Il 2020 è l’anno Internazionale dell’infermiera/e e dell’ostetrica/o e per ironia della sorte sono tra le categorie messe maggiormente a dura prova dalla pandemia in atto. Inoltre, oggi - 5 maggio - si festeggia la Giornata Internazionale dell’Ostetrica/o il cui slogan è: Le Ostetriche con le donne: celebrare, dimostrare, mobilitare, unire – il nostro tempo è adesso!
Certo, quando è stato generato lo slogan non si poteva immaginare che le cose avrebbero preso una piega così drammatica e che ci sarebbe stato poco da festeggiare. Allora oggi non celebriamo, non dimostriamo e non mobilitiamo un ruolo o una professione, esaltiamo il suo fine: la nascita.
Nessun virus potrà mai avere la forza di non farci celebrare la nascita
Questo virus è un terremoto che fa crollare le certezze più ferree e spaccare le strade più consolidate, rende il presente in macerie e crea voragini negli animi.
E mentre succede tutto ciò l’ostetrica scava tra i detriti e crea il percorso per essere vicino al fiore che germoglia, a quello che deve essere impollinato e al frutto che deve essere raccolto.
Dalle macerie si è alzato un polverone che oltre ad infettarci i polmoni ci ha fatto sentire con la pelle sporca tanto da evitare i contatti, aumentare le distanze e nasconderci dietro barriere.
Ma hai mai visto un’ostetrica non porgere una spalla come appoggio, non scorrere le mani lungo i fianchi di una donna in travaglio per ridurre la tensione, non asciugare o rinfrescare un viso?
Certo le rimane la preoccupazione di essere infettata, di infettare e il timore di portare il mostro a casa dai propri cari, ma non è una sprovveduta. L’ostetrica garantisce la sicurezza alle mamme e ai neonati, entra nei percorsi sporchi Covid e si adopera affinché la nascita abbia il suo ciclo naturale.
Anzi, in alcuni casi è entrata nei percorsi a fianco degli infermieri per assistere i pazienti, uomini e donne, che in quel momento avevano bisogno di un sanitario e non di una professione. L’epidemia può anche dare lo stop a tante vite, ma non è abbastanza forte da impedirne una nuova.
I sanitari del fronte dell’emergenza sono stati definiti degli “eroi”, qualcuno ha apprezzato, molti altri meno, per avere indossato un costume (DPI, per l’esattezza) e affrontare un nemico, proprio come fanno Peter Parker o Bruce Wayne, che all’occorrenza scambiandosi col proprio alter ego diventano Spider-Man o Batman. L’ostetrica è Thor, il dio del tuono: non si sente eroe, non cambia la sua natura ed è sempre conscio del suo ruolo a prescindere dall’abito che indossa.
Anche se l’ostetrica ha un ruolo imprescindibile e difficile da sostituire all’interno dell’organizzazione ospedaliera, i grossi numeri dell’epidemia l’hanno messa nel dimenticatoio e il governo l’ha bistrattata, ma con fierezza risponde: #menefregoioassisto. Nessun virus potrà mai avere la forza di non farci celebrare la nascita.
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