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Affrontare gli effetti della vergogna nell'assistenza sanitaria

di Monica Vaccaretti

La vergogna nell'assistenza sanitaria è un sentimento comune sia ai pazienti che ai professionisti sanitari. È “l'elefante nella stanza”, come venne descritta nel 2002 dal medico Frank Davidoff, intendendola coma una realtà raramente riconosciuta ma molto presente, attiva ed influente. Il lavoro dell'assistenza sanitaria è intriso di rischio di vergogna, eppure, essa rimane sostanzialmente ignorata negli ambienti sanitari. Se ne parla infatti raramente e non viene nemmeno insegnata nella formazione delle professioni sanitarie. Recenti studi emergenti hanno invece dimostrato che la vergogna influenza notevolmente i contesti di cura ed assistenza. Essa ha impatti ed effetti sugli studenti, sui professionisti sanitari e sulle persone che utilizzano i servizi sanitari.

Infermieri e la competenza della vergogna

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La vergogna nell'assistenza sanitaria è “l'elefante nella stanza” raramente riconosciuta ma molto presente, attiva ed influente.

Sulla vergogna hanno riflettuto gli autori di un articolo pubblicato su The Lancet, secondo i quali si tratta di un'emozione potente che necessita di una consapevolezza collettiva.

È infatti spesso trascurata nonostante sia un'esperienza umana inevitabile. Sebbene essa possa contribuire all'apprendimento e alla crescita, ad interazioni sociali armoniose e ad una più ampia coesione sociale, la vergogna è spesso vissuta come un'emozione negativa che provoca disconnessione, disagio psicologico, empatia compromessa e disimpegno.

Dolezal e Bynum evidenziando che ad ogni incontro clinico le interazioni intime nella relazione di cura possono far nascere un giudizio percepito ed autovalutazioni negative che generano vergogna.

Da una parte i pazienti possono sentirsi imbarazzati, vergognati e giudicati negativamente per il loro corpo, i loro comportamenti o le loro circostanze di salute. La vergogna del paziente può essere correlata, ad esempio, ad esperienze stigmatizzate come le malattie mentali, l'obesità, le infezioni sessualmente trasmesse o l'abuso di sostanze.

Dall'altra parte, anche i professionisti sanitari sono predisposti a sentirsi inadeguati o giudicati negativamente per le loro competenze, i loro fallimenti ed i loro errori nonché per i propri problemi di salute fisica e mentale o per la loro incapacità di risolvere le infermità dei pazienti.

Scarsi risultati clinici, bassi punteggi nel grado di soddisfazione degli assistiti, reclami presentati da utenti e colleghi nei loro confronti ed obiettivi mancati possono portare i professionisti sanitari a provare vergogna portandoli ad attribuire questi risultati a fallimenti o inadeguatezze personali.

Tale vergogna potrebbe essere altresì potenziata ed esacerbata negli ambienti di lavoro dove ci si aspetta che essi siano sempre performanti, ottimisti, altruisti ed empatici.

Gli autori sottolineano che sia i pazienti che gli operatori sanitari sono inclini ad evitare la vergogna e tendono a renderla un potente motore di comportamento e processo decisionale.

La vergogna può indurre i pazienti a nascondere dettagli sui sintomi o sulle circostanze di vita, ad evitare il trattamento, a nascondere malattie o diagnosi a familiari ed amici, ad interrompere le cure. Tali comportamenti rischiano di essere etichettati come non conformi dai medici che potrebbero avere difficoltà a riconoscere le emozioni profonde che li guidano.

Allo stesso modo, anche gli operatori sanitari potrebbero essere spinti a non divulgare gli errori o i near miss, ossia i quasi incidenti, ad evitare di parlare quando la sicurezza del paziente è compromessa, a fare uso di sostanze, a rispondere con rabbia, biasimo o tentativi di far vergognare gli altri.

Sono tutti fattori che minano un'assistenza sicura ed empatica al paziente e un funzionamento efficace del team di cura.

La vergogna ha un potenziale distruttivo

Per mitigarne gli effetti occorre affrontarla e catalizzare la connessione umana, la vulnerabilità e l'empatia attraverso un sano coinvolgimento in questo sentimento. Si tratta di promuovere la competenza della vergogna, ossia un insieme di abilità, principi e pratiche che ne facilitino un coinvolgimento più costruttivo.

La competenza della vergogna, che può essere appresa dagli individui e poi applicata a tutta un'organizzazione, è progettata per ridurre il potenziale di vergogna e di umiliazione negli incontri di assistenza sanitaria.

La vergogna non può essere tuttavia sradicata completamente, perché una società sana e funzionante ne ha bisogno. Le persone devono possedere sempre la capacità di vergognarsi.

Per trasformare in maniera significativa l'assistenza sanitaria occorre promuovere un sano coinvolgimento nella vergogna riconoscendo e rispondendo con competenza a questo sentimento. Ciò consentirà la connessione umana, migliorerà la sicurezza psicologica, infonderà fiducia e renderà emotivamente sensibili gli ambienti di cura così da riuscire a svolgere il lavoro vulnerabile ed incerto della guarigione.

In un'epoca dominata dalla tecnologia e dall'intelligenza artificiale, le esperienze emotive degli individui non devono essere messe da parte. Anche la competenza della vergogna, parimenti all'empatia e alla connessione umana, è fondamentale per intrecciare gli aspetti interpersonali e relazionali del processo di guarigione.

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