Sempre più infermieri manifestano il disagio, la volontà di allontanarsi dai setting di cura legati all'emergenza urgenza, per i livelli di stress che si raggiungono, complici anche la carenza di personale e il fenomeno delle aggressioni. E poi ci sono infermieri che con il Pronto soccorso hanno un rapporto strano, controverso: o lo ami o lo odi e tante volte lo ami e lo odi nello stesso momento. Ma ciò che è certo, è che non ne puoi fare a meno .
Ne sono cambiate di cose da quando dicevo: Il PS? Non fa proprio per me
La storia di un'infermiera e del suo amore per il Pronto soccorso
Questa è la storia di un amore di quelli travolgenti, di quelli che o tutto o niente. Ai tempi dell’università e dei primi anni di lavoro mi ricordo che dicevo sempre: mamma mia non andrei mai a lavorare in Pronto soccorso .
Quell’ansia di non sapere mai cosa ti aspetta prima di entrare in turno, quella lieve preoccupazione che ti fa sempre stare sul chi va là, quella frenesia, quel pensare erroneamente che non ci fosse tempo per il rapporto con il paziente.
No, no, non fa per me quel posto . Quante volte l’ho pensato e l’ho anche detto ad alta voce. Ma poi…
Poi è successo qualcosa, per caso così, finisco in pronto e rimango stregata, sì, ammaliata, come in quelle storie d’amore in cui saldamente affermi che quel ragazzo non fa assolutamente per te e poi dopo un paio d’anni ti ritrovi marito e moglie.
Proprio così… Perché quando ti ritrovi nei gironi danteschi ti stupisci di come tutto quel mondo apparentemente triste, difficile, ti abbia letteralmente catturato e tu sei lì a lottare assieme ai tuoi colleghi, ad assistere persone di ogni genere, di ogni etnia, di ogni età con qualunque tipo di malattia, dalla più banale alla più complessa dal graffio del gatto al tumore metastatico terminale, all’urgenza pura in cui o vince la vita o vince la morte non c’è tempo per pensare non c’è tempo per ragionare, tu in quel momento sei lì con loro punto.
Qui ed ora. A fare del tuo meglio, a dare il tutto per tutto, a cercare di far vincere la vita
Sì, la vita nelle sue sfaccettature più ampie, perché non si tratta solo di “salvare”, ma tante volte si tratta di accogliere l’altro, di ascoltarlo, o di confortare un figlio preoccupato o di far fare un sorriso ad un anziano ma spesso anche di sentirsi aggrediti dal parente arrabbiato o dal paziente stufo di aspettare, o riceversi lo spintone dall’ubriaco aggressivo di turno, oppure trovarsi in difficoltà davanti alla persona con problemi psichiatrici.
Mettila come vuoi, girala come vuoi, ma lì dentro c’è la vita che ti fa sentire vivo . In ogni cellula del tuo corpo. Si lotta e quelle lotte, alla fine, sono anche un po’ le tue. E ti ritrovi a vivere per queste persone quando sei lì, a gioire e rattristarti con loro, a provare paura e ansia, a piangere dopo il turno per un’urgenza particolarmente brutta o ad avere gli incubi la notte successiva.
E da fuori uno si chiede: ma come fai?! E tu non sai che rispondere, perché non lo sai nemmeno tu come fai, sai solo che tu hai bisogno di quel posto e di quelle persone, come loro hanno bisogno di te.
È un rapporto strano, controverso: o lo ami o lo odi e tante volte lo ami e lo odi nello stesso momento. Ma ciò che è certo, è che non ne puoi fare a meno.
E i tuoi compagni di viaggio? Beh, come in qualsiasi trincea ci si unisce, ci si compatta, ci si rispetta, si fa gruppo stretto, non può essere altrimenti, le difficoltà uniscono, non c’è tempo per le sciocchezze.
E questa storia d’amore come si conclude? Non si conclude mai, chi ci lavora lo sa, lo sa che quando ci sei dentro arrivi alla fine del turno sfinito, tante volte non riesci neanche più a mettere insieme due frasi di senso compiuto e sei stremato e nei periodi più tosti arrivi a non sopportarlo più quel posto , perché ti prende tutto: l’anima, il cuore, la testa… ma poco tempo dopo ti ritrovi - stupendoti - a pensare a lui e dire: cavolo, mi manca! Mi manca quell’energia che c’è lì dentro, mi manca quell’adrenalina lì, mi mancano le persone .
E allora capisci che il pronto soccorso non ti lascerà più, fa parte di te e tutte quelle battaglie che hai combattuto lì per gli altri sono diventate anche le tue e rimarranno scolpite dentro di te, per sempre.
Sara Curtetti - Infermiera
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