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L'infermiera che cammina per chilometri per curare i poveri

di Leila Ben Salah

Mary è infermiera, ha 22 anni e tutti i giorni percorre a piedi chilometri e chilometri solo per aiutare i poveri e i bisognosi del suo paese. Alla sera arriva a casa stremata, ma felice per aver adempiuto a quello che è il compito primario di ogni infermiere: prendersi cura dei pazienti.

A piedi tra polverosi villaggi per curare i poveri

india

Il lavoro delle infermiere in India

Abito a sei chilometri di distanza dal centro sanitario dell'organizzazione Kises – racconta Mary Dokka Bala, infermiera indiana del Visakhapatnam, distretto a est del paese - lavoro sei giorni a settimana, incluse le domeniche che passo in un ospedale da campo. Le mattinate le trascorro al centro e poi nel pomeriggio mi muovo nei villaggi vicini per le visite a domicilio, fino a verso le 17. Non è semplice il lavoro dell’infermiere in India e non solo per i numerosi pazienti da curare tutti i giorni. Ma anche perché le distanze sono enormi, non ci sono mezzi pubblici e spesso l’unico modo per spostarsi sono i propri piedi.

Nel centro arrivano persone che si sono ferite lavorando nei campi circostanti o vittime di incidenti sulle strade – racconta Mary -. Noi forniamo il primo soccorso e curiamo i pazienti meno gravi. Quelli più gravi invece li mandiamo all’ospedale pubblico che sta a 20 chilometri da qui. In assenza dei medici – dice ancora Mary – siamo noi infermieri ad occuparci dei pazienti, sempre seguendo le loro indicazioni.

Il pomeriggio poi si cominciano le visite a domicilio. L’infermiere qui ha un ruolo anche di educatore sanitario. Appena raggiungo uno dei villaggi vicini comincio a visitare le famiglie – dice Mary – mi accerto delle loro condizioni di salute. Inoltre, facciamo una sorta di assemblea con gli uomini, le donne e gli anziani del villaggio per parlare delle condizioni igieniche del posto. Fornisco loro le informazioni su come risolvere il problema delle zanzare (insetti che in India portano spesso la malaria, ndr). Misuro la pressione e l’indice glicemico e distribuisco le medicine per le malattie più comuni.

Ma il lavoro non finisce qui. Mary va anche nelle scuole, sia pubbliche che private ci tiene a precisare. E qui spiega ai bambini le basilari norme igieniche, troppo spesso purtroppo disattese nel paese.

Mi muovo con il taxi collettivo o a piedi – spiega -. Il più delle volte il taxi collettivo è sovraffollato e allora preferisco camminare. Mi carico le medicine in spalla, così come l’attrezzatura e mi avvio. A sera Mary torna sfinita nel suo villaggio natale, dove vive con la propria famiglia.

Nonostante tutte le difficoltà, alla fine della giornata &ndash mi sento felice e soddisfatta per aver aiutato i poveri e i più marginalizzati

Giornalista
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