Secondo la classificazione del DSM-5 Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorder, la bulimia è un disturbo della nutrizione e dell'alimentazione. Nota anche come bulimia nervosa, è stata diagnostica per la prima volta nel 1979 dallo psichiatra britannico G. Russel che ne individuò le tre principali caratteristiche: urgenza intrattabile ad alimentarsi eccessivamente, condotte compensatorie e timore patologico di ingrassare.
Epidemiologia della bulimia
La bulimia è un comune disordine del comportamento alimentare che colpisce circa l'1-2% della popolazione femminile. L'incidenza è di 1 caso ogni 50-100 persone e si manifesta maggiormente nelle donne di età compresa tra i 15 e i 30 anni. Si tratta di una patologia frequente, emergente e dilagante nell'ultimo ventennio a tal punto da essere considerata un'emergenza di salute mentale per gli effetti devastanti sulla vita e la psiche di adolescenti e giovani adulti.
Secondo l'American Psychiatric Association la bulimia può diventare, come tutti gli altri disturbi alimentari, una condizione permanente che nei casi gravi, se non trattati in tempi e con metodi adeguati, può portare alla morte, generalmente per suicidio o arresto cardiaco.
Dai dati epidemiologi risulta infatti che i disturbi alimentari rappresentano la prima causa di morte per malattia mentale nel mondo occidentale. Si tratta di un malattia complessa perché è determinata da condizioni di profondo disagio psicologico ed emotivo che necessita di un trattamento rivolto sia a risolvere il problema della relazione con il cibo sia ad indagare sulla sua natura psichica.
Cos'è la bulimia
Il significato etimologico del termine "bulimia è "fame da bue", quindi enorme e smisurata. Questo disturbo psichico è infatti caratterizzato da una voracità eccessiva ed un'alimentazione incontrollata e compulsiva, seguita da atteggiamenti inappropriati di compensazione.
La bulimia si accompagna ad un eccessivo controllo sul proprio peso, che diventa ossessivo. Si instaura un circolo vizioso, tra le abbuffate e i metodi di compenso, che si autoalimenta fino a cronicizzare. Le abbuffate possono essere dovute a diete troppo rigorose, stress, malessere psicologico ed emozioni negative che si cerca di allontanare con il piacere sfrenato del cibo.
Cause e diagnosi di bulimia
Le cause della bulimia sono legate a pensieri disfunzionali e al vissuto psicologico dell'individuo. Traumi, violenze, abusi sessuali, rifiuti ed isolamenti sociali possono essere cause scatenanti il disturbo.
La diagnosi si basa sull'anamnesi, sull'esame obiettivo e su alcuni indicatori diagnostici. È possibile se sono manifesti specifici criteri clinici:
- Ricorrenti episodi di consumo incontrollato di quantità insolitamente elevate di cibo che sono accompagnati dalla sensazione di perdere il controllo sul mangiare e che si verificano mediamente almeno 1 volta a settimana per 3 mesi
- Ricorrenti comportamenti inadeguati di compensazione per influenzare il peso corporeo, in media almeno 1 volta a settimana per 3 mesi
- Autovalutazione che è indebitamente influenzata dalla forma del corpo e da preoccupazioni per il peso
Sintomi di bulimia
I sintomi caratteristici della bulimia sono i comportamenti ripetuti di abbuffate associati a sentimento di perdita di controllo e seguiti da comportamenti compensativi, ovverosia tentativi di eliminazione del cibo. Generalmente di peso normale o in lieve sovrappeso, i soggetti bulimici, che presentano una scarsa autostima, tendono ad essere eccessivamente preoccupati per il loro aspetto fisico inteso come forma del corpo e pensano di aver bisogno di perdere peso.
A differenza di altri disturbi alimentari, le persone bulimiche manifestano consapevolezza, rimorsi e sensi di colpa, disgusto per i loro comportamenti così da cercare di nasconderli agli altri. Sono inoltre meno socialmente isolati e più inclini a condotte di tipo impulsivo, all'abuso di sostanze e alcol, alla depressione e all'ansia.
I bulimici sono soggetti a complicanze organiche causate dai comportamenti di eliminazione, come il vomito autoindotto. I segni fisici sono erosione dello smalto dentale degli incisivi, ingrossamento indolore delle parotidi (ghiandole salivari) e infiammazione dell'esofago (esofagite), cicatrici sulle nocche provocate dall'atto ripetuto di indurre vomito usando le dita per innescare il riflesso faringeo. Occasionalmente si manifestano disturbi elettrolitici gravi, specialmente ipopotassiemia.
Complicanze potenzialmente letali, ma molto rare sono rottura dello stomaco durante un'abbuffata e lacerazione dell'esofago durante una purga. Inoltre l'abuso prolungato di sciroppo di ipercacuana, utilizzato per indursi il vomito, può causare una cardiomiopatia. Gli effetti fisici e psicologici della bulimia sono molto pesanti.
Come si cura la bulimia
Il trattamento di scelta, che risulta efficace nel 30-50% dei casi, è la terapia cognitivo-comportamentale, che ha l'obiettivo di aumentare la motivazione al cambiamento, sostituire l'alimentazione disfunzionale con uno schema regolare e flessibile, diminuire l'eccessiva preoccupazione per la forma e il peso del corpo, prevenire le recidive.
Per identificare e modificare i problemi interpersonali che possono mantenere il disturbo alimentare la psicoterapia risulta essere una valida alternativa al trattamento di elezione. La terapia farmacologica con gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina riesce da sola a ridurre la frequenza di abbuffate e vomito e la fluoxetina (60 mg/die) risulta efficace nel trattamento di ansia e depressione.
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