornale che possa maggiormente spaventare e indurre all’acquisto. Alcune perle dei giorni scorsi rendono l’idea. Repubblica: Virus, il Nord nella paura; Il Giorno: Contagi e morte, il morbo è tra noi; Il Giornale: Italia infetta; Libero: Vade retro virus; Il Messaggero: Avanza il virus, il Nord in quarantena.
I talk show si preoccupano più dell’audience che dei messaggi diffusi, scatenando la caccia agli esperti che, alla fine, litigano fra di loro, anche con toni non propriamente educativi, fatti di battute sessiste e boria testosteronica sbandierata senza limiti. Alcuni politici aumentano il loro impegno nello spargere panico e chiacchiere fini a loro stesse.
Tornano i porti chiusi ed i barchini degli africani, anche se le zone maggiormente colpite non sono sul mare, né sul confine patrio ed i pazienti zero, uno e due, ecc. non mostrano origini estere.
La foto di una deputata con una mascherina chirurgica seduta in parlamento e circondata da scranni vuoti riesce a sintetizzare il peso specifico di molta classe politica di questo paese
Nonostante tutto, fuori dal disordine organizzato di parte dei media e della comunicazione politica, c’è chi va avanti. Gli abitanti delle zone poste in quarantena cercano di attenersi alle indicazioni avute e, passato lo sgomento di essere quasi considerati i novelli untori del terzo millennio, attendono un auspicabile lieto fine. Lo fanno con ordine, dedizione ed un po’ di rassegnazione, che molto spesso connotano in senso positivo la piccola provincia italiana.
Stessa cosa si può dire dei sanitari tutti dei vari reparti e ospedali coinvolti direttamente, dei servizi e degli ambulatori che si sono ritrovati a dover gestire – e subire – una quasi fine del mondo che nessuno si sarebbe mai immaginato fosse lì, a due passi da casa.
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