Il presidente del Parlamento europeo, Davide Sassuoli, ha sottolineato come l’emergenza in atto nel nostro paese abbia la capacità di imporre un ragionamento sulla Sanità pubblica italiana spezzettata in 20 diversi modelli e come in tutto questo il contributo della sanità privata, nei fatti, non corrisponda in termini di sostegno in questa fase emergenziale, alle risorse che drena continuamente. Affermazioni importanti che, speriamo, dovranno avere altrettanti importanti seguiti di rilievo, di cambiamento. Per il momento, a più riprese, si notano a livello istituzionale diverse polemiche fra governo centrale e poteri locali: Roma da un lato e la Lombardia o le Marche dall’altro. C’è chi adotta delle misure e chi no. Chi le fa troppo restrittive e chi si preoccupa più dei soldi di Pantalone, ma intanto aspetta come sempre lauti finanziamenti dalla capitale.
Cronache dalla peste mediatica del coronavirus
A Bologna è stato annullato un concorso per infermieri, mentre nelle Marche, ad Ancona, si sono mantenute le scadenze prefissate: quella del 26 scorso e della prossima fine di marzo. Un fatto che merita un momento di attenzione.
Alcune colleghe mi hanno detto come è andata la giornata. Su circa 1.479 possibili partecipanti, si sono presentati in 911 al Pala Prometeo. Difficile sapere con esattezza la provenienza, ma i numeri sono decisamente bassi rispetto alla ressa di queste occasioni.
La ricerca di un lavoro, anche precario, è decisamente alta fra le giovani generazioni che registra uno dei tassi di disoccupazione più alti della storia repubblicana: 25,7%, con un peso maggiore se relativo alle regioni del sud o alle donne.
Qualcuno ha fatto notare che nella sostanza era solo una prova concorsuale per poco più di 50 posti, che potranno estendersi fino ad un centinaio a ridosso dei mesi estivi (periodo di ferie) per l’acquisizione di uno status che però non riguarda il tempo indeterminato, ma unicamente un livello di precarietà un po’ più lungo di altro.
Precarietà di lavoro infermieristico che va a mitigare (poco) altra precarietà di lavoro infermieristico. Ma nell’Italia ai tempi della peste e della disoccupazione giovanile, generale e infermieristica, va bene tutto. In merito, il solito polemico di turno ha detto che nelle Marche si chiudono le scuole ma si fanno i concorsi pubblici. Mah!
A chiacchiere si riempiono i parlamenti e non si mandano avanti gli ospedali, men che meno la società. Però un concorso in piena emergenza “pandemica” merita comunque attenzione, anche perché preannunciato da assicurazioni igienico-sanitarie di sorta. Infatti, all’entrata sono state messe a disposizione mascherine (chirurgiche) e guanti monouso (in pochi li hanno presi).
La commissione mi hanno detto che si è presentata essa stessa munita di mascherine, ma non sono riuscito ad avere testimonianza della presenza di dispensatori di soluzioni idroalcoliche disinfettanti.
Chiacchiere di corridoio parlano di alcuni candidati “influenzati” che sono stati fermati. Di nuovo le chiacchiere! Le chiacchiere dell’Italia al tempo della “peste”, più utili solo ad alimentare immaginari pensati che vissuti reali e, come spesso accade, la realtà supera l’immaginazione.
Vedi il caso della mamma che, mentre in ambulatorio stai facendo l’iniezione alla figlia, ti chiede con fare complice se hai qualche mascherina da prestarle. “Sa per la bambina…”, “Prestarle? Perché poi me le restituisce?”. Chiederle per quale motivo le vuole sarebbe troppo azzardato. Meglio l’ironia acida.
Un collega mi ha raccontato che da giorni mette il dosatore del disinfettante all’entrata della struttura dove lavora, ad uso del pubblico, accanto ad un bel cartello che istruisce sulla necessità del lavaggio delle mani e, puntualmente, dopo poche ore, il dosatore è già scomparso.
Un’altra collega ha provato a spiegare ad un signore che quello che conta è in primo luogo avere cura dell’igiene delle mani, che si può ottenere anche usando acqua e sapone. E questi più di una volta ha chiesto rassicurazioni sul fatto che comunque alla fine bisogna disinfettarsi.
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