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salute mentale

Binge drinking, l’abbuffata alcolica

di Monica Vaccaretti

Binge drinking significa bere per ubriacarsi per ricercare sensazioni forti, atteggiamento definito “sensation seeking”. Secondo l'Osservatorio Nazionale Alcol dell'Istituto Superiore di Sanità è l'assunzione smodata di alcol in un intervallo di tempo ristretto, indicativamente da 30 minuti sino a 2-3 ore. Secondo la definizione di Wechsler e Isaac (1992) il binge drinking è l'assunzione di cinque o più drink alcolici in una stessa serata da parte degli uomini e quattro o più per le donne. È un modo di bere compulsivo (e tutto d'un fiato), finalizzato ad un rapido raggiungimento dell'ubriachezza, praticata in occasione di feste o durante il fine settimana. È un'abbuffata alcolica, lontano dai pasti, a stomaco vuoto: si ingeriscono volutamente quantità ripetute di alcol in misura maggiore alle proprie capacità psicologiche e fisiologiche.

Cos’è il binge drinking

Emerge come un fenomeno nuovo che sta coinvolgendo le giovani generazioni di adolescenti e preadolescenti che non associano l'alcol ad un piacere, ma ad una necessità.

Il CDC lo definisce un serio problema di salute pubblica, il modello più comune, costoso e mortale di consumo eccessivo di alcol negli Stati Uniti dove oltre il 90% degli adulti che bevono eccessivamente segnalano binge drinking. È un comportamento a richio dannoso associato a lesioni gravi e malattie multiple.

Il binge drinking nasce dalle ansie sociali, dal bisogno di approvazione, dal sentirsi fuori luogo. È l'espressione di una moda giovanile che nasce nei campus americani e sta oggi spopolando nel Nord Europa. Il fenomeno sta dilagando anche in Italia, dove sussiste ancora una forte cultura alcolista nella popolazione generale.

Secondo alcuni studi gli adolescenti bevono meno spesso, ma in quantità più elevate rispetto agli adulti. Lo scopo patologico, ben consapevole, è quello di provare ebbrezza fino ad arrivare ad un’ubriacatura immediata e completa con perdita del controllo ed intossicazione. La convinzione diffusa tra i giovani è: se mi ubriaco solo una volta a settimana cosa vuoi che succeda? Essi sono soliti alternare questi eccessi con periodi di astinenza pensando così di contenere il danno che si procurano e ridurre le complicazioni fisiche e psicologiche che ne derivano.

L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha più volte sottolinetao come l'alcol sia la prima causa di morte tra i giovani dai 15 ai 29 anni, ma nonostante tutto esso si diffonde sempre di più e rimangono ancora sconosciuti e forse sottovalutati i suoi effetti negativi sulla società e sulla salute dell'uomo. Secondi i dati Oms l'alcol fa più vittime delle droghe illegali eppure è ancora considerato come un semplice vizio. Ha costi sociali enormi in termini di morte per patologie secondarie, incidenti stradali, ricoveri ospedalieri e persino licenziamenti. Tuttavia le bevande alcoliche sono oggi ancora più facilmente alla portata di tutti.

Il binge drinking è un comportamento sociale associato a episodi di coma etilico risultanti da intossicazione acuta, fisica e mentale, da alcol. Si associa spesso all'uso simultaneo di altre sostanze come la marijuana e la cocaina. Si accompagna a problemi a scuola e al lavoro ed è causa di incidenti ed infortuni fatali.

Questa modalità di assumere alcolici può associarsi inoltre a reati, comportamenti violenti e tentativi di suicidio. È una pratica diffusa tra i giovani dai 18 ai 24 anni che comporta gravi rischi per la salute e la sicurezza. È pertanto un'abitudine che è considerata attualmente uno dei maggiori problemi di salute pubblica sia per l'abbassamento della percezione del rischio sia per l'esotossicosi alcolica che ne deriva.

Come si comportano i binge drinker

Non si tratta soltanto di ubriacarsi per l'esagerazione nel consumo di sostanze alcoliche una volta ogni tanto per fare festa. Emerge come un fenomeno nuovo che sta coinvolgendo le giovani generazioni di adolescenti e preadolescenti che non associano l'alcol ad un piacere, ma ad una necessità.

Binge drinking non è alcolismo, definito propriamente come dipendenza da alcol, ma i giovani che hanno comportamenti orientati all'assunzione massiva di alcolici potrebbero poi trasformarsi con gli anni in alcolisti. Certamente alla base di questo modo per intossicarsi c'è qualche forma di fragilità e di frivolezza di pensiero che impedisce ai ragazzi coinvolti e agli adulti che li vigilano di identificare e riconoscere un preoccupante problema con l'alcol.

Questa forma iniziale di dipendenza da alcol non è solo individuale, ma diventa collettiva. Tutto il gruppo ha bisogno di bere per uscire dalle ansie sociali. Nel gruppo si ha bisogno di sentirsi fuori per riuscire ad ottenere approvazione dagli amici e per non risultare fuori luogo.

I binge drinker, come sono definiti i forti consumatori di alcolici e superalcolici, solitamente si abbuffano di cocktail, birra e vino e scarsamente di liquori. Sono di moda gli shot o short drink. Vanno alla ricerca dello sballo, soprattutto del sabato sera, ma non sono bevitori solitari. Prediligono situazioni sociali ed eventi e sono attenti alla moda dell'happy hour nei locali.

