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Patologia

Anemia perniciosa

di Chiara Vannini

L’anemia perniciosa è una malattia autoimmune abbastanza rara (viene colpito circa il 2% della popolazione mondiale) causata da una diminuzione dell’assorbimento di vitamina B12 (cobalamina) attraverso gli alimenti. La vitamina B12 si trova principalmente nelle uova, nella carne e nei latticini. È una vitamina fondamentale che interviene nel processo di eritropoiesi (formazione dei globuli rossi) e di mielinizzazione (maturazione finale del sistema nervoso centrale) dei nervi. Entrambi i sessi vengono colpiti in egual misura e la fascia di età più colpita è quella sopra i 60 anni.

Cause e fattori di rischio di anemia perniciosa

b12

La carenza di vitamina B12 comporta numerosi sintomi e di varia natura.

I fattori di rischio principali di anemia perniciosa risultano essere:

Diagnosi di anemia perniciosa

Fare diagnosi di anemia perniciosa può essere difficile, in quanto non esiste un test sull’assorbimento della vitamina B12 universalmente accettato.

Tuttavia, diverse indagini possono aiutare a fare diagnosi ed in particolare la combinazione dei seguenti elementi.

Come si tratta l’anemia perniciosa

L’approccio terapeutico dell’anemia perniciosa prevede inizialmente la somministrazione intramuscolare di 100 microgrammi di vitamina B12, che deve essere assunta quotidianamente per 1 o 2 settimane e a seguire settimanalmente per 1 o 2 mesi.

In seguito, può essere prescritta l’assunzione per via orale ad alto dosaggio di vitamina B12 da assumere per tutta la vita.

Prognosi

Prima della scoperta dell’anemia perniciosa, questa patologia poteva essere anche fatale. Oggi invece, grazie ad un’adeguata gestione, la malattia può risolversi in maniera completa e i sintomi ad essa correlati possono regredire nell’arco di poche settimane.

Mentre la maggioranza dei sintomi regrediscono anche nell’arco di pochi giorni, i sintomi neurologici sono i più lenti a regredire e possono richiedere anche diverse settimane. Si stima inoltre che le persone con anemia perniciosa abbiano un rischio aumentato di tre volte di andare incontro a carcinoma gastrico.

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