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Professionisti sanitari antidoto per infodemia e fake news

di Monica Vaccaretti

Le false o inaccurate informazioni sulla salute, esplose come fenomeno durante la pandemia di Covid-19, sono ancora abbondanti e rappresentano un problema preoccupante. Sebbene l'esposizione alla disinformazione sanitaria sia dilagante e rimanga elevata, le persone hanno almeno un po' di fiducia nella fonte di notizie che seguono abitualmente, ma nutrono sempre un po' di scetticismo. La maggior parte degli adulti esprime incertezza e potrebbe essere aperta ad ulteriori informazioni da parte di messaggeri fidati, in particolare dai propri medici. È quanto emerge da un sondaggio pilota sul monitoraggio della disinformazione in materia di salute, pubblicato sul Journal of the American Medical Association, in cui i ricercatori di un'organizzazione no profit focalizzata sulla politica sanitaria hanno cercato di comprendere meglio come le persone vedono le inesattezze sanitarie e ne vengono a conoscenza attraverso l'uso dei media.

Personale sanitario, la fonte più affidabile di informazioni sulla salute

Secondo gli esiti di un sondaggio pilota pubblicati su JAMA il personale sanitario è considerato la fonte più affidabile di informazioni sanitarie.

Da un campione rappresentativo di adulti americani (neri, ispanici e bianchi) risulta che il 95% confida nei propri medici personali per fornire le giuste raccomandazioni sui problemi di salute, a prescindere dalla propria appartenenza politica.

Sebbene la maggior parte delle persone riferisca di avere una discreta fiducia nel fatto che il governo fornisca informazioni accurate sui problemi sanitari, tale fiducia varia invece a seconda delle linee dei partiti politici.

Hanno fiducia nei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie e nei funzionari sanitari pubblici statali e locali sopratutto i democratici, con percentuali largamente maggiori rispetto ai repubblicani.

Complessivamente, il 96% dei partecipanti ha riferito di avere sentito almeno una delle dieci indicazioni inesatte sulla salute elencate nel sondaggio, ad esempio che i vaccini contro morbillo-parotite-rosolia causerebbero l'autismo o che l'ivermectina sarebbe efficace contro il Covid-19.

Risulta che la percentuale di persone che hanno sentito affermazioni false e credono che siano probabilmente o sicuramente vere varia dal 14% al 35%. Il dato evidenzia che le persone sentono diffusamente informazioni errate, ma non sono molte quelle che sono convinte che siano vere.

I risultati del rapporto suggeriscono che molte persone rientrano quindi nel “centro malleabile”. Si tratta di individui che ascoltano o leggono affermazioni errate, ma non sono sicure che le informazioni siano accurate. Dicono che le affermazioni sono probabilmente vere o probabilmente false, ma non sono convinti in nessuna delle due opposte direzioni. Pertanto, per raggiungere queste persone malleabili è necessario, secondo i ricercatori, che l'informazione sanitaria sia più personalizzata in quanto, stando nel mezzo, esse possono non rispondere allo stesso tipo di messaggi o interventi.

Emerge che la maggior parte delle persone sono preoccupate per la diffusione di false indicazioni sulla salute e vorrebbero che si facesse di più per limitarla, in quanto ritiene che le informazioni inaccurate sulla salute siano una questione importante. Mentre l'86% del campione ritiene che tutte le informazioni false ed inesatte su qualsiasi tema rappresentino un grave problema, il 74% lo considera soprattutto in materia di salute.

La maggior parte degli intervistati sostiene inoltre che non viene fatto abbastanza per limitare le false informazioni sulla salute, sia a livello istituzionale che dei mass media. Ritengono che tale attività debba intensificarsi sia da parte del Governo che dei mezzi di informazione, comprese le piattaforme di social media. Si sottolinea che non tutte le persone hanno la stessa idea di cosa significa falsa informazione.

Risulta pertanto particolarmente difficile affrontare il problema perché, anche se tutte concordano sul fatto che esista, non c'è necessariamente accordo su ciò che costituisce disinformazione sanitaria. Sebbene molte persone abbiano segnalato un intenso uso dei social media, tutti i giorni o tutte le settimane, pochi dichiarano di avere fiducia nelle informazioni sanitarie pubblicate sulle piattaforme più popolari come Facebook, YouTube ed X.

La fiducia è notevolmente bassa, soltanto il 5-8% si fida o si fiderebbe delle informazioni sanitarie divulgate su questi portali. Tuttavia, emerge che le persone che utilizzano frequentemente i social media per cercare informazioni sanitarie hanno maggiori probabilità di credere a false informazioni sulla salute.

La maggior parte dei partecipanti afferma che, tra le fonti di notizie tradizionali, fa affidamento sulla televisione locale (62%), sulle reti nazionali (56%) e sui siti di informazione digitale, come Google, Apple, Yahoo News (55%). Soltanto meno di 3 adulti su 10 hanno riferito di avere molta fiducia in ciascuna delle fonti mediatiche elencate nel sondaggio.

Circa un quarto degli intervistati afferma che avrebbe molta fiducia nelle informazioni sui problemi sanitari riportate dai telegiornali locali o dalle reti nazionali, le fonti più attendibili.

Il personale sanitario, con cui le persone entrano in contatto diretto seppur con frequenza ed intensità minore rispetto ai media e ai social media, viene considerato quindi la fonte più affidabile di informazioni sanitarie.

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