La leucemia linfoblastica acuta (LLA) è una malattia oncoematologica a rapida progressione che ha inizio quando i linfociti, a livello del midollo osseo, incorrono in una trasformazione neoplastica con conseguente moltiplicazione incontrollata e progressivo accumulo. Al fine di raggiungere buoni tassi di sopravvivenza è importante riconoscere precocemente questa patologia in modo tale da essere indirizzati nel più breve tempo possibile ad un suo idoneo trattamento.
Cos’è la leucemia linfoblastica acuta
La leucemia linfoblastica acuta si manifesta quando i linfociti incorrono in una incontrollata trasformazione neoplastica a livello del midollo osseo.
Questo fatto comporta l’arresto della fisiologica produzione di cellule ematiche con una conseguente grave compromissione della produzione di globuli rossi, bianchi e piastrine.
L’aumento incontrollato delle cellule linfocitarie comporta inoltre la loro invasione di particolari strutture quali linfonodi, milza, fegato e sistema nervoso centrale.
Esiste inoltre una forma speciale di LLA che si caratterizza per la presenza di un’alterazione cromosomica specifica, nota come cromosoma Philadelphia (Ph).
Questa alterazione origina da uno scambio di materiale genetico tra i cromosomi 9 e 22, con conseguente produzione di un trascritto molecolare ibrido dovuto alla fusione dei due geni anomali.
La presenza del cromosoma Philadelphia si riscontra in una quota compresa tra il 20% e il 40% e aumenta progressivamente con l’età. La determinazione di tale trascritto è fondamentale in tutti i casi di LLA in quanto la terapia cambia radicalmente nelle forme Ph positive e negative.
Leucemia linfoblastica acuta e fattori di rischio
Oltre alla componente genetica, esistono dei fattori di rischio per lo sviluppo di LLA:
- Pregressa radioterapia o chemioterapia
- Esposizione ad alti livelli di radiazioni
- Esposizione prolungata ad elevate concentrazioni di sostanze chimiche utilizzate nell’industria, come il benzene e la formaldeide
- Condizioni ereditarie: sindrome di Down, anemia di Fanconi, sindrome di Bloom, atassia-teleangectasia, sindrome di Kostmann, sindrome di Shwachman-Diamond, anemia di Blackfan-Diamond, neurofibromatosi di tipo I e sindrome di Li-Fraumeni
- Condizioni predisponenti acquisite: sindromi mielodisplastiche, anemia aplastica ed emoglobinuria parossistica notturna.
Tipi di leucemia linfoblastica acuta
Al fine di stabilire al meglio la diagnosi, la prognosi e il percorso terapeutico, le diverse forme e i vari stadi di LLA sono classificati in base alle caratteristiche cellulari e molecolari dei linfociti malati.
Attualmente si utilizza una classificazione rivista dall'Organizzazione mondiale della sanità nel 2008 che tiene conto sia del tipo di linfocita di origine (B o T), sia del grado di maturazione delle cellule leucemiche:
LLA B | LLA B (NAS) | LLA B con ricorrenti anomalie genetiche |
LLA T |
Prende origine da linfociti B | Non altrimenti specificata | - Traslocazione tra i cromosomi 9 e 22, che coinvolge i geni BCR e ABL - Traslocazioni che coinvolgono il gene MLL (localizzato nel cromosoma 11) - Traslocazione tra i cromosomi 12 e 21, che coinvolge i geni TEL e AML1 (chiamati anche ETV6 e RUNX1) - Traslocazione tra i cromosomi 5 e 14, che coinvolge i geni IL3 e IGH - Traslocazione tra i cromosomi 1 e 19, che coinvolge i geni TCF3 e PBX1 - Presenza di un numero eccessivo di cromosomi (cariotipo iperdiploide) - Presenza di un numero ridotto di cromosomi (cariotipo ipodiploide). |
Prende origine da linfociti T |
Sintomi di leucemia linfoblastica acuta
I sintomi della LLA sono direttamente correlati all’incontrollata crescita delle cellule leucemiche, le quali occupano il midollo osseo e ne impediscono il fisiologico funzionamento.
La LLA, difatti, ostacola la produzione di tutte le cellule fisiologicamente prodotte a livello del midollo osseo: globuli rossi, piastrine e globuli bianchi.
