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giornata mondiale

Alzheimer, lavorare su consapevolezza e sostegno alla ricerca

di Monica Vaccaretti

“Pensaci per non dimenticarlo”, “Ricordati di me” e “Verso un domani senza” sono alcune delle significative campagne 2024, promosse in tutta Italia, per spezzare l'indifferenza e sensibilizzare la popolazione su una delle malattie neurodegenerative più diffuse del mondo in occasione della giornata mondiale che, istituita nel 1994 dall'Oms e dall'Alzheimer's Disease International, si celebra ogni anno il 21 settembre.

Ogni anno sono diagnosticati 7,7 milioni nuovi casi di Alzheimer nel mondo

donna con alzheimer

Il 21 settembre si celebra la giornata mondiale dell'Alzheimer istituita nel 1994 dall'Oms e dall'Alzheimer's Disease International.

L'Alzheimer è la più comune forma di demenza, caratterizzata da un progressivo decadimento delle funzioni cognitive. Colpisce soprattutto la memoria. Insorge solitamente dopo i 65 anni, anche se recenti evidenze documentano un esordio più precoce sin dai 40 anni, e colpisce prevalentemente le donne.

Assieme alle altre demenze, Alzheimer rappresenta la settima causa di morte nel mondo. Considerando il progressivo invecchiamento demografico della popolazione mondiale per l'aumento delle aspettative di vita, è stata inserita dall'Oms tra le priorità globali di sanità pubblica. Risulta in continuo aumento nella popolazione generale.

Le cause dell’Alzheimer sono ancora ignote. Età avanzata, familiarità, pregressi traumi cranici, stili di vita e condizioni cliniche come ipertensione, ipercolesterolemia, obesità, diabete sono i principali fattori di rischio tra i 14 identificati (bassa istruzione, isolamento sociale, inattività fisica, abuso di alcol, fumo, inquinamento atmosferico, ipoacusia/disturbi dell'udito, perdita della vista).

Attualmente non esiste una cura. I trattamenti disponibili consentono soltanto di alleviare i sintomi e talvolta di rallentare la progressione della malattia. Ogni anno sono diagnosticati 7,7 milioni nuovi casi. Ogni 4 secondi nel mondo, dove si contano attualmente circa 35,6 milioni di persone affette da Alzheimer su 55 milioni colpite da una qualche forma di demenza, una persona ne viene colpita.

In Italia l'Istituto Superiore di Sanità stima che oltre un milione di persone soffrano di demenza, di cui il 50-60% con Alzheimer. Da una recente revisione sistematica sulla sua prevalenza in Europa, secondo studi di alta qualità con gli stessi criteri diagnostici, risulta che il tasso standardizzato per età e sesso è del 7,1%.

Si prevede che il numero di persone con demenza, principalmente Alzheimer, triplicherà nei prossimi 40 anni comportando elevatissimi costi sociali ed economici e rappresentando una continua sfida per i sistemi sanitari. Entro il 2030 in tutto il mondo i malati di Alzheimer potrebbero essere 75 milioni e 132 milioni entro il 2050. L'impatto del fenomeno è pertanto di dimensioni allarmanti.

Da una indagine presentata il 18 settembre al Ministero della Salute in occasione della giornata mondiale e condotta da Airalzh (Associazione Italiana Ricerca Alzheimer Onlus), risulta che 1 italiano su 2 teme di soffrirne in futuro o che la malattia possa colpire le persone care.

Tuttavia, solo 1 su 10 conosce bene la malattia, pur esprimendo interesse a ricevere maggiori informazioni per colmare le proprie lacune. Dai risultati emerge che la percezione della malattia di Alzheimer come patologia grave e potenzialmente rischiosa – solo il cancro e la sclerosi multipla sono considerate più gravi - è risultata ampiamente condivisa nella popolazione italiana, anche se sono molto scarse le conoscenze, in particolare su prevenzione, diagnosi precoce e cura.

Dall'indagine risulta che i sintomi maggiormente associati alla malattia sono la perdita di memoria, la perdita della capacità di orientamento e la perdita di contatto con i propri cari e con il mondo esterno. Il fattore di rischio maggiormente percepito è la presenza di casi di Alzheimer in famiglia mentre una limitata attività intellettuale, la depressione, la dieta poco sana e il fumo risultano meno considerati.

Per la prevenzione dell'Alzheimer sono poco considerate sia la buona qualità del sonno che uno stile di vita sano. Gli italiani risultano tuttavia molto ottimisti sulla probabilità che la ricerca scientifica riesca a trovare terapie efficaci per curare la malattia e ad individuare nuove forme di prevenzione.

L'impegno dell'associazione Airalzh sull'importanza dei corretti stili di vita per ritardare e contrastare l'insorgenza della malattia di Alzheimer è un segno tangibile della crescente consapevolezza del ruolo strategico della prevenzione, soprattutto in una nazione longeva come l'Italia.

Così il ministro della Salute Schillaci commentando l'iniziativa promossa presso il ministero e ribadendo come sia una priorità garantire ai pazienti affetti da queste patologie neurodegenerative una migliore qualità di vita. È in quest'ottica che nella scorsa legge di bilancio abbiamo incrementato le risorse destinate al Fondo per l'Alzheimer per potenziare la capacità di diagnosi e trattamento delle demenze, ha ricordato il ministro.

Gli esperti ritengono che occorra conoscere la malattia per saperla affrontare, tenendo conto altresì che la comunità scientifica ribadisce che la demenza può non essere un'inevitabile conseguenza dell'invecchiamento.

Secondo l'ultimo rapporto 2024 della Lancet Commission sulla “Dementia prevention, intervention and care” circa il 45% dei casi sono infatti potenzialmente prevenibili adottando uno stile di vita sano con una corretta alimentazione, lo svolgimento di una regolare attività fisica, l'astensione dal fumo e dall'alcol nonché intervenendo sugli altri fattori di rischio modificabili in diverse fasi del corso della vita.

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