Deficit cognitivi delle persone affette da disturbo mentale
Gli interventi di Cognitive Remediation hanno come target il deficit di funzionamento connesso al deficit cognitivo.
I deficit cognitivi delle persone affette da disturbo mentale riguardano l’attenzione nelle sue varie forme (attenzione selettiva , quindi selezionare un oggetto sostenuta , quindi mantenere l’attenzione su quell’oggetto, attenzione divisa , quindi mantenere l’attenzione su più oggetti), la memoria (a breve e lungo termine) e in particolare la memoria di lavoro , che prevede la selezione di un oggetto, il suo immagazzinamento e il successivo richiamo (in parole semplici, ricordare le varie fasi di un processo dopo averlo identificato come azione da mettere in atto per raggiungere un certo scopo).
Le funzioni esecutive sono funzioni più raffinate e riguardano intenzionalità, motivazione, programmazione, problem solving.
Vi è poi la cognizione sociale , ossia la capacità di usare le funzioni cognitive in contesti socio relazionali; questa contempla la capacità di gestire le emozioni e produrre un comportamento congruo, la percezione sociale , quindi percepire regole e ruoli in una relazione interpersonale, teoria della mente, quindi la capacità di mettersi nei panni dell’altro, capire che il proprio pensiero su una situazione non è l’unico possibile, lo stile attribuzionale, cioè la capacità di comprendere le variabili che determinano un evento, in positivo o in negativo.
Il deficit di questa capacità è alla base della tendenza ad autoincolparsi o esternalizzare meriti (stile attribuzionale depressivo) o incolpare gli altri (stile attribuzionale paranoideo). Il deficit della working memory influenza negativamente sia l’aderenza terapeutica sia il funzionamento lavorativo della persona e quindi può essere causa di ricadute e riospedalizzazioni con conseguente regressione globale della persona.
È importante lavorare sulla metacognizione , ossia la capacità di avere consapevolezza delle proprie abilità cognitive. La metacognizione incide pesantemente sul funzionamento globale, ad esempio in una persona affetta da schizofrenia dove le risorse cognitive sono generalmente basse, non è tanto importante questo, quanto che la persona sia in grado di riconoscerlo e tarare i suoi interventi e obiettivi.
Oppure in una persona con disturbo di tipo nevrotico, molto probabilmente con risorse cognitive preservate, il vero punto focale è che la persona non sa di averle o, se lo sa, non le sa convogliare efficacemente in attività produttive e soddisfacenti.
Gli interventi di Cognitive Remediation proposti nelle Unità di Riabilitazione Psichiatrica hanno come target il deficit di funzionamento connesso al deficit cognitivo più che il deficit cognitivo in sé. Sono interventi che possono essere individuali o gruppali.
La Cognitive Remediation promuove la neuroplasticità cerebrale e il rimodellamento sinaptico, l’aumento della materia grigia e un maggiore scambio intraemisferico. In salute mentale vi sono interventi riparativi che mirano a riattivare una determinata funzione, ferma e involuta per inutilizzo, oppure interventi di bottom up, che partono dalle funzioni cognitive di base per arrivare a quelle più evolute e interventi di top down che partono da un processo attraverso cui si allenano le funzioni di base.
La metodologia di intervento prevede l’apprendimento senza errori , ossia calibrare la performance il più accuratamente possibile sulle capacità della persona, ponendo l’accento su ciò che ha fatto bene e minimizzando qualche eventuale errore; lo shaping , cioè suddividere il compito in fasi, lo scaffolding , ossia modellare le informazioni, ordinarle, creare una impalcatura in modo da renderle accessibili alla persona, la massed practice , cioè ripetere la pratica più volte così da favorirne l’apprendimento.
E ancora: la tecnica dell’apprendimento a spot , cioè riproporre le cose imparate in contesti diversi, l’automonitoraggio e verbalizzazione , ossia creare un setting dove l’intervento sia sempre comprensibile alla persona, psicoeducazione , quindi spiegare alla persona cosa allena con quel training e come si correla con le funzioni cognitive; strategie di metacognizione , cioè riflettere sul senso di ciò che si fa; comunicazione efficace e approccio integrato , ossia integrare la Cognitive Remediation con pratiche psicosociali, creare quindi una base cognitiva allenata su cui introdurre pratiche psicosociali, questo aiuta a migliorare l’outcome.
Articolo a cura di Giuseppe de Chiara, Infermiere della Riabilitazione Psichiatrica
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