Le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte nel mondo occidentale, e nel nostro paese. Una percentuale significativa degli italiani ha almeno tre fattori di rischio, nonostante sia possibile evitare l'80% dei decessi dovuti a queste patologie con la prevenzione. Lo ricordano gli esperti dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss) in occasione della Giornata Mondiale del Cuore, che si celebra il 29 settembre, promossa dalla World Heart Federation in collaborazione con l'Oms.
Cuore, ISS: 41% italiani 18-69 anni ha almeno 3 fattori di rischio
Grazie al Progetto Cuore, condotto dall'Iss, è online un 'calcolatore' del rischio, un sistema che permette in poche mosse di valutare la propria probabilità di avere un infarto del miocardio o un ictus nei successivi 10 anni.
Agendo sui fattori di rischio cardio-metabolici modificabili, anche attraverso lo stile di vita, l'80% dei decessi legati a queste malattie - le più frequenti sono infarto del miocardio e ictus cerebrale - sarebbe evitabile.
Un dato che va letto in senso positivo - dice il Professor Rocco Bellantone, presidente dell'Istituto superiore di sanità - perché chiama in causa tutti noi, come medici e come cittadini. Tutti possiamo fare molto per il nostro cuore, i medici e in particolare i medici di medicina generale, in quanto professionisti più prossimi ai pazienti, comunicando con sempre maggiore forza i buoni stili di vita. E come cittadini impegnandoci a prendere nelle nostre mani la nostra salute, praticando la prevenzione
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Le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte in Italia (30,8% di tutti i decessi nel 2021, ultimo dato di mortalità disponibile) con 217 mila decessi. I decessi per le malattie ischemiche del cuore e per le malattie cerebrovascolari sono, rispettivamente, il 27,3% ed il 24,7% del totale dei decessi dovuti alle malattie del sistema circolatorio.
I dati preliminari raccolti attraverso l'esame in corso sulla popolazione generale nell'ambito della periodica Italian Health Examination Survey - Progetto Cuore condotta dall'Iss, mostrano per il 2023 che i valori medi della valutazione del rischio cardiovascolare sono risultati pari al 6,9% negli uomini e al 2,3% nelle donne (quante persone su 100 si stima potranno avere un infarto del miocardio o un ictus nei successivi 10 anni sulla base delle proprie caratteristiche: sesso, età, pressione arteriosa sistolica, trattamento per ipertensione, colesterolemia totale ed HDL, fumo, diabete).
Per gli uomini di età compresa tra 35 e 44 anni il rischio cardiovascolare medio risulta pari all'1,6%, per i 45-54 anni al 3,8%, per i 55-64 anni al 10,0%, per i 65-69 anni al 17,6%; per le donne risulta pari rispettivamente allo 0,5%, all'1,0%, al 3,3% e al 6,0%.
Le malattie cardiovascolari sono multifattoriali, contribuiscono cioè alla loro insorgenza più fattori di rischio (età, sesso, pressione arteriosa, abitudine al fumo di sigaretta, diabete, colesterolemia). I fattori di rischio cardiovascolare modificabili sono ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia, diabete(LINK), fumo di tabacco, sovrappeso/obesità, sedentarietà e dieta (che comprende abitudini come lo scarso consumo di frutta, verdura e pesce) e l'eccessivo contenuto nei cibi di grassi saturi e di sale.
Nel biennio 2022-2023, la sorveglianza Passi ha rilevato che su 100 italiani adulti intervistati 18 riferiscono una diagnosi di ipertensione, 18 di ipercolesterolemia, 35 sono sedentari, 24 fumatori, 43 risultano in eccesso ponderale (IMC=25) e meno di 7 persone consumano 5 porzioni di frutta e verdura al giorno (five a day), come raccomandato. Inoltre, quasi il 5% degli intervistati riferisce una diagnosi di diabete. Complessivamente il 41% degli intervistati presenta almeno 3 dei fattori di rischio cardiovascolare e solo una piccolissima quota (2%) risulta del tutto libera dall'esposizione al rischio cardiovascolare noto.
Ruolo dell’istruzione
Anche l'istruzione ha un ruolo: gli individui più istruiti, in particolare laureati, hanno un'attenzione maggiore all'impiego di sale nell'alimentazione. Chiaro il gradiente geografico per cui è maggiore l'attenzione al consumo di sale fra i residenti nelle Regioni del Nord (60% vs 51% dei residenti nel Meridione).
È attualmente in corso la periodica Health Examination Survey condotta dal Dipartimento Malattie Cardiovascolari, Endocrino-metaboliche e Invecchiamento dell'Istituto Superiore di Sanità nell'ambito del Progetto Cuore. L'indagine permetterà di valutare l'ulteriore evolversi delle tendenze degli stili di vita, dei fattori e delle condizioni di rischio delle malattie non trasmissibili e in particolare delle malattie cardiovascolari.
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