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Patologia

Fistola

di Giacomo Sebastiano Canova

La fistola è una comunicazione patologica, di forma tubulare, tra due strutture o tra due cavità dell’organismo o tra esse e l’esterno del corpo. Possono coinvolgere praticamente tutti i distretti corporei e si possono formare attraverso differenti meccanismi patogenetici.

Classificazione delle fistole

La classificazione delle fistole può avvenire attraverso due principali criteri: in base alla loro posizione o alla loro struttura.

Eziopatogenesi delle fistole

Generalmente le fistole sono causate da un processo infiammatorio complicato da un’infezione ascessualizzata. Secondo questa sequenza, l’infiammazione coinvolge via via le strutture circostanti, creando in questo modo delle aderenze tessutali.

La raccolta ascessuale che si viene a creare tende dunque a rompersi, in modo tale da permettere la fuoriuscita del pus che contiene e che, una volta svuotato, crea un tragitto tubuliforme che percorre le varie strutture coinvolte dall’infiammazione, creando così la fistola.

In due particolari circostanze la fistola tende a diventare cronica, ovvero quando continua ad essere alimentata a causa della persistenza dell’infezione che l’ha determinata e che continua a produrre pus e materiali infiammatori oppure perché, anche se la causa iniziale è regredita, nella fistola continuano a passare sostanze biologiche presenti nell’organo fistolizzato (es. saliva, urine, materiale fecale).

In altre circostanze, anche se ha scarsa tendenza a farlo, la fistola può guarire spontaneamente. In questi casi alla fistola si sostituisce un tessuto fibroso di tipo cicatriziale che tende a chiuderla completamente o, altre volte, parzialmente.

Questo spiega il fatto per cui le fistole si distinguono in complete e incomplete; in quest’ultimo caso, restando pervie da un lato o dall’altro, vengono denominate cieche interne o esterne.

In alcuni casi, inoltre, il processo che ha determinato la formazione della fistola può ripetersi. Il pus presente in questo nuovo ascesso può seguire una nuova strada creando una nuova fistola o percorrere la fistola precedente, seguendone l’intero percorso o abbandonandolo per sbucare in un altro punto. È proprio questo il meccanismo che spiega perché le fistole possono essere uniche o multiple, semplici o ramificate ed in questo caso pluri-orifiziali.

In seguito ad una difficoltosa evacuazione o a rapporti sessuali anali, la fistola può rompersi spurgando sotto forma di sangue e pus misto a batteri di colore scuro e maleodorante, molto simile a feci liquide. In questo caso la fistola viene trattata con antibiotici semplici via orale e frequenti lavaggi interni senza necessitare di interventi chirurgici drenanti.

Fistole e quadri clinici

Le fistole possono interessare tutti i distretti dell’organismo e coinvolgerne praticamente tutte le strutture.

Le fistole che si riscontrano più frequentemente sono:

  • Fistola ano-rettale: mette in comunicazione il canale anale (o più raramente quello rettale) con la cute perineale. Conseguono agli ascessi ano-rettali
  • Fistola sacro-coccigea: mette in comunicazione una cisti pilonidale posta nel sottocute di quella regione con l’esterno. Sono dovute all’ascessualizzazione della cisti; si tratta di un fenomeno recidivante e responsabile della molteplicità dei tragitti e degli orifizi fistolosi
  • Fistola colecisto-duodenale o colecisto-colica: in questo caso la colecisti, piena di calcoli e infiammata, aderisce al duodeno o al colon e perforandosi determina la formazione di un tragitto attraverso il quale possono migrare i calcoli che saranno espulsi con le feci
  • Fistola entero-enterica, retto-vescicale, retto-vaginale, ecc.: quando si forma tra intestino e intestino o tra retto e vescica o tra retto e vagina. Tra le cause più frequenti di queste fistole si trovano le malattie infiammatorie gravi come il morbo di Crohn, i tumori maligni o cicli di radioterapia locale
  • Fistola esofago-bronchiale, artero-venosa o fistola da cisti del collo o tiroidea: hanno natura congenita

Le fistole possono essere inoltre dovute ad eventi traumatici come nel caso di alcune fistole artero-venose.

Trattamento della fistola

L’intervento di asportazione di una fistola, che può presentare vari gradi di difficoltà legati alla sede ed agli organi coinvolti, prende il nome di fistolectomia, mentre nel caso essa venga semplicemente aperta e messa a piatto si parla di fistolotomia.

In alcuni casi è proprio un apposito intervento chirurgico a creare una fistola: è questo il caso dell’emodialisi, in cui viene creata una fistola artero-venosa in modo tale da consentire l’accesso vascolare.

L’intervento chirurgico è tuttavia consigliato solamente in alcuni casi dato che il successo dell’operazione si attesta nel 60% per la prima operazione, ma si avvicina al 100% qualora il paziente venga sottoposto a più interventi. Al fine di garantire una maggiore pulizia e preparare la fistola all’operazione chirurgica, talvolta risulta necessario l’utilizzo del "setone", un filo che scorre nella fistola completa.

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