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Area chirurgica

L'infermiere in Urologia, competenze e responsabilità

di Manuel Piubello

L'infermiere di Urologia è quel professionista della salute che gestisce in collaborazione interprofessionale il paziente garantendo una assistenza a 360° ai pazienti con problematiche del tratto genito-urinario o nelle fasi precedenti e successive all’intervento chirurgico. L’esperto in questo settore è una figura piuttosto preziosa e ricercata sia nell’ambito ospedaliero che in quello domiciliare.

Quando parliamo di urologia qulacuno può alludere subito agli apparati sessuali di cui siamo tutti dotati, asserendo come tale branca specialistica sia in stretta relazione con branche “cugine” quali la ginecologia e l’andrologia.

L'urologia, però, è cosa diversa da questo; si tratta di una delle più antiche specializzazioni mediche del mondo ed è tanto documentata quanto comuni sono le patologie a carico di questa specialità.

Si ipotizza, infatti, che il primo caso di intervento urologico a carico dell'apparato escretore sia stato effettuato addirittura nel VI secolo a.C., a Siracusa.

Infermieri in attività in un reparto di Urologia

In un quadro come questo, con un tale bagaglio sulle spalle, quella del professionista infermiere si identifica immediatamente come una figura esperta e formata per far fronte ai più comuni problemi post-operatori e di gestione di un paziente urologico.

L'identità e il ruolo dell'infermiere in Urologia

L'infermiere esperto in urologia è un professionista sanitario che gestisce in maniera autonoma e completa l'assistenza pre e post operatoria dei pazienti affetti da patologia a carico dell'apparato genito-urinario.

È una figura particolarmente preziosa tanto nel reparto di degenza quanto in ambito domiciliare per via delle eventuali complicanze relative al post operatorio, oltre che per la corretta gestione e manutenzione dei presidi che spesso sono diretta conseguenza degli interventi urologici, quali, ad esempio:

In reparto l'infermiere di Urologia è quella figura deputata alla preparazione e informazione del paziente candidato ad un intervento in ambito urologico:

  • verifica la corretta adesione al protocollo terapeutico e alimentare pre intervento
  • gestisce e verifica insieme al medico la necessità di eventuale clistere evacuativo
  • è responsabile della somministrazione delle terapie e le profilassi antibiotiche preoperatorie oltre ad eventuali terapie da sospendere con adeguato margine di tempo (vedasi le terapie con Warfarin Sodico o Cardioaspirina che vanno sospese entro 15 giorni dall'intervento per non aumentare il rischio di sanguinamento in sala operatoria).

All'arrivo in reparto del paziente, l'infermiere verifica tutte le indicazioni preoperatorie di cui sopra e completa le pratiche definendo l'eventuale tricotomia da eseguire e la somministrazione della terapia antalgica, analgesica o di preanestesia configurata al colloquio anestesiologico.

In contesto urologico è importante tanto quanto nei reparti di criticità (come Cardiologia o Terapia Intensiva) tenere monitorati rapporti e bilanci di entrata/uscita del paziente in ricovero; è di responsabilità infermieristica passare in rassegna i degenti appuntando le uscite da diuresi, drenaggi, nefrostomie e sondini-nasogastrici al fine di valutare uno stato di disidratazione o di ritenzione idrica.

I parametri vitali, soprattutto nelle prime due giornate post-operatorie, rivestono un importante campanello d'allarme unito alle uscite idriche del paziente; una situazione di forte sbilanciamento pressorio rispetto alla normalità del degente o una temperatura eccessivamente alta potrebbero far sospettare una complicanza relativa all'intervento effettuato (anche se diverse complicanze si manifestano solo dopo diversi giorni dall'intervento e perciò al domicilio del paziente, ormai dimesso).

Soprattutto nelle prime giornate post-operatorie è necessario per l'infermiere in ambito urologico prestare maggiore cura e attenzione nei riguardi dei presidi posizionati al paziente quali CV e drenaggi che devono essere mantenuti in perfetta cura al fine di non alterare risultati di bilancio o, peggio, mascherare situazioni fortemente pericolose (in tal caso il tamponamento del CV per la presenza di coaguli in pazienti operati di Resezione Endoscopica della Prostata -TURP- una delle problematiche più comuni in urologia).

Spesso tali presidi sono mantenuti anche all'atto della dimissione del paziente quindi è cura dell'infermiere informare ed educare il paziente stesso ed i suoi caregiver alla cura e alla gestione di tali presidi ( come il CV mantenuto in un paziente operato di prostatectomia radicale fino all'effettuazione dell'esame cistografico).

Non manca, tra le attività del professionista sanitario, anche un'adeguata igiene post-operatoria del paziente e la corretta assunzione della terapia domiciliare in atto al momento del ricovero con integrazione di antibiotici e antipiretici da protocollo e su prescrizione medica.

Come e dove nasce l'infermiere in ambito urologico?

L'ambito urologico in quanto tale è fortemente legato all'assetto assistenziale chirurgico e, di conseguenza, l'infermiere che presta servizio in tali U.O. deve avere una particolare predisposizione all'esercizio assistenziale in ambito chirurgico, con tutte le sfaccettature che il caso richiede (pre-intra-post intervento).

È innegabile che, al pari di molti altri percorsi formativi, l'ambito urologico venga affrontato nei percorsi universitari infermieristici, ma che, allo stesso tempo, non venga sufficientemente approfondito e questo demanda molte nozioni al reparto stesso all'atto dell'accoglienza del professionista.

L'apparato escretore, che coinvolge diversi organi del corpo umano, è particolarmente approfondito nelle parti di anatomia e fisiologia, ma rimane pur sempre un ambito teorico poco affrontato nella pratica.

