La filosofia della Slow Medicine si propone di ridurre le prestazioni inappropriate che rappresentano oltre che uno spreco di risorse, non offrendo benefici tangibili ai pazienti, anche una fonte di maggiori rischi. Anche Animo ha formulato le sue 5 raccomandazioni.
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Raccomandazioni Animo per Slow Medicine
Anche l'Associazione Nazionale Infermieri di Medicina Ospedaliera (ANIMO), come Aniarti e Aiuro, ha risposto all’invito della Federazione Ipasvi a seguire la filosofia della Slow Medicine producendo 5 raccomandazioni.
Animo , fondata con lo scopo della promozione e dello sviluppo professionale degli infermieri per migliorare l'assistenza alla persona e alla collettività, ha rappresentanze in ogni regione italiana.
Secondo Animo l’Infermiere di Medicina Interna è quel professionista che:
riesce a leggere i bisogni assistenziali dei propri utenti;
riesce a mettere in atto metodologie di prevenzione su vasta scala;
cura l'ingresso e l'organizzazione della degenza;
costruisce un percorso diagnostico terapeutico complesso;
gestisce problematiche terapeutiche;
gestisce autonomamente situazioni di emergenza ed affronta situazioni difficili di confronto costante con la sofferenza e la morte;
promuove e organizza iniziative scientifiche, culturali e di ricerca, collabora con le università e le agenzie formative per lo sviluppo e la formazione continua degli associati.
Le cinque raccomandazioni Animo
Non triturare e camuffare negli alimenti i farmaci prima di somministrarli a pazienti con difficoltà di deglutizione e/o tramite SNG (Sondino Naso Gastrico) e/o PEG (Gastrostomia Endoscopica Percutanea) , se non specificato dalle indicazioni farmacologiche
Come è noto vi sono diverse forme farmaceutiche rappresentate da 3 grandi categorie: solide, semiliquide e liquide. È facilmente intuibile che la forma solida non è adatta alla somministrazione tramite SNG ancorché questa venga sminuzzata o triturata e messa in soluzione.
Le motivazioni a ciò sono dettate dal fatto che l’alterazione di formulazione del farmaco può provocare un aumento della tossicità , determinarne l'instabilità , influenzarne i tempi di assorbimento, ridurne l'efficacia e rendere i farmaci meno appetibili.
Quando possibile sarebbe opportuno utilizzare le forme farmaceutiche alternative o considerare vie e mezzi di somministrazione diversi, più adatt al paziente e ai presidi ad esso correlati.
Non fare ricorso abituale alla contenzione come strumento di gestione del rischio cadute
L’articolo 30 del codice deontologico risulta eloquente in materia: La contenzione deve essere limitata solo a eventi straordinari e deve essere sostenuta da prescrizione medica o da documentate valutazioni assistenziali .
L’abuso dei mezzi di contenzione, inoltre, è punibile in base all’articolo 571 del Codice Penale . Altrettanto punibile è la mancata segnalazione, da parte degli operatori sanitari, all’autorità competente di maltrattamenti o privazioni a carico dell’assistito (articolo 33 codice deontologico dell’Infermiere).
È risultato efficace, invece, valutare il rischio cadute per ciascun paziente al momento della presa in carico e attuare interventi mirati alla riduzione dei fattori di rischio personali e ambientali.
Non fare ricorso al cateterismo vescicale per la gestione dell'incontinenza o per l’esecuzione di semplici test diagnostici
Si ricordano, a tal proposito, alcune tra le indicazioni al cateterismo vescicale :
ostruzione delle vie urinarie e ritenzione urinaria;
disfunzione neurologica permanente della vescica;
intervento chirurgico che richieda la vescica vuota;
trattamento delle neoplasie vescicali;
esecuzione dei test di funzionalità vescicale;
svuotamento della vescica prima del parto (se la donna non è in grado di urinare da sola);
incontinenza urinaria, ove non siano possibili altre soluzioni.
Non lasciare in sede qualsiasi tipo di catetere venoso (centrale, periferico, a breve, medio e lungo termine) se non è più presente il problema per cui vi si è fatto ricorso
Spesso lasciato in sede al fine di effettuare un eventuale prelievo è tuttavia consigliato rimuovere qualsiasi catetere venoso appena non ve ne sia più l’oggettiva necessità per cui vi si è fatto ricorso.
È consigliato eseguire un prelievo di sangue venoso, tramite puntura estemporanea di un altro vaso, al fine di ridurre il rischio di occlusione e/o infezioni e sepsi piuttosto che insistere sulla stessa linea venosa.
Le principali linee guida indicano che un catetere venoso debba essere rimosso prima possibile , qualora non sussistano le indicazioni che ne hanno determinato il posizionamento, al fine di prevenire e ridurre le complicanze (infezioni, flebiti, trombosi).
Non seguire protocolli di mobilizzazione e di cura delle lesioni da pressione (LDP) secondo protocolli "standard" nel paziente morente
I pazienti oncologici e a fine vita sono in continuo aumento negli ospedali e nelle strutture di assistenza, perciò gli infermieri sono chiamati ad affrontare una forte implicazione per quanto riguarda tipo e qualità del lavoro.
Il contesto del fine vita è molto particolare e presenta particolari caratteristiche sia dal punto di vista clinico che psicologico. Le alterazioni cutanee in fase di fine vita sono un riflesso della compromissione della cute (ridotta perfusione dei tessuti molli, diminuita tolleranza agli insulti esterni, e rimozione deficitaria delle scorie metaboliche), sono spesso inevitabili e in gran parte attribuibili a fragilità e condizioni compromesse dell'individuo.
Questo significa che è quasi impossibile eliminare le ulcere da pressione nei pazienti a fine vita, a causa di molte condizioni di comorbidità e fattori di rischio.
In questo tipo di pazienti le medicazioni devono essere utilizzate per il comfort generale e per la prevenzione dell’esposizione della pelle all’essudato della lesione, al fine di ridurre il numero di cambi di medicazione potenzialmente dolorosi.
Le ulcere da decubito e lesioni da radiazioni a fine vita sono da gestire palliativamente con l'obiettivo generale di ridurre al minimo il dolore e l'odore, migliorare il comfort e potenzialmente migliorare la condizione dell'ulcera.
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