Per questo motivo, i sintomi della LLA derivano nella maggior parte dei casi dalla carenza di queste tre componenti ematiche:
- Carenza di globuli rossi (anemia): pallore, debolezza, affaticabilità, tachicardia, dispnea
- Carenza di piastrine (piastrinopenia): emorragie cutanee (petecchie) e alle mucose (es. gengive)
- Carenza di globuli bianchi sani (leucopenia): riduzione delle difese immunitarie con aumentato rischio di infezioni.
È bene ricordare come anche le cellule leucemiche siano globuli bianchi, ma non sono in grado di svolgere le loro normali funzioni e di proteggere il corpo dalle infezioni.
Oltre a questi sintomi, le cellule leucemiche possono infiltrarsi in altri organi causando, a seconda della parte colpita, un ingrossamento del fegato (epatomegalia), della milza (splenomegalia), dei linfonodi e delle gengive.
Talvolta le cellule tumorali riescono a penetrare nel sistema nervoso: in questo caso, si possono avere paralisi che interessano il viso o gli organi di senso, vomito e bradicardia.
Infine, le sostanze infiammatorie prodotte dalle cellule leucemiche possono causare febbre(LINK), dolori ossei, articolari e muscolari, abbondante sudorazione e perdita di peso.
Come si fa diagnosi di leucemia linfoblastica acuta
Per porre diagnosi di LLA è necessario esaminare sia il sangue periferico sia il midollo osseo.
I principali esami che solitamente vengono condotti sono:
- Esame emocromocitometrico/striscio di sangue periferico: permette di misurare il numero di globuli bianchi, rossi e piastrine del sangue periferico e fornisce nel dettaglio in percentuale e valore assoluto i 5 principali tipi di globuli bianchi (granulociti neutrofili, eosinofili e basofili, monociti e linfociti), le cui frazioni più rare ed immature (blasti, pro-mielociti e mielociti) possono anche essere esaminati più approfonditamente al microscopio ottico
- Aspirato e Biopsia del Midollo Osseo: entrambe le procedure vengono eseguite introducendo un ago a livello della spina iliaca postero-superiore. Con l’aspirato midollare, una volta posizionato opportunamente l’ago in anestesia locale, si procede a 2/4 brevi ripetute aspirazioni della durata di pochi secondi, allo scopo di raccogliere adeguati campioni di midollo osseo. La biopsia osteomidollare, invece, è una procedura che prevede l’estrazione di un piccolo cilindro d’osso mediante l’utilizzo di un apposito ago. Tale procedura si esegue in anestesia locale e la sua esecuzione non è sempre ritenuta necessaria dall’oncoematologo per porre diagnosi di LLA
- Puntura lombare: consente il prelievo di liquido cefalorachidiano (liquor) a fini diagnostici. La procedura si effettua posizionando in anestesia locale un ago in prossimità della regione lombare della colonna vertebrale, raggiungendo in questo modo la cavità liquorale e prelevando il liquido ivi contenuto
- Analisi morfologica: consiste nell’esaminare al microscopio ottico le caratteristiche morfologiche delle cellule midollari presenti in campioni di aspirato midollare e sangue periferico. Questa analisi fornisce preziose informazioni per la diagnosi e la definizione della fase di malattia
- Analisi citogenetica: consente di esaminare il numero e la struttura dei cromosomi delle cellule midollari presenti in campioni di aspirato midollare o di sangue periferico. Alcune peculiari alterazioni cromosomiche possono essere associate ad una prognosi favorevole o sfavorevole per la LLA
- Analisi immunofenotipica: permette di esaminare le caratteristiche di superficie delle cellule leucemiche presenti in campioni di aspirato midollare e sangue periferico, facilitando la diagnosi e, in alcuni casi, permettendo di monitorare nel tempo la risposta ai trattamenti
- Analisi molecolare: è utile per esaminare la presenza nelle cellule midollari di campioni di aspirato midollare e/o sangue periferico di “marcatori molecolari” di malattia che possono facilitare l’inquadramento prognostico e permettere di monitorare nel tempo la risposta ai trattamenti. I “marcatori molecolari” originano da alterazioni cromosomiche o del DNA.
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