Le attività di laboratorio universitario permettono ai futuri professionisti infermieri di fare esperienza con il posizionamento del CV, tuttavia non affrontano diverse problematiche che un infermiere urologico deve necessariamente conoscere e affrontare durante il suo percorso lavorativo come, ad esempio, la stenosi uretrale, l'ingrossamento della prostata e la macroematuria.

La formazione universitaria, così come impostata oggi, risulta essere discreta, ma insufficiente alla formazione di un infermiere che desideri affrontare il percorso in una specialistica di urologia. Ovviamente se la predisposizione del professionista è orientata all’ambito chirurgico, questo requisito rappresenta un’ottima base per intraprendere un percorso sia lavorativo che formativo in tale realtà assistenziale.

Diverse nozioni educative e gestionali presenti in Urologia vengono letteralmente imparate “sul campo”, grazie all’affiancamento e all’aiuto di infermieri più esperti e chirurghi urologi. Non deve perciò spaventare il bagaglio formativo richiesto ad un professionista che lavora in ambito urologico dato che in questa, così come in molte altre realtà, l'esperienza che si matura in reparto prevale su ogni formazione appresa in modo superficiale nel percorso universitario.

Esistono inoltre diverse conferenze, seminari ed incontri formativi dichiaratamente aperti anche ai professionisti infermieri che desiderino affinare le proprie conoscenze e le proprie tecniche all'attività di reparto. Diversi incontri basano i loro punti cardine sull'assistenza a pazienti operati in chirurgia robotica (da qualche anno presente su molti territori) mentre altri partono dalla considerazione di adeguare le conoscenze e l'educazione del paziente con problematiche permanenti (vedasi i pazienti operati di cistectomia radicale).

Tali incontri sono un prezioso contributo alla conoscenza ed alla formazione di infermieri operanti nel settore urologico che non devono tuttavia ignorare la pura e semplice formazione in reparto affiancandosi ai colleghi più esperti e ai chirurghi desiderosi di fornire loro le proprie conoscenze nell'ambito.

Dove e come lavora un infermiere di Urologia

Sono forti e molto variabili gli aspetti assistenziali che gravitano attorno a pazienti affetti da patologie dell'apparato genito-urinario.

L'apparato escretore è costituito da:

  • reni
  • ureteri
  • vescica
  • prostata (nell’uomo)

L'uretra è un apparato fortemente studiato e classificato negli anni tanto quanto numerose sono le attività assistenziali legate ai suoi problemi, cronici e acuti che siano.

L'infermiere in ambito urologico è legato alla necessità di assistere pazienti con difficoltà alla minzione oltre ad una alterata qualità e quantità della minzione stessa (vedasi i casi di ematuria e di calcolosi ureterale).

Oltre a ciò è spesso coinvolto nell'assistenza a pazienti che non hanno rilevato alcuna alterazione funzionale dell'apparato, ma con esami ematochimici e diagnostici che rivelano un quadro di carcinoma prostatico, renale o vescicale, tutte condizioni che vanno trattate tempestivamente, soprattutto per mezzo di interventi chirurgici mirati.

Ampio e meritatissimo spazio va riservato alla gestione dei presidi di correzione della minzione che, come già detto, sono dispositivi che spesso vengono rilasciati anche a domicilio per pazienti con temporanee o permanenti situazioni di ritenzione o impossibilità alla minzione spontanea.

Ad un primo approccio quindi può sembrare che l'infermiere che lavora in ambito urologico sia soltamente un "esperto tecnico", ma in realtà non è così. Ad esempio la parte relazionale e educativa è essenziale in ogni fase dell'approccio terapeutico.

Anche in questo settore l' evoluzione terapeutica e relazionale vede il passaggio da medicina disease centred (medicina centrata sulla malattia) a patient centred (centrata sul malato). In effetti il modello classico di riferimento in medicina va sotto il nome di medicina disease centred o medicina centrata sulla malattia.

Attraverso il dualismo di Cartesio, l’ipotesi della realtà ontologica delle malattie, l’affermarsi della anatomia patologica, le scoperte della biologia e l’introduzione del disegno sperimentale si arriva a ricostruire le fondamenta della medicina odierna e del modello “disease centred”.

Se il “disease” (la malattia biologica) è l’oggetto centrale e principale, questo definisce anche lo spazio dedicato al medico (o infermiere) che è l’ ”esperto della malattia" (doctor centred). In particolare il medico, per le sue conoscenze e competenze scientifiche, può identificare la malattia e deciderne il trattamento.

L'infermiere in urologia, come nelle altre specializzazioni in cui presta la sua opera, può essere un forte catalizzatore di questo passaggio.

Quindi la medicina patient centred non rinnega la medicina disease centred, anzi ne ripropone del tutto gli obiettivi, ma aggiunge alla necessità di individuare la malattia e di trattarla, la necessità di confrontarsi con il significato, puramente soggettivo, che la malattia acquisisce nel malato che ne soffre.

Farsi promotore e facilitatore delle esigenze anche relazionali e comunicative del malato è un obiettivo cardine dell'assistenza infermieristica e necessario anche nel ruolo educativo e di autocura da sempre insito nel mandato infermieristico. Quindi nella medicina “patient centred" l’obiettivo generale si sposta dal "to cure al to care".

Alla base di ogni azione anche di natura tecnica ciò che muove l'infermiere nel suo lavoro quotidiano vi è questo concetto. I presidi sono diretta conseguenza o complicanza della patologia a carico del paziente ed è perciò indispensabile il ruolo educativo dell'infermiere che ha la responsabilità di formare, attraverso varie fasi di addestramento e di verifica, il paziente stesso o il caregiver di riferimento al mantenimento e alla gestione di eventuali problemi correlati ai dispositivi.

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