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Infermiere

Bed Manager, tra l’attività clinica e quella manageriale

di Davide Mori

Il Bed Manager è la figura interna all’assetto organizzativo degli ospedali nata per garantire l’appropriatezza dei ricoveri, tra il problema del sovraffollamento dei Pronto soccorso e quello della diminuzione dei posti letto nelle unità operative. Si tratta di un ruolo ad appannaggio non esclusivamente infermieristico, ma è evidente come l'infermiere sia il professionista sanitario che maggiormente racchiude ed amalgama nel proprio bagaglio di competenze le caratteristiche necessarie all’assolvimento di questa importante funzione.

Chi è il Bed Manager (BM) e perché si rende necessario

Il Bed Manager garantisce l'appropriatezza dei ricoveri

Nonostante la sanità pubblica sia in continua evoluzione, con aziende sanitarie che si orientano sempre più verso modelli organizzativi innovativi, il percorso di efficientamento che viene intrapreso per garantire l’appropriatezza dei ricoveri viene costantemente contrastato dal fenomeno dell’overcrowding in Pronto soccorso e dalla drastica diminuzione del numero dei posti letto nelle unità operative.

Negli ultimi anni si è così resa necessaria l’introduzione di una nuova figura all’interno dell’assetto organizzativo degli ospedali: il Bed Manager (BM).

Un’azienda sanitaria che voglia mantenere alti gli standard di gestione e di assistenza, deve limitare al minimo i costi ed i percorsi di cura inappropriati.

Molti dei problemi tipici delle moderne realtà ospedaliere sono legati ad una cattiva gestione del “patient flow”, termine con cui si intende la movimentazione del paziente all’interno della struttura sanitaria dall’ammissione alla dimissione.

Il BM è il professionista che gestisce il percorso del paziente all’interno dell’ospedale al fine di raggiungere il setting assistenziale adatto, ed è quindi quella figura in grado di coordinare e garantire un corretto “patient flow”.

Dove opera e di cosa si occupa il Bed Manager

L’infermiere Bed Manager opera spesso all’interno del Pronto soccorso, ma può anche svolgere la propria attività in modo distaccato.

Di fatto, il BM (come afferma anche il Dr. Gregorini) crea le condizioni per usare al meglio tutti i posti letto disponibili nella struttura attraverso la programmazione di tutta l’attività di ricovero, l’attività chirurgica, l’attività ambulatoriale e pianificando in modo dinamico la logistica dei pazienti in base alle fasi della degenza.

Il BM possiede un certo grado di autonomia decisionale e collabora con tutto il team multidisciplinare che ruota attorno al paziente; a tal fine può organizzare briefing quotidiani con i responsabili (medici ed infermieristici) delle diverse unità assistenziali, per pianificare e attuare le strategie necessarie a garantire la disponibilità di posti letto per i ricoveri urgenti e d’elezione.

Nello specifico il Bed Manager interviene:

  • nel monitoraggio dei ricoveri in acuto dal Pronto soccorso verso i reparti di degenza ordinaria;
  • nella gestione dei posti letto, agendo secondo la domanda giornaliera, chiudendo i posti letto non disponibili, oppure programmandone la riapertura concordandolo preventivamente con l’U.O;
  • nello sfollamento dei pazienti delle aree critiche disponendone il trasferimento verso le altre degenze per acuti;
  • nello sfollamento del Pronto soccorso; tale attività si concretizza nell’allocazione dei pazienti nelle diverse U.O., sulla base di disponibilità giornaliere concordate. Nel caso in cui i posti letto non fossero sufficienti ad esaurire le richieste, il BM provvede all’attuazione di misure straordinarie attraverso la richiesta di posti letto “aggiuntivi” alle UU. OO.;
  • facilitando la gestione dei pazienti fragili, non autosufficienti, frequent users, senza fissa dimora, etilisti ecc. in Pronto soccorso, in collaborazione con servizi sociali ospedalieri e territoriali, così da evitare ricoveri impropri;
  • nel monitoraggio delle dimissioni effettuate dai reparti, al fine di individuare eventuali aree di criticità;
  • verificando l’applicazione dei criteri previsti dal regolamento interno per i ricoveri urgenti da Pronto soccorso e accessi diretti dall’ambulatorio alle UU. OO.;
  • nell’analisi e nell’utilizzo dei dati per la creazione di modelli previsionali di afflusso e le conseguenti necessità di posti letto;
  • consulenza e formazione sul campo ai professionisti nelle varie UU. OO.

Le caratteristiche del Bed Manager

Pur non esistendo percorsi universitari specifici, la maggior parte degli infermieri BM sono infermieri coordinatori esperti o infermieri di Direzione Sanitaria.

Spesso questi infermieri possiedono curricula universitari che comprendono laurea magistrale e/o specializzazioni/master indirizzati al governo ed al rischio clinico.

In sostanza, un professionista che si voglia affacciare al mondo del bed management deve possedere un’ampia esperienza clinica e manageriale, deve conoscere bene la struttura dove opera, deve avere delle ottime capacità relazionali e, dati gli strumenti che dovrà utilizzare, delle buone capacità informatiche.

Il riconoscimento del ruolo del Bed Manager

Purtroppo il ruolo dell’infermiere BM, seppure formalmente venga individuato dall’azienda all’interno dell’assetto organizzativo non è sempre riconosciuto dal punto di vista economico/contrattuale e, ad oggi, non esistono associazioni di categoria specifiche che possano intervenire a riguardo.

Tuttavia esistono diverse realtà dove l’infermiere BM gode di un discreto riconoscimento economico con delibere in Gazzetta Ufficiale. Dunque siamo nuovamente di fronte alla caratteristica, disomogenea, realtà italiana.

Bed Manager e prospettive future

Come è stato già analizzato precedentemente, il nostro sistema sanitario è orientato sempre più alla diminuzione dei costi di gestione mantenendo alti gli standard di cure. Va da sé che in un contesto così strutturato, l’implementazione di una figura come quella del Bed Manager non può risultare un’opzione, ma deve diventare un requisito fondamentale per le aziende sanitarie.

Tuttavia l’argomento necessita di maggiore chiarezza. Deve essere stabilito un percorso formativo specifico (magari universitario), ma soprattutto bisogna elaborare un inquadramento contrattuale che possa regolarizzare la figura all’interno dell’ecosistema salute, garantendone il giusto riconoscimento economico.

Probabilmente la futura nascita di associazioni di categoria potrà fungere da volano e fornire quello stimolo che finora è mancato.

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