Dare impulso al nursing care inteso come il prendersi cura integrato del paziente, aiutandolo a orientarsi tra i servizi ma soprattutto rispondendo ai nuovi bisogni sanitari del cittadino, offrendo risposte sempre più specifiche e personalizzate. È stato questo l’obiettivo di un bando pubblicato nei mesi scorsi dall’Azienda Usl di Piacenza e rivolto a tutte le professioni sanitarie dell’area assistenziale.
Nursing care, tre progetti premiati
L’iniziativa ha voluto promuovere l’attività di ricerca in un contesto in grande evoluzione, che offre ai professionisti della salute l’opportunità di rivedere i propri paradigmi assistenziali, di fronte a un aumento esponenziale dei pazienti fragili e con patologie croniche.
I nuovi modelli organizzativi e assistenziali – spiega il direttore assistenziale Mirella Gubbelini - pongono la persona al centro, sia nei percorsi all’interno dell’ospedale sia in quelli che, dopo la dimissione, proseguono le cure sul territorio
.
La realtà piacentina, pur essendo diversa da altre sedi universitarie più complesse, è in crescita: Negli ultimi anni abbiamo visto nascere da iniziative spontanee – spiega Evelina Cattadori, responsabile del programma ricerca e innovazione – diversi progetti di ricerca
. L’obiettivo primario è quello di soddisfare sempre meglio i bisogni dei pazienti, attraverso l’innovazione e il coinvolgimento degli operatori.
Al bando promosso dall’Azienda hanno partecipato una ventina di progetti, tutti accomunati da alcuni elementi fondanti: il miglioramento della relazione d’aiuto con gli assistiti, una valutazione sulla percezione delle cure ricevute, una modalità innovativa di erogazione dell’assistenza e interventi di educazione terapeutica. Le proposte sono state elaborate da infermieri, dietiste, fisioterapisti, logopedisti, ovvero molte delle figure che sono parte dell’area assistenziale.
Dopo un attento esame dei progetti presentati, sono stati scelti tre vincitori: Michela Benvenuti, Simona Chiesa e Fabio Mozzarelli. Le proposte sono state illustrate nell’ambito di un recente convegno svoltosi in Sala Colonne.
All’evento formativo ha partecipato come relatrice anche Cristiana Forni, docente universitaria di Metodologia della ricerca infermieristica e collaboratore Gimbe.
I tre progetti premiati
- Logopedia, telerieducazione quando i pazienti abitano troppo lontano
Come fare quando le persone che hanno bisogno di rieducazione logopedica sono costrette a interrompere i trattamenti per motivi di tempo e di distanza? Nel 2016 il 68 per cento dei pazienti risultava residente fuori dalla città. Così, per evitare l’interruzione precoce della terapia, la logopedista Michela Benvenuti ha ideato un progetto di rieducazione a distanza. Saranno predisposte apposite postazioni con webcam a Fiorenzuola, Castelsangiovanni, Bobbio e alla Casa della Salute di Podenzano. Dopo un primo appuntamento tradizionale di presa in carico face to face in ospedale a Piacenza, ai pazienti con problemi logistici sarà proposta la modalità di trattamento a distanza, che potrà essere interrotta se la persona o il professionista non la riterranno efficace.
- Dimissione dall’Obi: interventi di natura informativa/educazionale
L’Osservazione Breve Intensiva (Obi) è una struttura del Pronto soccorso in cui i pazienti possono rimanere per un periodo stabilito (24/72 ore), durante il quale i sanitari possono valutare gli effetti dei trattamenti e stabilire la necessità o meno di ricovero.
Il progetto si propone di fornire un servizio innovativo e di qualità al cittadino ed è stato presentato da Simona Chiesa. Al momento della dimissione, gli infermieri svolgono un ruolo di facilitatore e guida, fornendo nozioni di educazione sanitaria e promozione della salute e concordando con la persona obiettivi raggiungibili al domicilio per renderla il più possibile partecipe. Dopo 72 ore lo stesso professionista richiama il paziente a casa, per valutare criticità cliniche, assistenziali e sociali.
- Infermiere pivot: contro le ulcere, trattamenti precoci che proseguono dopo l’ospedale
Il primo progetto premiato si prefigge di migliorare la presa in cura precoce del paziente con lesioni cutanee da insufficienza vascolare (ulcere) già durante la degenza nei reparti chirurgici e agevolare il proseguimento della terapia nelle strutture territoriali come ambulatori e case della salute. L’autore è Fabio Mozzarelli, coordinatore in Chirurgia. L’obiettivo è quello di diminuire i tempi di degenza, abbassare il rischio di complicanze e migliorare il comfort del paziente e dei suoi familiari. Come già sperimentato in Canada, in Francia, negli Stati Uniti e anche il Italia, gli infermieri che si prendono in cura di questo tipo di pazienti svolgono una funzione di “pivot” (ovvero di perno) intorno al quale ruotano gli utenti, il personale sanitario e i servizi sociali.
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