L'assistenza sanitaria centrata sul paziente, nel mondo attuale dominato dai continui progressi tecnologici, sta rischiando di cambiare profondamente. Se da una parte l'innovazione scientifica e l'integrazione di strumenti come l'intelligenza artificiale, l'analisi predittiva e i big data rendono la diagnosi più precisa e il trattamento più efficace, dall'altra tendono a far allontanare gli operatori sanitari dal contatto diretto con i pazienti. L'allarme è lanciato da alcuni studiosi in un articolo pubblicato su Jama.
Come fonderemo la precisione della scienza con il calore della compassione?
Come fonderemo la precisione della scienza con il calore della compassione?
In “Medicine-both a Science (Care) and an Art (CARE) ”, Strange e Castellanos invitano i professionisti della salute a non dimenticare le quattro qualità vitali che caratterizzano la cura, sia medica che infermieristica, racchiuse nell'acronimo Care.
Compassione , assistenza , rispetto ed empatia . Rappresentano un insieme coeso di valori duraturi ed azioni tangibili che, interagendo all'interno di un processo costruttivo di presa in carico, sono ancora fondamentali svolgendo un ruolo cruciale per il raggiungimento di risultati più soddisfacenti e il miglioramento del benessere generale dei pazienti.
La ricerca ha dimostrato che un'assistenza sanitaria basata su questi quattro cardini riduce anche lo stress e il burnout degli operatori sanitari. Nonostante la tecnologia e i progressi scientifici - che spostano persino i confini dell'agire e dell'etica - occorre continuare a credere che la cura e la compassione facciano ancora la differenza.
Occorre pertanto elevare maggiormente l'arte della cura compassionevole perché ci rende tutti professionisti migliori e ricordarsi che prendersi cura è più di un semplice trattamento medico ed infermieristico.
Gli autori spiegano che “Care” significa sia curare che prendersi cura, non è soltanto un composto di parole pieno di senso e sentimento ma un contenitore di principi che riescono ancora a guidare, tra innumerevoli dati ed algoritmi, l'arte scientifica della cura, con tutta la premura e la genuinità che la contraddistingue.
Sono queste quattro qualità propriamente umane a favorire una relazione di fiducia e di supporto tra il curante e il curato, non solo migliorando il processo di guarigione ma anche arricchendo l'esperienza sanitaria complessiva di entrambe le figure che vi partecipano.
In un mondo pieno di fatti senza una buona interpretazione, di social media pieni di disinformazione e di possibilità di accedere ai dati con un semplice click, sottolineano che medici ed infermieri non possono permettere che computer ed intelligenze artificiali dettino in maniera esclusiva il modo in cui interagiscono e si prendono cura dei pazienti in quanto persone, perdendo così il loro ruolo più umano.
Gli autori spiegano che la compassione nell'assistenza sanitaria trascende una risposta emotiva e si manifesta come un sentimento per l'altro espresso attraverso il calore, la preoccupazione e, appunto, la cura. È proprio il desiderio di migliorare il benessere, e quindi la salute, di un altro individuo a guidare la compassione.
Ritengono, inoltre, che la compassione possa essere coltivata anche attraverso la formazione, sin dal percorso di studi, per sviluppare nuove abilità con la meditazione e la pratica così da migliorare le inclinazioni innate che si possiedono e favorire l'adattabilità nei vari contesti situazionali. Gli autori sostengono, ancora, che sarà proprio la crisi della compassione , forse già in atto, a trasformare la professione degli operatori sanitari da una vocazione ad un lavoro. È pertanto fondamentale non perderla, coltivando anche la spiritualità.
Alcuni studi suggeriscono infatti che rafforzare questa dimensione nei professionisti della salute migliori l'esperienza di assistenza sanitaria anche dei pazienti, con effetti positivi sui meccanismi di coping e sulla riduzione dell'ansia.
Per fornire cure con il rispetto e la dignità che ogni paziente merita, è fondamentale che l'operatore sanitario possieda innanzitutto un genuino desiderio di assistere. Soltanto questo approccio favorisce una comprensione empatica della situazione che il paziente vive. L'empatia pone quindi le basi per realizzare profonde e leali connessioni interpersonali in quanto capacità di condividere ed entrare in risonanza con i sentimenti positivi e negativi di un'altra persona.
Robotica, cartelle cliniche elettroniche, telemedicina, intelligenza artificiale non possono sostituire l'interazione con il paziente. Le conoscenze scientifiche e le competenze tecniche acquisite dai medici e dagli infermieri devono integrarsi con un'assistenza compassionevole, ossia fondata su abilità ed umanità ovvero intesa come scienza basata sull'arte della cura e della compassione calibrata su misura in base alle esigenze di ciascun paziente.
Come fonderemo la precisione della scienza con il calore della compassione? Come possiamo garantire che i nostri pazienti si sentano ascoltati, rispettati e realmente curati nonostante l'inevitabile progresso dell'innovazione medica?
Sono le domande con cui gli autori della ricerca chiedono a ciascun operatore sanitario di interrogarsi nell'esercizio della loro professione quotidiana. Farlo diventa una sfida.
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