L'infarto intestinale è una patologia che si presenta in condizioni di ipoafflusso sanguigno ai vasi che irrorano l'organo e può dipendere da: presenza di un trombo, embolia, stenosi dei vasi.
Cause di infarto intestinale
L' intestino è un importante organo con funzioni specifiche di digestione, assorbimento, eliminazione e difesa immunitaria, tutte mansioni che richiedono un buon funzionamento del sistema vascolare artero-venoso che irrora l'intestino; infatti, abbiamo il sistema vascolare arterioso che fornisce sangue ossigenato e ricco di energie, mentre il sistema venoso raccoglie e porta via anidride carbonica e sostanze di scarto.
L'infarto intestinale si verifica quando abbiamo un problema a livello della circolazione arteriosa, la mancanza ridotta o completa di afflusso sanguigno ossigenato indebolisce e danneggia irreparabilmente l'organo. Quando la problematica è invece a carico dei vasi venosi (raro) possono crearsi anche disturbi ad organi a monte dell'ostruzione.
I tre vasi principali che irrorano gli organi addominali sono:
- Tronco celiaco: esofago, stomaco, duodeno prossimale, fegato, colecisti, pancreas e la milza
- Arteria mesenterica superiore: duodeno distale, digiuno, ileo e colon
- Arteria mesenterica inferiore: colon discendente, sigma e retto
Segni e sintomi di infarto intestinale
Il primo segno di infarto intestinale è il forte dolore addominale, solitamente insorto dopo i pasti, che nelle prime fasi viene percepito e riferito dal paziente, accompagnato da addome trattabile, dolorabilità alla palpazione minima e peristalsi minima conservata, mentre quando si sviluppa la necrosi emergono anche segni peritonitici come addome difeso, rigidità e assenza di peristalsi.
L’insorgenza acuta è spesso indice di embolia arteriosa, una più graduale è tipica di trombosi venosa. Altri sintomi associati possono essere: alvo diarroico e urgenza di defecare, senso di gonfiore addominale, presenza di sangue nelle feci, nausea, vomito e in casi complicati anche febbre.
Diagnosi e trattamento di infarto intestinale
Per poter fare diagnosi di infarto intestinale è importante fare un’accurata raccolta anamnestica accompagnata da un attento esame obiettivo, considerando che l’infarto intestinale è solo una piccola “fetta” di tutte quelle che sono le potenziali patologie a carico del sistema gastrointestinale.
Dal punto di vista strumentale è necessario eseguire esami ematici, per i quali non esistono markers mirati per fare diagnosi di infarto intestinale, ma ci sono valori che possono predire o orientare verso essa, come: emocromo, indici infiammatori, d-dimero, emogasanalisi per valutazione lattati.
L’alterazione di questi esami elencati possono creare un “alert” che richiede ulteriori indagini, come: ecografia e radiografia addominale (più utilizzata per escludere altre cause di dolore addominale), imaging di II° livello come TC addominale e colonscopia; di tutti questi esami la TC addominale senza e con MDC (mezzo di contrasto) risulta essere il gold standard per la diagnosi di infarto intestinale. Pazienti con chiari segni peritoneali devono essere indirizzati in sala operatoria per intervento di chirurgia esplorativa in cui si fa sia diagnosi che trattamento.
Diagnosi e trattamento precoce e aggressivo riducono sostanzialmente la mortalità se la diagnosi viene fatta prima di sfociare in un quadro peritonitico.
Il trattamento in caso di ischemia acuta occlusiva può essere: chirurgico, angiografico o farmacologico.
- Chirurgico: embolectomia, rivascolarizzazione con o senza resezione intestinale
- Angiografico (non indicato in presenza di segni peritoneali): somministrazione attraverso catetere angiografico di vasodilatatori (papaverina) o trombolisi
- Terapia farmacologica: anticoagulante in pazienti con embolia arteriosa o trombosi venosa, antiaggregante in casi di ischemia non occlusiva (terapie a lungo termine)
Laddove la causa fosse non occlusiva l’approccio prevede il tentativo di risolvere la compromissione emodinamica.
Prevenzione
Per diminuire il rischio di infarto intestinale è utile ridurre al minimo i fattori di rischio ad esso correlati, come: ipertensione, ipercolesterolemia, fumo di sigaretta, sovrappeso, vita sedentaria.
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