La somministrazione della terapia farmacologia è una delle molteplici attività clinico-assistenziali svolte quotidianamente dagli infermieri. Nonostante negli anni siano state implementate diverse strategie per ridurre l’incidenza di questo fenomeno, come l’utilizzo di cartelle informatizzate con prescrizione e registrazione elettronica e la scansione con barcode, gli errori possono continuare a verificarsi.
Somministrazione di terapia: errori frequenti e cause
La letteratura scientifica riporta, quali cause possibili associate a questo evento: la stanchezza, la mancanza di sufficienti conoscenze farmacologiche, l’aumento dei carichi di lavoro e le continue interruzioni durante l’attività lavorativa. Un recente studio, pubblicato sul Journal of Clinical Nursing, condotto in due ospedali olandesi che utilizzano la prescrizione e la registrazione elettronica della terapia farmacologica ha analizzato gli errori che vengono commessi più frequentemente durante la somministrazione di terapia.
La ricerca è stata svolta in 11 reparti, con un periodo di osservazione di due settimane e sono state analizzate 2576 somministrazioni di terapia. Uno o più errori sono avvenuti nel 13% dei casi (circa 350 somministrazioni). I più frequenti sono stati:
- la dimenticanza di un farmaco
- la manipolazione di un medicinale diverso
- l’errato dosaggio
La terapia orale solida è risultata essere meno suscettibile all’errore, mentre sono state maggiormente a rischio tutte le altre forme. Le terapie liquide, infusionali, iniettive, topiche (unguenti, pomate, cerotti) e spray possono avere diverse posologie e richiedere più step per la somministrazione, come ad esempio l’agitazione della sospensione, il calcolo del volume o della velocità di infusione. Ogni passaggio aggiuntivo può innescare potenzialmente un errore. Alcuni di questi riguardano anche la velocità di infusione dei farmaci, in questo studio, infatti, il furosemide, il granisetron e il desametasone sono stati iniettati troppo velocemente, con una durata di circa qualche secondo.
Nella ricerca olandese la maggior parte degli errori si sono verificati tra le ore 10 e le 14 e tra le 18 e le 19, ambedue fasce orarie generalmente soggette ad elevati volumi di lavoro e a maggiore rischio di stanchezza per gli infermieri.
L’entità dell’errore è stata, nell’11% dei casi, potenzialmente dannosa per il paziente, secondo la classificazione del National Coordinating Council for Medication Error Reporting and Prevention. Contrariamente a quanto si possa pensare, in questo studio, una maggiore formazione non è stata garanzia di protezione dall’errore anzi, il verificarsi di tali eventi è stato maggiore tra gli infermieri più specializzati.
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