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Patologia

Acalasia

di Sara Pieri

L’acalasia è una patologia a carico dei nervi che controllano l’esofago, dove le sue normali contrazioni ritmiche sono assenti o compromesse. Fisiologicamente il cibo si muove in modo peristaltico dalla bocca alla faringe, poi sfintere esofageo superiore, entrata in esofago, discesa attraverso il diaframma, sfintere esofageo inferiore, entrata nello stomaco. Nei casi di acalasia lo sfintere inferiore non si rilassa in modo fisiologico così da creare una pressione a monte, con conseguente dilatazione dell’esofago; questo malfunzionamento è definito “denervazione” dei nervi che controllano le contrazioni esofagee, la causa che ne è alla base è solitamente di origine virale e autoimmune (processi tumorali possono creare sintomatologia simile creando stenosi dirette dell’esofago).

Segni e sintomi di acalasia

La dilatazione dell’esofago superiore causa il principale sintomo di acalasia, nonché la difficoltà nella deglutizione, definita tecnicamente disfagia, sia per elementi solidi che liquidi.

Altri sintomi che possono manifestarsi sono: dolore toracico, dimagrimento e rigurgito di materiale non digerito. Quest’ultimo può essere pericoloso per le complicanze che ne possono derivare, poiché il rischio concreto è che il paziente inali materiale rigurgitato facendolo arrivare ai polmoni, causando così tosse e infezione con bronchiectasie e polmoniti.

Diagnosi e trattamento di acalasia

Per poter fare diagnosi di acalasia è necessario un attento esame obiettivo e un’accurata anamnesi del paziente, accompagnata da tecniche dirette come la manometria o diagnostica per immagini.

Con manometria si intende l’inserimento di una sonda in esofago che va a misurare la pressione all’interno ed eventuale possibilità di prelevare campioni per analisi bioptiche.

Con la diagnostica per imaging si intende la radiografia con ingestione di bolo baritato per mostrare il decorso più o meno compromesso del bolo lungo l’esofago. Considerando che i sintomi presentati dai pazienti possono essere riconducibili anche a patologie di origine tumorale, risulta necessario fare diagnosi differenziale con esami di I° e II° livello come TC torace e addome oppure ecografia endoscopica.

Dal punto di vista della terapia non vi sono trattamenti che possano ripristinare la peristalsi esofagea, ma ciò che la terapia si pone come scopo è il miglioramento della sintomatologia, facendo una sola cosa principalmente: ridurre la pressione nello sfintere inferiore.

Le terapie attuabili

  • Dilatazione con palloncino: dilatazione meccanica dell’esofago gonfiando un palloncino al suo interno; procedura non esente da rischio, infatti ciò in cui si può incorrere è la rottura esofagea, situazione di emergenza nella quale è necessario un repentino intervento chirurgico per poter chiudere la parete lacerata dell’esofago ed evitare complicanze talvolta fatali
  • Miotomia: procedura chirurgica atta a tagliare le fibre muscolari dello sfintere esofageo inferiore; la complicanza maggiore ad essa legata, oltre alla rottura esofagea come sopra, è la maggiore predisposizione alla problematica del reflusso gastroesofageo, motivo per cui, in sede di miotomia, può essere eseguita anche la fundoplicazione
  • Tossina botulinica: somministrazione di tossina botulinica per paralizzare temporaneamente lo sfintere esofageo inferiore, con risultati che possono durare da mesi a un anno

Altra terapia non ha mostrato risultati efficaci

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