Secondo l'istituto Superiore di Sanità l'dentikit del binge drinker è maschio, giovane e vive al Nord. Secondo i dati epidemiologici, le prime abbuffate iniziano attorno ai 13 anni, si intensificano nell'adolescenza ed hanno il picco attorno ai 20 anni. La massima diffusione del binge drinking è tra gli universitari. La tendenza riguarda indistintamente maschi e femmine.

Secondo i dati del sistema di sorveglianza Passi (Progressi delle aziende sanitarie per la salute in Italia) – promosso nel 2006 dal ministero della Salute e realizzato dal Centro Nazionale di epidemiologia dell'ISS per tenere sotto osservazione l'evoluzione dei fattori di rischio per la salute della popolazione italiana – il 42% dei 18-34 enni che praticano binge drinking consuma bevande alcoliche fuori pasto.

E il 60% dei giovani che ha fatto uso smodato di alcol negli ultimi 30 giorni concentra nel fine settimana tale consumo. Il fenomeno tuttavia non risparmia gli anziani. I dati delle Asl di 19 Regioni indicano che più del 5% delle persone tra 65 e 69 anni ha consumato 6 o più bicchieri in un'unica occasione.

Segni e sintomi di binge drinking

Il binge drinkink determina quindi una depressione dell'attività del sistema nervoso centrale: dimuiscono l'ansia, la tensione e le inibizioni comportamentali. Calano l'attenzione e la capacità di giudizio e di concentrazione. Provoca disturbi della memoria e incordinazione motoria. Compaiono vertigini e nistagmo. L'umore è alterato e le percezioni sono fortemente rallentate.

L'andatura si fa incerta e l'eloquio impacciato. I segni e sintomi più comuni sono l'aggressività, l'astenia, il cardiopalmo, conati e vomito, disidratazione. Vi può essere disorientamento temporale e spaziale, sonnolenza, sudorazione, tremori. Seguono ipotensione, ipoglicemia e perdita di coscienza. Se grave, l'intossicazione evolve in coma etilico e può portare alla morte per arresto respiratorio.

Se l'abitudine a bere in questo modo diventa cronica il binge drinking ha effetti negativi a livello neurologico, cardiaco, gastrointestinale. Sono danneggiati anche il sistema ematico, endocrino e muscoloscheletrico. Sono frequenti danni a lungo termine, perché si instaurano squilibri cognitivi. Si associa ad un aumentato rischio di ischemie ed emorragie cerebrali. Secondo il Journal of the American Heart Association, cuore e cervello sono maggiormente a rischio se da giovani si esagera con l'alcol. Più alcol si beve più batte forte il cuore e non è un bene.

Drunkoressia

Al binge drinking si associa la drunkoressia, ossia la restrizione alimentare a cui si sottopongono i giovani prima di consumare alcolici, sia per limitare l'introito calorico ed evitare di prendere peso sia per potenziare gli effetti euforizzanti e disinibenti del'alcol. Questa associazione comporta un rischio aumentato di sviluppare in età adulta dipendenze patologiche e disturbi psichici.

Per contrastare questo fenomeno dilagante tra i giovani è fondamentale la prevenzione attraverso una comunicazione efficace nell'opinione pubblica per informare sui rischi potenziali di questa abitudine nociva. Sono quindi necessari interventi preventivi come controlli periodici, riabilitazione psicosociale, tutor coetanei che possono ridurre il livello di consumo critico.

Si dovrebbero realizzare programmi educativi e di assistenza specialistica, rivolta agli adolescenti e ai loro genitori. Purtroppo l'uso di alcol è frequente sin dagli 11-15 anni di età anche se è raccomandato il divieto almeno sino ai 18 anni, perché prima l'organismo non è in grado di metabolizzarlo correttamente.

Negli Stati Uniti è stata istituita una task force per la prevenzione del binge drinking. Le strategie consigliate includono l'utilizzo di strategie di prezzo, incluso l'aumento delle tasse sull'alcol; limitare il numero di punti vendita al dettaglio di alcolici in una determinata area; ritenere i rivenditori di alcolici responsabili dei danni causati dalla vendita illegale di alcol ai minori o clienti intossicati; limitare l'accesso all'alcol mantenendo i limiti di giorni ed orari di vendita al dettaglio di alcolici; applicare costantemente le leggi contro il consumo di alcolici da parte dei minorenni e la guida in stato di alterazione alcolica; mantenere i controlli governativi sulle vendite di alcolici evitando la privatizzazione. La task force sui servizi preventivi degli Stati Uniti raccomanda inoltre lo screening e la consulenza per l'abuso di alcol nelle strutture di asssitenza primaria.

Da un rapporto dell'ISS emerge che le politiche di prevenzione adottate per fronteggiare il fenomeno in Italia sono l'aumento dei prezzi, la limitazione della disponibilità fisica ed economica delle bevande alcoliche sul mercato e il divieto di pubblicità degli alcolici. La crescente diffusione dell'abuso di alcol tra i giovani di tutti gli strati socioculturali impone la necessità di nuove politiche di intervento e di prevenzione. La precoce acquisizione di comportamenti non corretti, che possono essere inizialmente solo occasionali, favorisce la possibilità che diventino abitudini aumentando così la probabilità di mantenerli anche nelle età successive trasformandosi in alcolismo ossia intossivazione cronica da alcol etilico.

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