La sanità italiana non è eguale, non è solidale, non è universale
La riflessione di un'infermiera sul sistema sanitario nazionale in Italia
Navigando da una regione all’altra, ci si trova in poco tempo ad essere i protagonisti di una serie tv americana, con ospedali tecnologici, presidi all’avanguardia, sistemi di controllo e valutazione della qualità assistenziale e chi più ne ha più ne metta.
Per poi essere catapultati in un film in bianco e nero, in cui manca il fascino, l’ammirazione, quella sensazione di dolce amarcord, in quanto non si è spettatori, comodamente seduti sul sofà, ma si diventa, senza se e senza ma, i protagonisti di questa “pellicola ingiallita” .
Quindi l’amabile nostalgia lascia il posto all’inevitabile tristezza e occorre - ahimè - ammettere che il divario c’è . Divario che riguarda le infrastrutture, gli strumenti ed i professionisti, ma divario che compromette gli utenti , i malati, i loro esiti assistenziali, il sistema sanitario, la spesa pubblica, i nostri risparmi.
Come è possibile che questo puzzle di regioni, che è l’Italia, non riesca a trovare la giusta combinazione tra i vari tasselli?
Sintetizzerei, con i seguenti brevi esempi, la mia esperienza vissuta direttamente sul campo, per raccontarvi le contraddizioni del contesto sanitario nazionale .
Nel 2012 presso l’Unità Operativa di Chirurgia di un ospedale della Romagna si offriva un’assistenza infermieristica secondo modello modulare , valutazione ed uso di protocolli in diversi ambiti: infezioni ospedaliere, lesioni da pressione , cadute , presenza di presidi all’avanguardia.
Qualche anno dopo, nel 2018, presso l’Unità Operativa di Chirurgia di un ospedale della Puglia si offre, invece, un’assistenza infermieristica secondo il modello per compiti : protocolli e valutazioni a lungo termine inesistenti, presidi preistorici e carenti in quantità e qualità.
Ebbene sì, la regola sembra ben definita : con l’avanzare degli anni e l’evolversi delle tecnologie si verifica un costante aumento del gap della qualità dei servizi sanitari.
Proprio quella tecnologia, che ci permette di condividere conoscenze, attività, metodologie, quindi che dovrebbe essere un facilitatore della diffusione delle best-practices.
Eppure noi protagonisti del XXI secolo, abbiamo un’opportunità tutta nuova: quella di poter scegliere di allargare il nostro campo visivo ; con un click possiamo, infatti, sapere tutto quello che accade a chilometri di distanza da noi, padroneggiare gli strumenti che hanno consentito l’evoluzione dell’assistenza, nella così avanzata Emilia-Romagna, ad esempio.
Non siamo più ciechi, come le generazioni pregresse, che avevano la possibilità di far esperienza solo delle cose presenti entro il confine del proprio contesto.
A ben pensarci, basta così poco. Basta smettere di giustificarsi con le solite frasi: “Ma qui funziona così”, “non cambierà mai niente”
Abbiamo l’obbligo di pretendere, quindi, che tutti possano avere gli stessi elevati standard qualitativi , usufruendo degli stessi servizi e metodologie assistenziali, in nome di quei principi fondamentali della Sanità italiana, che sono proprio l’egualità, la solidarietà e l’universalità.
Perché trattare lesioni cutanee con medicazioni avanzate , secondo specifici protocolli, oppure arrabattarsi con i pochi mezzi a disposizione (nel migliore delle ipotesi: garze e cerotto) non si può definire eguale .
Perché lavorando come meri esecutori di compiti e non prendendosi in carico i bisogni assistenziali in toto di ogni singolo paziente, non soddisfa il principio di solidarietà e, tra l’altro, nemmeno diminuisce il grado di responsabilità professionale come tanti credono; al contrario, lo incrementa in maniera esponenziale.
Perché dover scegliere tra fare le valigie per godere del trattamento gold standard o restare ed accontentarsi, non è proprio dell’universalismo .
A ben pensarci, basta così poco. Basta smettere di giustificarsi con le solite frasi : “Ma qui funziona così”, “non cambierà mai niente”.
Basta impegnarsi ad ottenere ciò che nelle varie esperienze fuori porta, ognuno di noi ha imparato, ciò che ogni giorno possiamo consultare attraverso i database di ricerca scientifica, ovvero ciò che ci spetta.
Sono sicura, che si noterebbe subito la differenza.
Tina Zerulo , Infermiera
Commento (0)
Devi fare il login per lasciare un commento. Non sei iscritto ?