La salute mentale è una componente essenziale della capacità di resilienza delle comunità ed è quindi fondamentale attuare politiche nazionali che promuovano sistemi di salute mentale inclusivi, efficaci e a tutela dei diritti. Vi è un estremo bisogno di servizi di salute mentale ben organizzati, con finanziamenti adeguati e che possano contare su un’adeguata dotazione di personale.
Situazione dei servizi di salute mentale in Italia
In Italia la spesa per la salute mentale si è attestata negli anni dal 2015 al 2018 su valori intorno al 3,5% - 3,6% del Fondo Sanitario Nazionale (FSN). Nel 2020, primo anno della pandemia ed ultimo disponibile, la spesa registra un lieve aumento (70 Mln €) ma continua ad attestarsi al di sotto del 3% del FSN.
Se invece della quota indistinta del FSN trasferita alle Regioni si considera la spesa riportata a consuntivo dal Ministero Economia e Finanze (123.474 Mln di €), la proporzione destinata alla salute mentale risulta ancora inferiore (2,75%). In altri termini, le misure straordinarie adottate dal Governo per fronteggiare il Covid e le sue conseguenze non hanno modificato il cronico sottofinanziamento del settore della salute mentale, anzi la situazione è ulteriormente peggiorata.
Nel documento conclusivo del Summit Mondiale sulla Salute Mentale del 2018 si ribadiva che il costo dei mancati investimenti è significativo per il benessere degli individui, delle famiglie, della comunità1. L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) riporta che questi costi corrispondevano per l’Italia al 3,3% del PIL2, cioè circa 55 Mld.
Purtroppo l’Italia, cui viene riconosciuta una leadership internazionale relativamente alla salute mentale di comunità, si colloca agli ultimi posti per quota di spesa sanitaria ad essa dedicata. Quel sistema di cura e inclusione sociale frutto della Legge n. 180 del 1978, che la società internazionale guarda come modello, continua a reggere contro ogni previsione grazie alla passione civile e alla motivazione etica di professionisti, famigliari, volontariato, terzo settore e la partecipazione diretta di associazioni di cittadini-pazienti.
Le misure adottate non sono in grado di recuperare l’impoverimento di risorse economiche e professionali che i servizi per la salute mentale continuano a subire da troppi anni. Sarebbe davvero paradossale se, mentre si programma un rilancio di portata storica dell’assistenza territoriale all’insegna della prossimità, della domiciliarità, dell’integrazione sociosanitaria, venisse a mancare per lenta e inesorabile consunzione, quel settore della sanità pubblica che da oltre quarant’anni opera secondo questi princìpi.
Oggi le nuove sfide poste dalla pandemia e dall’incertezza economica conseguente agli eventi bellici ci mostrano inequivocabilmente che la salute mentale è parte fondamentale del sistema salute, e che non è possibile immaginare una ripresa economica senza una ripresa delle donne e degli uomini che la dovranno realizzare. Quei professionisti definiti “eroi” durante l’emergenza Covid-19 di cui ci si è dimenticati troppo in fretta.
Il futuro prossimo non sembra presentare prospettive di cambiamenti significativi
Credo sia importante sottolineare che le nuove decisioni di policy programmatoria debbano tenere in debita considerazione appropriati incentivi economici per il personale, quali ad esempio la regolamentazione (e defiscalizzazione) del lavoro aggiuntivo, l’integrazione da corrispondere al personale che presta servizio in aree interne o disagiate o per le quali vadano ripetutamente deserte le procedure di selezione.
La salute mentale è una componente essenziale nella preparazione della risposta alle emergenze come quelle che si stanno attualmente affrontando. In questo contesto, gli sforzi di prevenzione e intervento dovrebbero concentrarsi principalmente sulle esigenze delle persone maggiormente colpite dalle crisi.
Il Global Mental Health Summit (GMHS) che si è tenuto a Roma la settimana scorsa intende valorizzare il ruolo dell’Italia nella salute mentale di comunità non solo in ambito nazionale ma anche sul piano internazionale. La salute mentale è una componente essenziale della capacità di resilienza delle comunità ed è quindi fondamentale attuare politiche nazionali che promuovano sistemi di salute mentale inclusivi, efficaci e a tutela dei diritti. Vi è un estremo bisogno di servizi di salute mentale ben organizzati, con finanziamenti adeguati e che possano contare su un’adeguata dotazione di personale.
Gli ostacoli da superare per la realizzazione di tali servizi comprendono, tra gli altri, la mancanza di finanziamenti e investimenti nella cura e nella ricerca sulla salute mentale, la scarsità di risorse umane qualificate, lo stigma sociale e la discriminazione. Credo che si possa - e si debba – fare di più per impegnare al meglio le risorse umane e professionali che ancora continuano lavorare nei servizi… nonostante tutto. Per redigere questo pezzo mi sono avvalso grandemente di due articoli scritti dal Prof. Fabrizio Starace presidente della SIEP4-5.
Commento (0)
Devi fare il login per lasciare un commento. Non sei iscritto ?