Rianimazione
“Triage errati, casi sottovalutati, pazienti scambiati, sovraffollamento e assenza di posti letto per il ricovero. Poco personale e blocco del turnover. A volte anche personale poco attento ai bisogni dei pazienti”. Inizia così un articolo a firma di Andrea Giambartolomei pubblicato su Il Fatto Quotidiano, diretto da Marco Travaglio, che lo ha condiviso sui social. Un articolo che parla di infarti non visti, attese infinite per le quali si muore al pronto soccorso, sintomi sottovalutati, codici errati, letti mancanti nel reparto, barelle scambiate. A questo risponde chi l’area emergenza la vive da anni come professionista e non ci sta a sentirsi dare del “pigro”.
Pronto soccorso: Se vuoi parlarne ti devi sporcare mani, vestiti e mente
Caro Travaglio. Lascia che ti spieghi un paio di cose. Se c'è una cosa che funziona nella nostra sanità è proprio il Dipartimento di Emergenza Urgenza.
Vuoi il punto di vista di un infermiere qualsiasi che ci lavora da quasi 5 anni? Bene.
Siamo l'unico reparto che, 24 su 24, è chiamato a rispondere a qualsiasi bisogno di salute della popolazione. Anche quando non dovremmo essere noi a trovare le risposte. Ma noi siamo lì e una mano la si tende sempre.
Ma, nonostante questo, siamo comunque i primi ad essere sempre sul banco degli imputati. Caro Travaglio, ti invito a far turno per un mese in Pronto soccorso.
Un po' di triage, così capisci cosa voglia dire assumersi la responsabilità di prendere una giusta decisione.
Nel frattempo - ma tanto ci sei abituato - prenditi pure qualche insulto, stai zitto quando qualcuno ti offende e difenditi se uno ti minaccia con una forbice.
Ma un articolo su questo troverà forse spazio in qualche angolino del giornale, 50 o 100 battute al massimo.
Poi fatti un po' di Area Rossa, così capisci quanto complesso sia avere a che fare con un paziente critico, ma quanta soddisfazione dia vedere l'esito positivo della tua assistenza. Allo stesso tempo impara a gestire le tue emozioni: potresti veder morire e nascere una persona a distanza di pochi minuti.
Poi fatti un po' di Area Verde. Impara ad ascoltare le persone che hanno bisogno di te: da chi trova nel Pronto soccorso l'unica risposta al suo bisogno di salute a chi viene da te perché tanto è esente e quindi salta la fila delle prenotazioni.
Tranquillo, non serve indagare molto, molti te lo dicono serenamente. Spiega loro che se attendono è un bene, perché se fossero visti subito in Area Rossa e avessero un tubo in gola dopo 5 minuti non sarebbero poi così contenti per la breve attesa.
E che se tutti gli accertamenti fatti in Pronto soccorso se li facessero nel tanto decantato privato, dubito fortemente che dalla prenotazione al ritiro dei referti possa passare solo qualche ora.
Poi fatti qualche settimana di OBI (Osservazione Breve Intensiva) e impara a convivere con famiglie esasperate, perché hanno raggiunto il limite nel non trovare risposte alle loro richieste di salute (risposte che tu cerchi di dare loro).
In tutto questo, trova il tempo per studiare e aggiornarti ogni giorno, perché il sapere che ti viene richiesto si evolve e aggiorna più velocemente di quanto tu possa pensare. Impara che non esiste nulla di esatto, ogni persona è diversa dall'altra.
Imprimiti nella mente che una persona è fatta di corpo e mente e che non potrai mai curare l'una trascurando l'altra. Una volta fatto questo, mettiti pure sulla tua comoda sedia, nel tuo comodo studio, dopo aver dormito serenamente la notte e scrivi quello che hai visto.
Troppo facile puntare il dito dal tuo regno incantato. Sporcati le mani, i piedi, i vestiti e la mente
Lo so, non avresti tanti consensi con un articolo così. Ma almeno saresti una persona onesta.
Ah, un'ultima cosa. Nel nostro lavoro contano i numeri quando si parla di esiti ed eventi avversi. Non trovarli nell’articolo sul tuo giornale lo rende ancora più inutile.
daniele.cusimano
1 commenti
E non solo
#2
Complimenti Giacomo, esemplari parole, giuste per fa zittire una volta tanto il potenziale sempre più scadente dei mass media. Vorrei solamente aggiungere a tutte le sacrosante parole che hai già puntualmente espresso, che noi infermieri dobbiamo oltretutto cimentarci con materiali d'uso quotidiano, nonché d'obbligo - quali: guanti in lattice, visiere, siringhe, cerotti, fissatori, aghi....-, tutto gravemente scadente! Guanti in lattice che si rompono o li prendi già rotti dalla confezione, siringhe rotte o che non tengono il vuoto, cerotti che non attaccano, fissatori che si scollano a pezzi sulla pelle, sondini naso-gastrici che si aprono da soli (con tutto il materiale enterico che fuoriesce), tappi di agocannule che non mantengono la chiusura (e quindi sangue che fuoriesce)..e tanto altro ancora! E già in un reparto di degenze (30 degenti allettati e 2 infermieri) è frustrante subire questo scempio di materiale, immaginatevi in una Unità Operativa di emergenza dove si predilige l'immediatezza del trattamento: una vergogna! E poi, dove sarebbe il grande risparmio, se invece di utilizzare un buon guanto in lattice ne utilizzo 3, perchè due ne ho dovuti gettare? E dovreste vedere la vestibilità dei guanti che ci arrivano...tutto questo perchè, grazie ai super politici che ormai con la Sanità hanno trovato una miniera d'oro, facendo tagli ed intascandosi i risparmi! Tutto a discapito sì del personale sanitario, ma, soprattutto, dei contribuenti, dei pazienti e di chi, come tutti noi, pagano le tasse. Ah, a proposito, insieme a tutto questo, lavorando a turni, week end compresi, con ferie che iniziano il lunedi e finiscono la domenica, senza mai un week end a casa, con corsi di aggiornamento al posto dei riposi...1500 euro al mese! E devo sempre sorridere, anche se, appena uscito sorridente dalla Sala Parto devo entrare con viso immediatamente cereo in Rianimazione dove i parenti piangenti aspettano volti umani per essere consolati...CUSIMANO D., T.I. AULSS2 Veneto