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Editoriale

Il contagio è sulle ali del vento e di una carezza

di Monica Vaccaretti

Il giornale del mattino mi porta la notizia amara ed allarmante, ma non sorprendente, che sono oltre 200 i medici e gli infermieri nel mio ospedale che si sono contagiati negli ultimi giorni, seguendo un trend di contagio nazionale in crescita tra gli operatori sanitari, mille in più ogni giorno dai dati dell'ISS. La cronaca della città riporta in prima pagina quei numeri che danno corposa sostanza alle voci di un ritorno dei cluster nei reparti che giravano da qualche giorno. Duecento infermieri e medici positivi contemporaneamente sono un focolaio all'ospedale di Vicenza. Notizia che spiazza e spezza.

Più di 200 contagi all’ospedale di Vicenza. Abbassare la guardia significa creare focolai

"Perché abbassare la guardia? Le mascherine Ffp2 non mancano"

I cluster nei reparti non dovrebbero esistere dopo oltre due anni di pandemia. Non è ammissibile, lo trovo imperdonabile. L'ospedale, che non è una struttura sterile ma siamo noi, dovrebbe avere imparato come si fa a restare puliti. Generalmente con l'igiene ed il rigore, l'osservanza delle regole e delle misure sanitarie. È evidente che molti di noi non hanno imparato niente, hanno dimenticato, vivono leggeri, minimizzano. Fanno come tutti ma noi non possiamo permetterci di essere tutti. Abbiamo una responsabilità verso la nostra salute e quella degli altri. E a differenza della popolazione, dovremmo mantenere quel rigore e quella coerenza dettata non dal buon senso ma dalla conoscenza della situazione epidemiologica, dalla comprensione della sua evoluzione e dall'osservanza di quegli atti comportamentali che devono essere sempre messi in atto contro questo virus. Abbassare la guardia significa, come in una equazione matematica, creare focolai.

Il contagio è sulle ali del vento e di una carezza

Il contagio è sulle ali del vento. Certamente il tasso di contagiosità è oltre l'immaginabile. Il nuovo Coronavirus ha superato persino il Paramyxovirus, responsabile del morbillo che significa morbus, la malattia infettiva esantematica per eccellenza per la sua alta contagiosità che si diffonde facilmente per via aerea, soprattutto attraverso i colpi di tosse e gli starnuti delle persone infette, ma anche per contatto attraverso saliva e secrezioni nasali. Nove persone su dieci che non sono immuni e condividono lo spazio in cui vivono con una persona infettata dal morbillo, saranno contagiate. Di cosa stiamo parlando allora quando definiamo la contagiosità di Omicron che ha un indice di trasmissibilità di 15? Una persona ne contagia 15 in un colpo di tosse e in uno starnuto, anche solo respirando. L'unica differenza, favorevole per il virus del morbillo, è che l'infezione o la vaccinazione danno un'immunizzazione permanente quindi, non ci si ammalerà più per l'intera durata della vita. Con Sars-CoV2 le reinfezioni, con o senza vaccino, sono all'ordine del giorno. Le stiamo vedendo.

È difficile accettare di rischiare di essere contagiati per il pressapochismo dei sanitari che ti lavorano accanto, otto ore al giorno.

Il contagio, tuttavia, è anche sulle ali di una carezza a tuo figlio. E in questo caso non si può sfuggire. Non si può colpevolizzare questa modalità di contrarre l'infezione, soprattutto se si è fatto più del possibile per evitarla. Sars-CoV2 sa come arrivarti in casa, eludendo le difese, quando si è tranquilli con i propri familiari, finalmente lontani dagli estranei e dai luoghi considerati a maggior rischio di esposizione. Come un ospedale, un supermercato, un ristorante, i centri storici affollati. Il virus passa posandosi sulle labbra con un bacio di bentornato amore. Si posa sul cuscino della buonanotte, quando si dorme nel letto del figlio per farlo addormentare. Salta sulle risate davanti alla tv e nelle tenerezze sul divano. Ti entra girando attorno al tavolo della cena.

È una sconfitta, dopo due anni che sto attenta a tutto. Che disinfetto persino la spesa. Non vado da nessuna parte, si sfoga tra le lacrime una collega che è ancora più rigorosa di me. Ma come ha fatto a contagiarsi mio figlio che tiene sempre su la mascherina ffp2 a scuola e giocando con gli amici?, si sfoga un'altra esasperata. Magari con le sue manine di bambino. Sono molto arrabbiate le infermiere amiche che mi informano della loro positività presa tra le mura di casa, dopo due anni di sacrifici e di paura. Dopo essere state in prima linea, è difficile accettare di essere stata contagiata dal nonno che non è stato attento nonostante tutte le raccomandazioni. Bastava solo che mi avesse detto che aveva sintomi, così non gli avrei portato i bambini mentre andavo al lavoro in ospedale. Perché non ha capito che la tosse e il raffreddore potevano essere Covid e non un banale colpo d'aria, durante la gita in montagna con il gruppo della parrocchia?.

È positivo anche l'altro figlio. Anche il terzo, che lo aveva già preso a dicembre. Ma come è possibile? Ci contageremo tutti. Accidenti, sono positiva anch'io. Sabato ero negativa. Ho due dosi fatte da poco, ho gli anticorpi ancora altissimi dal sierologico. Eppure, mi sono contagiata. Con il bacio del buongiorno. Con un abbraccio. Sgridando i bambini che urlano e litigano attorno ai giochi per terra. Come facciamo ad isolarci in 5 persone in 80 metri quadrati?. Infatti, nemmeno il chiudersi in isolamento in camera per dieci giorni, come si raccomandava con il virus di Whuan, protegge da questa contagiosità in famiglia quando ci sono bambini. Del resto, la campagna vaccinale pediatrica è stata un flop. Soltanto il 33% dei bambini 5-11 sono stati immunizzati. E non hanno il booster. E oggi con Omicron, ricorda Walter Ricciardi, chi ha due dosi è come se non fosse vaccinato.

Il contagio vola sulle ali del vento e di una carezza. Non mi resta che la ffp2. Speriamo che io me la cavo.

Infermiere

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